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(Adnkronos) –
Potrebbero essere in vita solo 50 dei 116 ostaggi ancora trattenuti da Hamas nella Striscia di Gaza dall'attacco del 7 ottobre in Israele. Lo scrive il Wall Street Journal, che cita funzionari Usa. "Dei circa 250 ostaggi" rapiti quel giorno, si legge, "116 restano prigionieri, comprese molte persone che si ritiene siano morte" e i mediatori nei colloqui per gli ostaggi e un funzionario americano affermano che "il numero degli ostaggi ancora in vita potrebbe essere di appena 50". Una valutazione, prosegue il giornale, che si basa in parte su informazioni d'intelligence israeliane e che significherebbe che 66 delle persone ancora in ostaggio potrebbero essere morte, 25 in più di quanto riconosciuto pubblicamente da Israele. Delle 251 persone prese in ostaggio da Hamas il 7 ottobre nel sud di Israele, scriveva nei giorni scorsi il Times of Israel, si ritiene che 116 siano ancora trattenute a Gaza e che almeno 41 di loro siano morte. Durante i sette giorni di tregua dello scorso novembre, sono stati liberati 105 civili, ricordava la testata, aggiungendo che quattro ostaggi erano già stati liberati prima dell'avvio della tregua e che sette sono stati tratti in salvo dalle truppe. I corpi di 19 ostaggi sono stati restituiti a Israele, anche quelli di tre persone uccise per errore dai militari. 
Otto americani restano in ostaggio a Gaza, comprese tre persone decedute secondo Israele, scrive oggi il Wall Street Journal, riferendo di 'no comment' da parte dell'ufficio del premier israeliano e dei militari, oltre che dagli Usa, dall'ufficio del direttore dell'intelligence nazionale. Le stime sul numero degli ostaggi deceduti, aggiunge il giornale, continuano a peggiorare per le condizioni di prigionia, le ferite riportate durante l'attacco del 7 ottobre e anche altre cause.   

Il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha messo in guardia da una guerra “senza regole né limiti” nel caso di un’offensiva israeliana su vasta scala contro la milizia libanese, minacciando che Cipro potrebbe diventare un obiettivo se permetterà a Israele di usare il suo territorio in qualsiasi conflitto. "Siamo preparati allo scenario peggiore ed Israele lo sa", ha dichiarato nel suo discorso trasmesso dai media libanesi. "Il nemico israeliano sa già cosa lo aspetta", ha proseguito Nasrallah, sottolineando che sono pronti a mobilitarsi "più di 100mila combattenti". "Ciò che abbiamo fatto su questo fronte non ha precedenti, è una sconfitta senza precedenti per l'entità. Abbiamo obiettivi chiari e la capacità di raggiungere bersagli che scuoteranno le fondamenta stesse dell'entità", ha aggiunto Nasrallah, secondo cui se Israele dovesse scatenare "una guerra totale" con il Libano, "la situazione nel Mediterraneo cambierà completamente". "Fate sapere ancora una volta al nemico che se venisse dichiarata guerra aperta al Libano, la condurremo senza limiti", ha scandito il leader di Hezbollah. Nasrallah poi ha minacciato Cipro di rappresaglia se l'isola decidesse di mettere a disposizione di Israele i suoi aeroporti e le sue basi in caso di guerra con il movimento libanese alleato dell'Iran. "Aprire aeroporti e basi cipriote al nemico israeliano per prendere di mira il Libano significherebbe che il governo cipriota è parte della guerra e la resistenza lo considererà parte in guerra", ha affermato Nasrallah in un discorso trasmesso dai media libanesi. Martedì il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz aveva detto che nel caso in cui ci fosse una ''guerra totale'' che coinvolgesse anche il Libano, il movimento sciita di ''Hezbollah verrà distrutto''. In una nota diffusa dal suo ufficio, Katz aveva detto che ''siamo molto vicini al momento in cui decideremo di cambiare le regole del gioco contro Hezbollah e il Libano. In una guerra totale, Hezbollah sarà distrutto e il Libano sarà colpito duramente''. Nasrallah ha comunque ricordato che ''il fronte libanese è fortemente presente sul tavolo dei negoziati''. 
Il presidente di Cipro, Nikos Christodoulidis, ha risposto alle minacce del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, dicendo che "Cipro non è in alcun modo coinvolta nelle ostilità". Secondo il presidente, l'isola del Mediterraneo "è parte della soluzione e non del problema".   Le forze israeliane avrebbero arrestato Aziz Dweik a Hebron, in Cisgiordania. Lo riporta il Times of Israel, che rilancia notizie arrivate da parte palestinese secondo cui Dweik, capo del Consiglio legislativo palestinese, è stato arrestato nella notte nella sua città natale pochi giorni dopo il rilascio al termine di otto mesi di detenzione a seguito del fermo scattato dopo l'attacco del 7 ottobre in Israele. Esponente di Hamas, è dal 2006 a capo del Consiglio legislativo, il parlamento palestinese.  Proseguono le proteste in Israele nell'ambito della settimana di mobilitazione per fare pressioni sul governo di Benjamin Netanyahu affinché si torni alle urne e si arrivi a un accordo che porti alla liberazione degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall'attacco del 7 ottobre in Israele. I parenti degli ostaggi, loro sostenitori e altri attivisti bloccano a Tel Aviv la Ayalon Highway, riferiscono i media israeliani all'inizio del quinto giorno di proteste nel Paese. "Accordo, ora", chiedono i manifestanti. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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