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(Adnkronos) – Il pediatra è “fondamentale nel raccomandare la vaccinazione per patologie gravi come la meningite invasiva da meningococco B”, ma sarebbe improntate che tale profilassi “fosse offerta in modo attivo e gratuito in tutte le regioni, anche per gli adolescenti, e somministrata direttamente in ambulatorio”. Lo ha detto Martino Barretta, pediatra e responsabile Vaccini e immunizzazioni della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) all’Adnkronos facendo il punto sull’esperienza del nuovo calendario vaccinale in Calabria. Le vaccinazioni raccomandate presenti nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale – spiega Barretta – sono importanti al pari di quelle obbligatorie perché proteggono da malattie molto gravi. Il pediatra è importante per informare i genitori anche perché è una figura di riferimento e di fiducia” e può chiarire i dubbi dei genitori che riguardano “soprattutto la sicurezza ed eventuali eventi avversi, e poi l'efficacia del vaccino. È improntate che il pediatra spieghi la malattia grave che viene prevenuta” con l’immunizzazione “e anche informi sugli effetti avversi che esistono, ma che sono abbastanza lievi, come la la febbre e il dolore al braccio, mentre i gravi sono rari”. Nel caso della vaccinazione contro il meningococco B, come vaccinazioni pediatriche, “abbiamo nel calendario un'indicazione nazionale sulla vaccinazione nel primo anno di vita – illustra lo specialista – La malattia invasiva (sepsi e meningite) da meningococco B è una malattia rara, ma molto grave che ha due picchi: nei primi mesi di vita e durante l'adolescenza. Attualmente il calendario nazionale prevede la vaccinazione nel primo anno di vita: una somministrazione a 2 e 4 mesi, poi all’anno di età. È fondamentale rispettare queste tempistiche perché la maggior parte delle malattie invasive avviene tra il quarto e l’ottavo mese. La malattia invasiva da meningococco B – continua Barretta – ha un rischio del 15% di mortalità, ma anche del 30% per complicanze molto gravi che vanno dall’amputazione degli arti alla sordità. È una malattia che va assolutamente prevenuta, anche perché è difficile da intercettare: ha infatti sintomi iniziali ” aspecifici simili ad una comune infezione virale come “la febbre alta e, quando si manifesta, l’evoluzione è rapidissima e può portare a morte entro 24-48 ore. La prevenzione è veramente l'unico modo per evitare questa malattia”.  Sulla meningite “è fondamentale spiegare ai genitori qual è veramente la malattia che noi possiamo prevenire e questo, il più delle volte, viene compreso – osserva Barretta – anche perché, nel vissuto, la meningite è nota come una malattia grave. Il meningococco B, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità è responsabile di circa il 90% della malattia invasiva da meningococco nel primo anno di vita e di circa l’80% negli adolescenti e giovani adulti. Negli ultimi tempi abbiamo avuto un aumento delle coperture vaccinali con valori medi nazionali dell’80% per il meningococco B nel primo anno di vita La copertura però varia molto a livello nazionale. “Bisogna lavorare molto nelle regioni dove le coperture sono ancora un pochino basse, soprattutto nell’adolescenza che è gravata dal fatto che la vaccinazione non è prevista dal calendario nazionale – rimarca lo specialista – Speriamo che sia inserita. Per la meningite, infatti, il secondo picco di incidenza, dopo quello sotto l’anno di vita, è nell’adolescenza.  Al momento solo “9 regioni prevedono per l’anti-meningococco B la somministrazione gratuita e attiva – sottolinea il pediatra – Bisogna superare queste disparità e quindi fare in modo che il calendario nazionale preveda la raccomandazione per tutti gli adolescenti. A tale proposito, sarebbe improntate che il pediatra di famiglia avesse la possibilità di procedere direttamente nel proprio studio alla somministrazione . “Quando facciamo la raccomandazione del vaccino, per esempio durante un bilancio di salute – illustra Barretta – se il genitore deve rivolgersi al distretto, è più probabile che alla fine la vaccinazione salti” non per cattiva volontà, ma per una questione organizzativa. Questo è ancora più probabile nel caso di un adolescente che, come è noto, è particolarmente “restio a rivolgersi ad altri ambulatori. Se il pediatra è messo nelle condizioni di somministrare direttamente il vaccino, quando per esempio l’adolescente arriva per un bilancio di salute – chiarisce lo specialista – per il rapporto di fiducia instaurato negli anni, se il pediatra spiega l’importanza della vaccinazione e può somministrarlo, si ottiene con più probabilità l’adesione alla vaccinazione ed un aumento della copertura”. Si tratta di “accorciare la filiera – conclude – il pediatra spiega la gravità della malattia che si può prevenire, il genitore acconsente, quindi apre il frigo e somministra il vaccino all’adolescente: si ottiene la copertura con maggiore soddisfazione di tutti”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Redazione

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