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Un qualche poeta dell’ottocento se ne avesse avuto ricordo avrebbe detto: È forte il respiro che promana da intelligenze così belle da inondar l’intera Valle d’Itria di suoni, passione ed emozione”. Se in tanti fossimo stati a conoscere l’essenza vera di Franco Punzi, Alessandro Caroli e Paolo Grassi ora saremmo a raccontare in verità quello che hanno pensato, inventato, costruito che dura da cinquant’anni senza mai aver subito un
cedimento o un ripensamento. Stiamo parlando del Festival della Valle d’Itria che nell’edizione 2024 festeggia un anniversario importante: cinquant’anni di grande musica e di grande impegno culturale e musicale per la città di Martina Franca. Per questo importante anniversario in prima fila non siedono, da qualche anno, Franco Punzi e la moglie Giuseppina Camassa, ma ci sono due sedie d’onore a rappresentare i loro sguardi, i loro respiri; quelli che ogni anno si facevano verbo all’ascoltare del suono delle corde dell’orchestra e le voci dei protagonisti che interpretano i libretti scelti per l’occasione. Alzando il capo si vedono in cielo tre stelle più luminose, appunto quelle di Caroli, Punzi e Grassi, che osservano la Norma di Vincenzo Bellini che torna sul palco dell’atrio di Palazzo ducale dopo ben quaranta sette anni ( era il 1977 ) interpretata dal tenore Valentina Farcas ( Adalgisa), dal soprano Jacquelyn Wagner ( Norma), dal tenore spagnolo Airam Hernández (Pollione), il basso croato Goran Juric ( Oroveso), il mezzo soprano Saori Sugiyama ( Clotilde) e Zachary McCulloch ( Flavio). Osservano l’andamento dei suoni, dei ritmi e soprattutto che le parole dei protagonisti siano ben legate alle note richiamate dall’ottima Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari guidata dal maestro Marco Medved. Serata sold out con tante buone orecchie ad ascoltare ed apprezzare quelle note e suoni che per molti amanti della classica musica è storia di vita e anche del proprio pensare quotidiano. Per pochi, ancora, anche richiamo al giorno che si pensa porti buone notizie. Un opera , quella della Norma , che si dibatte tra passato e presente . Una storia con due facce, due universi,di amici e nemici , di presupposti e aspettative. Insomma una grande opera ben disegnata all’interno di una grande cornice, quella dell’atrio di Palazzo Ducale diventata memoria e archivio autentico di un sogno di mezza estate. Una favola fattasi storia per una città che vuole gelosamente conservare questa importante magia. Meglio dire , forse, l’utopia della Valle.
Oreste Roberto Lanza