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(Adnkronos) – "La radiologia interventistica può essere impiegata sicuramente in tumori primitivi e secondari del fegato, del polmone e del rene. Stiamo ormai da un po' di tempo anche facendo dei trattamenti di tumori del pancreas. Possono essere inoltre trattate le metastasi ossee, anche a scopo palliativo. Ma fondamentalmente, la radiologia interventistica consente dei trattamenti mini-invasivi che migliorano sicuramente la qualità della vita e portano il paziente molto più velocemente al recupero funzionale". Lo ha detto Gianpaolo Carrafiello, presidente del 51esimo Congresso nazionale Sirm, intervenendo questa mattina al MiCo di Milano dove è in corso l'evento che per la prima volta riunisce le tre società scientifiche dell'area radiologica: medici radiologi (Sirm), medici nucleari (Ainm) e radioterapisti (Airo). Tra le tecnologie a maggior impatto innovativo spicca l'intelligenza artificiale che, in radiologia, realmente "è un'intelligenza ibrida – spiega Carrafiello – perché senza quella umana non è in grado di fare la differenza. I dati forniti dalle nuove tecnologie servono infatti al medico per capire il trattamento a cui risponderà meglio il paziente o decidere il tipo di trattamento da fare". Questo interessa anche le terapie farmacologiche. "La radiologia, agendo a livello immunologico, rende migliore anche la risposta all'immunoterapia". Le innovazioni tecnologiche "riguardano tutto l'ambito delle apparecchiature – sottolinea lo specialista – dall'ecografia, che oggi utilizza anche l'ecografia con mezzi di contrasto, alla tomografia computerizzata (oggi si fa tantissimo anche con cardiotac), alla risonanza magnetica, ad esempio, che ha un ambito di applicazione sicuramente molto importante e innovativo, nel tumore alla prostata. Ma l'innovazione tecnologica è anche un ambito della radiologia interventistica, sia per i device", cioè nelle apparecchiature, "che nelle procedure che abbiamo a disposizione per trattare i nostri pazienti". Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la tecnologia avanzata può migliorare "il rapporto tra medico e paziente – precisa Carrafiello – che diventa un rapporto fiduciario perché noi spieghiamo molto bene come la tecnologia può, ad esempio, fare dei trattamenti molto più mirati (taylored) cioè fatti a misura non solo del paziente, ma anche della singola lesione in base a dove è localizzata. Serve però far conoscere meglio i nostri trattamenti alle persone che ne hanno bisogno e – conclude – avere una stretta condivisione con i colleghi clinici per far sì che le nostre terapie possano essere d'aiuto ai pazienti che ne hanno bisogno". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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