Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) –
Novak Djokovic vince la medaglia d'oro nel tennis alle Olimpiadi di Parigi 2024 e completa il Career Golden Slam, la cinquina che comprende i 4 titoli dello Slam e l'oro olimpico. Il serbo, 37 anni, batte in finale lo spagnolo Carlos Alcaraz e completa un'impresa riuscita solo a quattro tennisti, due uomini e due donne. Prima del numero due al mondo, c'erano riusciti Rafael Nadal, che è salito sul gradino più alto del podio alle Olimpiadi di Pechino del 2008, Andre Agassi, che ha vinto invece l'edizione di Atlanta 1996, Steffi Graf, l'unica tennista ad aver completato il Golden Slam nel 1988, e Serena Williams, che ha vinto l'oro a Londra 2012 nel singolare.  "Abbiamo giocato per quasi tre ore, due set, è stata una battaglia incredibile. Quando l’ultima palla è passata dietro di lui, quello è stato onestamente l’unico momento in cui ho pensato di vincere il match. Credevo di poterlo fare, ma vincerlo davvero… Continuava a rimontare, a chiedermi di giocare il mio miglior tennis. È stato un match molto equilibrato, è stato giusto probabilmente che entrambi i set siano finiti al tie break. Non so cosa dire, sono ancora sotto shock, ho messo il mio cuore, la mia anima, il mio corpo, tutto me stesso per vincere l’oro olimpico a 37 anni, e finalmente ce l’ho fatta", dice Djokovic a Discovery dopo l'impresa. "Conquistare questo oro era importante soprattutto per la mia nazione, è qualcosa di speciale. È la mia quinta Olimpiade, in tre delle precedenti ho giocato le semifinali, senza mai arrivare in finale. Quando sono entrato in campo per la semifinale contro Musetti mi sono detto 'passiamo questo turno'. Forse anche per questo motivo oggi, prima del match, non mi sono sentito così teso come sono di solito, perché mi ero assicurato una medaglia. Ma ovviamente volevo l’oro e fare del mio meglio", aggiunge.  —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.