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(Adnkronos) – C'è chi l'ha vissuta bene, chi ancora se la sogna di notte e chi era un secchione. La maturità è una tappa che ha segnato anche scienziati affermati. Abbiamo chiesto a Matteo Bassetti, Antonella Viola, Andrea Crisanti, Fabrizio Pregliasco e Roberto Burioni di raccontarci come l'hanno vissuta e che consigli darebbero ai ragazzi che si stanno preparando in queste ore. "Devo dire che ai miei tempi era molto difficile, oggi forse è meno impegnativa. Ma facciamo un grande in bocca al lupo a tutti i ragazzi perché è la prima prova della vita, quella che ti porta verso un percorso di lavoro o di studi ancora più ampio". "Io ho fatto la maturità nell'anno scolastico 1989-1990 e mi ricordo che siccome non ero tanto bravo in scienze, che al classico era Geografia astronomica, decisi di studiare e di stare un mese in convitto prima della maturità per concentrarmi – prosegue Bassetti che ha un maturando in famiglia, il figlio Dante
– Presi un misero 42/60, che voleva dire la media del 7. La mia insegnante di Scienze mi disse 'tu nella vita potrai fare tutto tranne qualcosa che attiene alle scienze o a medicina'. Poi dopo la maturità tornai a trovare i professori del liceo, anche la docente di Scienze, per fargli vedere i voti alti presi ai primi esami di Medicina".
Pregliasco. "Avevo alle spalle una carriera di secchione, fin dalle elementari il più bravo della scuola, comunque il primo della classe. Eppure alla maturità non presi il massimo e quel ricordo mi brucia ancora". E' il racconto dolceamaro del virologo Fabrizio Pregliasco dell'università Statale di Milano. Al termine di "un percorso sperimentale di perito in chimica nucleare, ora chiuso", all'esame di maturità "c'ero arrivato tutto sommato tranquillo. Non dico sereno, ma sicuramente preparato", spiega Pregliasco che scivolò "sul tema di italiano. Pagai qualche défaillance – confessa – perché ero più ferrato sulle materie scientifiche". E così andò come andò, non al meglio. "Però poi mi sono rifatto all'università – sorride il direttore della Scuola di specializzazione UniMi in Igiene e Medicina preventiva, direttore sanitario dell'Irccs ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano – con la lode in Medicina".
Viola. "I ragazzi che devono affrontare la maturità devono stare tranquilli, non c'è nessuna necessità di superare se stessi o di mirare alla perfezione che non esiste. E' sterile e non si va da nessuna parte, la biologia ce lo insegna: tutto il mondo che conosciamo è possibile solo grazie alle mutazioni che poi sono errori. Sono gli errori che ci permettono di crescere. Quindi, comunque vada, devono essere sereni e sapere che la vita è lunga e offre tante possibilità", evidenzia Antonella Viola, ordinaria di Patologia generale all'Università di Padova e divulgatrice scientifica. "Ai ragazzi e alle ragazze dico che il mondo della scienza è bellissimo, ci sono tante sfide oggi nell'ambito delle biotecnologie mediche o se pensiamo all'intelligenza artificiale. E' un momento di grandi cambiamenti e – osserva – abbiamo bisogno di giovani motivati e che ci mettano una grande passione". E invece un consiglio pratico ai maturandi? "Di non fare notti insonni – risponde Viola – la memoria si consolida durante la notte quando riposiamo, saltare il sonno danneggia la memoria".
Crisanti. Il periodo del liceo "è stato bellissimo, mi ha segnato profondamente ed è stato fondamentale nella mia vita. Ero molto impegnato in politica e per 5 anni avevo – diciamo – studiato poco, quindi l'ultimo trimestre mi sono ritrovato a dover recuperare. Per non dispiacere mia madre, mi sono messo sotto a studiare come un matto. E ho scoperto che mi piaceva quello che studiavo. Presi 54 o 58, non ricordo. Un consiglio ai ragazzi? Credere in loro stessi, non arrendersi mai e soprattutto non copiare alla maturità, ma sbagliare da soli. La lezione che ho imparato e portato sul lavoro poi è quella di non fare compromessi e credere in quello che si fa". Così Andrea Crisanti, microbiologo oggi senatore del Pd. "Dopo il diploma per tanto tempo ho sognato spesso di dover rifare la maturità, ma con grande angoscia", conclude sorridendo.
Burioni. "Era una notte del giugno 1981 e per me era la notte prima degli esami di maturità". Una notte che per il virologo Roberto Burioni, instancabile paladino anti-fake news, fu importante per più di una ragione. Non solo per il rito di passaggio che la prova in sé rappresentava, ma soprattutto perché, insieme a un gruppo di amici, cascò in un tranello e capì "quanto sia facile far credere una sciocchezza a chi desidera con tutto il cuore che quella sciocchezza sia vera". Il medico, docente di Microbiologia e Virologia all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, lo racconta ricordando all'Adnkronos Salute l'aneddoto con cui nel 2018 ha aperto il suo libro 'Balle mortali'. Quella notte, dopo che "avevo studiato per mesi attendendo con timore il momento finale", scrive Burioni, "ero naturalmente terrorizzato. Pensavo al giorno dopo, alla commissione nella quale sedeva, come membro esterno, il temibile professor Lovati che era stato preceduto dalla notizia della sua draconiana severità". Quella notte "avrei dovuto dormire, ma non riuscivo a dormire. Avrei voluto studiare, ma non sapevo cosa studiare. A un certo punto, verso le 10, squillò il telefono: era uno dei miei compagni di classe che mi diceva che, tramite complicati traffici, avevamo in anticipo i titoli delle tracce della prova di italiano che avremmo dovuto svolgere il giorno dopo. Immediatamente ci precipitammo a casa di uno di noi, dove passammo tutta la notte a preparare i temi utilizzando quei titoli che, naturalmente, il giorno dopo non uscirono". Andò comunque bene, anzi benissimo. "Fummo promossi con ottimi voti – prosegue il virologo – e la maturità rimase, almeno per me, solo una sbiadita memoria". Tranne che per una domanda esistenziale: "Come fu possibile che un gruppo di studenti composto da ragazzi intelligenti e preparati potesse abboccare a occhi chiusi a una sciocchezza come quella dei temi sfuggiti in anticipo al ministero? Ci buttammo a capofitto su quei titoli e nessuno di noi si pose il minimo dubbio sulla loro veridicità: perché?". Con la risposta Burioni ci intitola l'introduzione del libro: "Gli uomini credono volentieri a quello che desiderano sia vero". Così come i Galli narrati da Giulio Cesare nel 'De bello Gallico', benché "forti e coraggiosi", presero per vera la falsa notizia della debolezza dei Romani e si gettarono in "un attacco dissennato che li portò a una catastrofica sconfitta", allo stesso modo Burioni e i suoi amici, "ormai soli di fronte all'esame di maturità", vollero credere a un aiuto ancorché inverosimile, a "qualcosa che ci facesse sentire meno vulnerabili. Arrivarono i falsi titoli dei temi e, come i Galli, ci credemmo. Ecco l'insegnamento della maturità" per il virologo. Un ricordo "molto vivo – evidenzia – perché quello che alla maturità è seguito, ovvero diventare medico, mi ha messo in contatto con persone che desideravano qualcosa nella maniera più intensa possibile. Chi teme per la propria vita non desidera che guarire e questo desiderio non può essere paragonato a nessun altro". Come recita la Bibbia, "tutto quello che possiede l'uomo è pronto a darlo per la sua vita". Non solo, "è disposto a credere a qualunque bugia in quei momenti". "Ho visto persone intelligentissime, scienziati brillanti, medici di grande esperienza – assicura Burioni – perdere di colpo tutta la loro sapienza e la loro lucidità di fronte al dolore e affidarsi a ciarlatani che raccontavano tranquillizzanti menzogne. Praticoni senza scrupoli" due volte colpevoli, perché "le bugie raccontate a chi è malato, o anche a chi solo crede di esserlo, sono terribili". Crudeli e a volte fatali. "Le bugie, si dice, hanno le gambe corte. Ma quando riguardano la salute – chiosa il medico – corrono abbastanza velocemente da raggiungere chi le crede e ucciderlo". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)