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“Quid est Veritas?”, cos’è la verità, chiede Pilato a Gesù. Gesù non replica perché la risposta è “Est vir qui adest”, è l’uomo che ti sta di fronte. Questo dovrebbe essere il pensiero essenziale della nostra vita, della nostra quotidianità, del nostro passato, presente e futuro. Ricercare la verità come idea predominante del nostro cammino di vita. Il nostro unico pensiero di una giornata. La verità indica il senso di accordo o di coerenza con un dato o una realtà oggettiva, o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso. Nel dizionario Treccani, la verità viene considerata come il carattere di ciò che è vero. Per Platone la ricerca della verità necessitava di un impegno serio e severo, di una assoluta attenzione, di un uso assiduo di esercizi, e soprattutto di una giusta disposizione di animo. Proprio così. La ricerca della verità ha bisogno di un impegno serio ma soprattutto di un animo pulito e predisposto a dire la verità. È da tempo che molti, ancora pochi, stanno riscoprendo chi l’esigenza, chi il desiderio e tanti altri il dovere morale di dare alla verità il fondamento stabile di una vita normale che è e non può non essere. La storia del nostro passato è il punto di partenza per ricercare la verità. Nel 2012 Luis Moreno Ocampo, procuratore capo della Corte penale internazionale dell’Aia accolse la domanda che chiedeva l’apertura di un’inchiesta per la morte di Lodovico Tiramani, milite scelto della Guardia nazionale repubblicana, e di altri quattrocento appartenenti alla Repubblica sociale, trucidati dalle bande partigiane. Ipotesi di reato, genocidio. Prelevato nei pressi della sua abitazione a Rustigazzo, in provincia di Piacenza nel luglio del 1944, da un gruppo partigiano della brigata Stella Rossa, fu processato e condannato a morte senza un giudice, senza un comandante partigiano e senza una sentenza a verbale. Fu fucilato poche ore dopo nei pressi del Monte Moria. Segui la profezia malinconica di Piero Buscaroli, uno dei più importanti musicologi del Novecento, che sentenziò che la memoria degli sconfitti del 1945 sarebbe stata per sempre condannata all’oblio. Ma grazie ad Ocampo ciò non si avvererà. Nel suo libro “dalla parte dei vinti”, edito da Mondadori, propone una lettura alternativa della storia del Novecento, partendo appunto dalla prospettiva dei vinti del Secondo conflitto mondiale. Vengono così rievocati i massacri partigiani dopo la fine della guerra, taciuti dalla storiografia ufficiale prona al volere dei vincitori e una serie di episodi noti a pochissimi per il medesimo motivo. Un volume che non può lasciare indifferenti, per gli argomenti trattati che risultano scottanti per la mentalità perbenista di una certa sinistra ancorata al mito resistenziale. Pagine di verità indispensabile per chi vuol conoscere la Storia del Novecento al di là delle semplificazioni. Per non parlare del libro di Roberto Beretta “Storia dei preti uccisi dai partigiani”. Il giornalista di Avvenire riesce a ricostruire ben 129 omicidi avvenuti tra il 1944 ed il 1947 prevalentemente in Istria, Emilia e Romagna, da parte di estremisti comunisti a seguito degli eccessi ideologici della Resistenza. Una verità mai detta e mai conosciuta dai tanti. Ma la verità va ricercata anche in un passato ancora più lontano datata 17 marzo 1861. La verità mai detta sulla farsa dell’Unità d’Italia e sul primo campo di concentramento creato nella fortezza di Fenestrelle in provincia di Torino. Il libro di Pino Aprile “Carnefici” ben racconta con carte alla mano le verità non dette di una storia scomoda per i corruttori e i massoni del tempo che letteralmente strapparono la dignità, l’animo e la libertà degli uomini del Sud. E la verità sui Briganti, sulle Brigantesse e le donne dei Briganti. Per non parlare di come la verità continua ad essere nascosta e taciuta nella nostra quotidianità sui tanti documenti, avvenimenti e conflitti a livello mondiali. Diceva Anna Frank “la verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta”. Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. E i rivoluzionari sono quelli che restano in piedi anche dopo la morte.
Oreste Roberto Lanza