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Bari si inchina ancora una volta al Komandante. Vasco Rossi ha inaugurato ieri sera allo Stadio San Nicola la sua quattro giorni pugliese, regalando ai 50.000 presenti una serata memorabile. Un’esplosione di energia, rock e poesia che ha ribadito ancora una volta il legame indissolubile tra Vasco e la sua amata Puglia.

A due anni di distanza, il Blasco torna a calcare il palco del San Nicola per un poker di date sold out, un record che lo consacra come l’artista che più di ogni altro ha saputo conquistare il cuore dei baresi.

Ad aprire il concerto sono state Raffi e Denise che hanno iniziato a riscaldare il pubblico accolto per ascoltare il grande Vasco.

Quest’anno Vasco si esibisce con una band di sole donne 24 pezzi + un medley di 7: più di due ore e mezza (non dura mai meno un suo concerto) che volano via

La scaletta, una delle più sorprendenti degli ultimi anni, ha spaziato tra i brani più rock e grintosi, come “Basta poco”, perfetto specchio della nostra società, e le ballate più intense e senza tempo, come “Jenny” e “Sally”, che hanno fatto cantare a squarciagola l’intero stadio.

La set list 2024 è una delle più sorprendenti e inaspettate degli anni recenti. Un concerto “duro e puro”, che
esplora “gli estremi” della poetica e del sound Vasco: da un lato, le canzoni più rock, con i testi legati al sociale
(che riscoperta “Basta poco”), perfetta fotografia del presente che stiamo vivendo; dall’altro le ballate,
struggenti e senza tempo, alcune delle quali non eseguite da molti anni: “Quanti anni hai”, fu l’apertura del
primo Imola, ’98. Tornano in veste rock “Vivere senza te” (da “Liberi liberi”) e l’ironica “Come stai” (“Buoni
o cattivi”).

Dagli anni ’80 spunta “Bollicine”, la coca-cola non sembra essere passata di moda ancora con le sue
bollicine… e la pubblicità è sempre ingannevole. Spazio ai fiati, “Domenica lunatica” e fine primo tempo.
“Un gran bel film” apre il secondo tempo e lo è davvero la successione di canzoni, da “C’è chi dice no”, “Gli
Angeli”, “La fine del millennio”.

Il medley di venti minuti dedicato alle donne, con brani come “La Strega” e “Cosa vuoi da me”, ha regalato un’atmosfera magica e suggestiva, mentre il gran finale con “Siamo solo noi”, “Vita spericolata” e “Canzone” ha fatto esplodere lo stadio in un boato incontenibile.

Un gran bel viaggio negli album: “Non siamo mica gli americani”, “C’è chi dice no”, ”Gli spari sopra”, “Buoni
o Cattivi” e “Stupido Hotel”.
A chiudere: “Il mondo che vorrei”: ”siamo ancora quelli delle grandi illusioni, siamo consapevoli di non aver
cambiato il mondo ma almeno abbiamo cambiato noi stessi. Siamo musicisti, non cambiamo il mondo, al
massimo lo raccontiamo”.
Potrebbe bastare fino a qui, e invece si vola di nuovo sulle ali dell’emozione con “Dillo alla luna”. Un sogno
l’introduzione, la magia del multiscreen che tramuta il luccichio in un cielo, con le costellazioni, dei paesaggi
fantascientifici e la luna, da cui escono le parole delle canzoni. Immersivo, con avvolgente effetto 3D.
Finale esplosivo con “Se ti potessi dire”, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata” e “Canzone”, versione intera.

Fuochi d’artificio e coriandoli che piovono dal cielo per “Albachiara”. Ha provato una volta a non farla …non se ne andava via nessuno dice.
Per arrivare alle sue ormai mitiche “scalette perfette”, Vasco non ama ripetersi, ogni anno riascolta tutte le
sue canzoni, (e sono più di 200). Tutte ancora valide nei testi, la selezione non è facile ma lui riesce sempre
trovare l’intreccio magico di una sequenza che non lascia tregua di emozioni e crea l’onda emotiva.

Decisamente una sorpresa, le sonorizzazioni di Vince Pastano (direzione artistica e chitarrista), per alcuni effetti quasi  cinematografici: “sfumature che danno un maggiore impatto a specifiche frasi di testi, oppure per introdurre dei brani dando una ‘scossa’ immediata all’emotività del pubblico. Gli arrangiamenti sono
molto orchestrali e immersi in un minimalismo tale da rendere le musiche dinamicamente più potenti e, allo stesso tempo, raffinate. Il concetto di minimalismo ritorna anche nelle poche tracce di elettronica presenti nelle canzoni celebri (come in ‘Basta Poco’), ridotte all’osso o sostituite del tutto a favore di nuove idee concepite per essere eseguite live dalla band”. Dal lato show, Sua Maestà Il Palco (largo 86, profondo 25 e alto 28 metri) è dominato, per tutta la sua larghezza, da 5 giganteschi schermi, 3 centrali a forma di V rovesciata e dritta, + 2 laterali curvi, che consentono la visuale a tutto lo stadio.
Sono tutti guidati e animati da Pepsy Romanoff, (il regista che cura anche la regia dei live) con tecnologia
multiscreen, che cambia forma e trasforma, creando un unicum tra musica, testi e immagini. L’ effetto
multisensoriale rende il concerto un’esperienza ancora più emozionale e coinvolgente, “un vero e proprio
rockbuster”, come dice Pepsy.

Oltre a Vince Pastano a completare la band ci sono Stef Burns alla chitarra, Antonello D’Urso chitarra acustica, programmazione e cori Andrea Torresani basso e cori, Alberto Rocchetti tastiere e cori, Donald Renda batteria, Andrea Ferrario sax, Tiziano Bianchi tromba, Roberto Solimando trombone, Roberta Montanari cori – solita, guest star Claudio Golinelli, Il gallo: basso.

L’aria vibra di energia pura ai concerti di Vasco, un’esperienza unica, che non si può spiegare qui, si può solo vivere. Perché le sue canzoni nascono come un diario intimo, ma nel momento stesso in cui le si ascoltano, diventano nostre, perché descrivono la complessità dell’essere umano, parlano a noi e di noi, delle nostre vite, delle nostre
paure e dei nostri desideri. E’ un concerto è così compatto che arriva come un unico discorso, sintetico e potente, duro, perché la realtà va guardata in faccia, ma ci si può immergere nella malinconia più profonda, senza paura di farsi male. Vasco ha dimostrato ancora una volta di essere un artista unico e inimitabile, capace di creare un legame speciale con il suo pubblico. Una serata indimenticabile che ha lasciato il segno, confermando che il rock di Vasco Rossi è un’emozione senza tempo.

Foto di Michele Traversa ed Eleonora Gagliano Candela (riproduzione riservata)

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.