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(Adnkronos) – La rimborsabilità della Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) decretata da Aifa nel 2023, dopo un’attesa lunga sei anni, ha rappresentato un passo avanti importante nella prevenzione dell’Hiv, ma resta insufficiente. Oltre a nuove strategie di messa in atto, la comunità scientifica e la Community dei pazienti auspicano soprattutto l’approvazione da parte di Aifa della Long Acting PrEP, che permetterebbe una copertura preventiva nei confronti dell’HIV per due mesi. Questi sono alcuni dei messaggi emersi dalla conferenza stampa “PrEP e Innovazione” che si è tenuta nell’ambito della 16esima edizione di Icar Italian conference on Aids and antiviral research, a Roma presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore fino domani. La Long Acting PrEP ha ricevuto il via libera dell’Ema, l’agenzia europea che regolamenta i farmaci, lo scorso ottobre. A differenza della PrEP orale – riporta una nota – cioè una compressa assunta tutti i giorni o al bisogno, la Long Acting PrEP è iniettabile e offre una copertura di durata maggiore.  "La PrEP, in tutte le sue forme, orale e Long Acting, è un elemento chiave di sanità pubblica per la lotta alla diffusione dell’Hiv – afferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) – In particolare, la Long ActingPrEP è uno strumento di prevenzione dell’Hiv, riconosciuta anche dall’Oms per le persone a rischio sostanziale di infezione, che amplia l’offerta complessiva delle diverse modalità di prevenzione per un virus per cui non esiste un vaccino".  Le sue potenzialità – si legge nella nota – sono state confermate da diversi studi italiani. In un’indagine diffusa su canali digitali specifici della popolazione Lgbtqia+, che ha raggiunto 1419 persone, solo il 27% di queste ha dichiarato di assumere PrEP orale, facendo così emergere un margine ampio in cui l’offerta preventiva di HIV ancora stenta a penetrare. La ricerca ha inoltre evidenziato due caratteristiche dei rispondenti correlate all’interesse per la Long Acting PrEP: l’assunzione della PrEP orale e la conoscenza dell’equazione preventiva U=U (se l’HIV non è rilevabile, non è trasmissibile). Oggi, dunque, Long Acting PrEP nella popolazione Lgbtqia+ si associa a un profilo di persona ben informata e proattiva nella volontà di prevenire l’HIV. Una seconda indagine, svolta a marzo 2024 sugli utilizzatori di PrEP orale nel checkpoint di Milano, ha messo in evidenza come dei 419 rispondenti (98% maschi e 70% laureati) ben il 74,9% abbia mostrato interesse per la Long Acting PrEP. Di questi, oltre la metà ha dichiarato di averne scarsa informazione. La stanchezza per l’assunzione delle compresse e anche per l’approvvigionamento delle stesse, così come il sentirsi dipendente da una compressa per fare attività sessuale in libertà sono gli aspetti che hanno caratterizzato gli interessati alla Long Acting PrEP in questa indagine. Infine, una ricerca su 1056 utenti utilizzatori di PrEP orale di Milano, in centri in cui la community è presente, ha riscontrato che il 27,8% di persone potrebbe beneficiare della Long Acting PrEP a causa di problemi con la PrEP orale principalmente legati all’aderenza, ma anche alla tossicità.  "La rimborsabilità della PrEP è uno dei grandissimi risultati ottenuti in Italia nella lotta all’Hiv, anche se permangono rilevanti ostacoli di varia natura nell’accesso – conclude Andreoni – Ora però chiediamo alle istituzioni un’altrettanta sensibilità a comprendere l’importanza di mettere a disposizione della popolazione anche la Long Acting PrEP, la quale garantisce una copertura più lunga, e che può rivelarsi una strategia davvero innovativa contro l’Hiv". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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