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(Adnkronos) – Diagnosi sicure veloci ed accurate. Oggi la diagnostica per immagini è al centro della stragrande maggioranza dei percorsi diagnostici e terapeutici, con risultati importanti soprattutto in oncologia. "Le nuove tecnologie hanno aperto la strada a una nuova tecnica di elaborazione che si chiama radiomica, cioè quella appunto di elaborare dei nuovi criteri diagnostici proprio dal dato numerico. Queste tecniche si applicano a tutta la parte oncologica, cioè quando il tessuto, da normale, passa e diventa patologico. Queste tecniche riescono, con la texture analysis, cioè l'analisi del tessuto, a individuare" minime alterazioni in fase precocissima, che sfuggirebbero all'occhio umano. "Questo è possibile solo attraverso un'analisi computerizzata del dato numerico: solo questo può portare all'individuazione di minime alterazioni del tessuto normale che sarebbero assolutamente invisibili all'occhio umano che può distinguere fino a 20 scale di grigio". Lo ha detto Andrea Giovagnoni, presidente Sirm, Società italiana di radiologia medica e interventistica, intervenendo questa mattina a Milano nella terza giornata del 51esimo Congresso nazionale della Sirm, che riunisce fino a domani, domenica 23 giugno, per la prima volta, le tre società scientifiche dell'area radiologica: medici radiologi (Sirm), medici nucleari (Ainm) e radioterapisti (Airo). Le nuove tecnologie stanno pervadendo l'attività del radiologo. "La quasi totalità delle Tac presenti – spiega Giovagnoni – possono fare diagnosi arrivando alla biopsia liquida, cioè senza prelevare il tessuto, ma solo analizzando i dati. In particolare, l'intelligenza artificiale generativa, cioè in grado di proporre immagini evocative di quello che potrebbe esserci" in base all'altissimo numero di dati acquisiti, "può trasformare una immagine Tac anche in una immagine ecografica, e definire quindi anche la migliore tecnologia da impiegare in base alle patologie. Ci sono risonanze che, sull'informazione acquisita in 3 minuti – conclude Giovagnoni – genera immagini che prima richiedevano 30 minuti. Questo è possibile proprio grazie alla quantità di dati che il sistema ha a disposizione e che continua ad accumulare. Questo significa che anche i tempi di gestione del paziente si riducono a livello tecnologico, ma questo è a vantaggio di un migliore rapporto con lui da parte del medico".  —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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