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Ce la farà il Parlamento a risolvere il rebus sulle nomine del cda Rai prima della pausa estiva? E' la domanda che si fanno in tanti in queste ore in Transatlantico, alla Camera. Il centrosinistra è convinto che tutto dipenda dalla reale volontà della maggioranza di governo che ''continua a prendere tempo e con la scusa dell'ingorgo decreti e della delicata partita sul commissario Ue, ma sotto sotto preferisce rinviare tutto a settembre''. Fonti parlamentari del centrodestra non ci stanno e respingono questa tesi, assicurando che l'intenzione è rinnovare il cda Rai prima della 'chiusura' dei lavori parlamentari. Una cosa è certa: i tempi sono strettissimi e questa è la settimana decisiva, perché il vero nodo, confermano anche nel centrodestra, è il 'passaggio' in Vigilanza Rai: una volta che le Camere avranno indicato i 4 consiglieri di nomina parlamentare, c'è il nodo, ricco di insidie, sul presidente Rai, 'figura di garanzia' che deve avere i due terzi dei voti: ne servono 28, e la maggioranza ne ha 25. Se nei prossimi giorni (al massimo venerdì) non verrà convocata una conferenza dei capigruppo per decidere il calendario pre-ferie di Montecitorio, se ne riparlerà alla ripresa. Michaela Biancofiore, esponente della Vigilanza Rai e senatrice del gruppo 'Civici d'Italia-Noi Moderati-Udc-Coraggio Italia-Maie', scommette su un rinvio ''se l'attuale situazione non dovesse cambiare'': ''Al momento vedo che le priorità imminenti del governo sono altre. E' ancora tutta da giocare la delicatissima partita del Commissario europeo e poi ci sono 7-8 decreti da convertire prima delle vacanze tra Camera e Senato. Comunque -assicura Biancofiore- i vertici della Rai e il cda stanno funzionando a pieno regime, non c'è urgenza'' di rinnovare. Il centrosinistra, raccontano, sta lavorando a una candidatura unitaria. Dalle parti del Pd fanno sapere che la maggioranza sta ''prendendo tempo perché non riesce a trovare un accordo visto che la Lega rivendica il posizionamento e Fi non vuole cedere. Poi c'è il nodo della presidenza Rai che deve avere i 2/3 in Vigilanza e qui il governo rischia di cadere''. Da qui la scelta della Meloni di rimandare tutti alla ripresa, evitando di infilarsi adesso in un altro ginepraio. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)