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(Adnkronos) –
Vladimir Putin è in visita da Kim Jong Un. Ma la loro non può essere una vera alleanza, sottolineano gli analisti americani, nonostante il G7 abbia evidenziato il trasferimento di missili balistici nordcoreani alla Russia, e quindi sul fronte ucraino, e a fronte del tentativo del capo del Cremlino di normalizzare il 'regno eremita' trascinandolo nel calderone del sud globale idealizzato a guida russo cinese. E' vero che Putin e Kim negli ultimi anni si sono avvicinati, ma si tratta di uno spostamento frutto di necessità a breve, dettate dagli interessi di ognuno dei due, più che di una alleanza formale e duratura. "C'è così tanta sfiducia reciproca fra i due Paesi. L'attuale miglioramento delle relazioni bilaterali è trascinato da circostanze definite dalla situazione", ha commentato Andrei Lankov, analista specializzato nelle relazioni fra Mosca e Pyongyang alla Kookmin University di Seul, in una intervista al Washington Post. Ma è il cosiddetto "asse del disordine" fra Corea del Nord, Russia, Iran e Cina, termine coniato da Andrea Kendall-Taylor e Richard Fontaine, in un articolo pubblicato su Foreign Affairs lo scorso aprile, a generare timori. Il sostegno militare, diretto e indiretto dei tre Paesi alla Russi, ha rafforzato la posizione di Mosca sul fronte ucraino e indebolito gli sforzi dell'Occidente per isolare la Russia. "La cooperazione fra i quattro Paesi era già in crescita prima del 2022, ma la guerra ha accelerato l'approfondimento delle loro relazioni economiche, militari, politiche e tecnologiche", hanno scritto Kendall-Taylor e Fontaine.
Putin ha elogiato Kim Jong un per "il fermo sostegno" dato dalla Corea del Nord alla guerra. Atteso a Pyongyang per la sua prima visita nel Paese negli ultimi 24 anni, quando eletto da poco vi incontrò Kim Jonfg Il, padre di Kim Jong Un, il presidente russo ha scritto un articolo per il giornale nordcoreano Rodong Sinmun, nella quale assicura tra l'altro a Kim appoggio contro "le pressioni, i ricatti e le minacce militari degli Stati Uniti". Secondo Putin, che lo scorso settembre aveva accolto Kim nell'Estremo oriente russo, i due Paesi devono continuare "a opporsi in modo risoluto" a quello che definisce le ambizioni dell'Occidente per "ostacolare la creazione di un ordine mondiale multipolare basato sul rispetto reciproco della giustizia". Se la Corea del Nord dipendeva storicamente dall'Urss per lo sviluppo del suo apparato militare, in particolare per la guerra di Corea del 1950-53, ora è Pyongyang ad avere le riserve di munizioni, compatibili con le armi russe, e la capacità produttiva che a Mosca serve per la sua guerra contro l'Ucraina. E anche la manodopera. Dalla visita di Kim in Russia lo scorso mese, spiegano fonti del ministero della difesa sudcoreano, la Corea del Nord ha venduto alla Russia 5 milioni di proiettili. Lo scorso anno, migliaia di nordcoreani si trovavano ancora in Russia per lavorare, in violazione della sanzioni dell'Onu che chiedevano il rientro dei lavoratori nordcoreani all'estero entro la fine del 2019. Secondo il Sipri, la Corea del Nord ha abbastanza materiale fissile per 90 testate e potrebbe avere già 50 testate, con un aumento "significativo" rispetto al 2023. Il timore, è che la Russia possa accelerare lo sviluppo dell'arsenale nucleare nordcoreano. I Paesi G7 esprimondo anche "profonda preoccupazione per il potenziale trasferimento di tecnologia missilistica nucleare o balistica alla Corea del Nord". Ma non ci sono prove che, a ora, sia accaduto. La Cina vigila perché nessuno dei due alleati acceleri una escalation nella regione. Ci sono invece alcune indicazioni secondo cui la Corea del Nord ha ricevuto dalla Russia tecnologia spaziale, usata da Pyongyang per il lancio di satellite militare, ha spiegato Peter Ward, analista al Sejong Institute di Seoul. Lo scorso settembre, Putin ha portato Kim al centro spaziale di Vostochny. Altri analisti sudcoreani e americani citati dal quotidiano americano ricordano che le tecnologie nucleari e spaziali sono duali. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)