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Una via Sparano gremita di gente ha accolto l’appuntamento di fine campagna elettorale del centrosinistra con Elly Schlein. Di seguito uno stralcio del discorso di Vito Leccese:
“L’8 e il 9 giugno non si tratta semplicemente di scegliere una persona, un partito. Il voto dell’8 e 9 giugno, lo dico chiaro, è una scelta di vita. Dovremo scegliere dove e come vogliamo vivere i prossimi anni. Dovremo scegliere dove e come vogliamo far vivere i prossimi anni ai bambini e alle bambine di Bari. Dovremo scegliere dove e come vogliamo respirare, lavorare, muoverci. Dove e come vogliamo correre, divertirci, studiare, innamorarci.
Sabato e domenica sceglieremo se questa nostra meravigliosa città, se questa nostra meravigliosa comunità deve continuare ad andare avanti, o se deve tornare indietro di vent’anni. Si tratta di scegliere se vogliamo tornare a quella Bari che sul litorale sud subiva in silenzio la violenza quotidiana di un ecomostro incompiuto, o se vogliamo una Bari che quel litorale lo sta trasformando nel parco urbano più grande della Puglia, Costa Sud, sei chilometri di verde, di spiagge pubbliche, di attrezzature per lo sport all’aperto.
Si tratta di scegliere tra quelli che parlano di modello Dubai, con i grattacieli e le spiagge per i vip, e noi che abbiamo inventato il modello Bari, noi che il mare lo vogliamo gratuito, pubblico, a disposizione di tutti, dei baresi ricchi e di quelli poveri. Perché quello è il nostro mare, è il mare dove sono arrivate le reliquie del nostro santo patrono, è il mare di tutti, senza distinzione, senza differenze, senza discriminazioni. Quel mare nostrum che speriamo torni ad essere simbolo dell’incontro tra popoli, un mare di pace e mai più di guerra. La pace che chiediamo con forza per Gaza, per l’Ucraina e per tutte le zone del pianeta dove ancora oggi si combatte.
Sì perché l’8 e il 9 giugno si tratta di scegliere tra quelli che sulla zona della Fibronit, la fabbrica della morte, volevano far partireuna mega lottizzazione, con palazzi e parcheggi, e noi, che quella lottizzazione l’abbiamo fermata e quell’area l’abbiamo bonificata. E adesso dove c’era la fabbrica della morte, faremo sorgere il parco della rinascita. E lo dedicheremo a tutte le vittime baresi dell’asbestosi.
Si tratta di scegliere tra un candidato della Lega, il partito che al Governo toglie i soldi al Sud e spacca l’Italia, e una coalizione di donne e uomini nati e vissuti qui, che amano la propria terra e non la tradirebbero mai. Si tratta di scegliere tra un candidato sindaco che in Europa sarà rappresentato dal generale Vannacci. E me, che sarò rappresentato da Antonio Decaro, da Lucia, da Georgia, da Shady.
Sono un uomo delle istituzioni, non sono, come si dice, un animale da campagna elettorale. Mi piace amministrare, mi piace provare a cambiare in meglio la vita dei cittadini, non mi trovo a mio agio nei talk show, non amo le polemiche. E però se mi provocano, una risposta la devo dare, se mi accusano, devo difendermi. Ebbene, tre sono state le accuse più grandi che mi hanno rivolto in questi giorni. La prima, la più recente, è che votando per noi si rischia lo scioglimento per mafia del consiglio comunale. Ecco, io trovo che usare questa argomentazione sia non solo scorretto verso di me e la mia storia, non solo scorretto verso le centinaia di persone per bene che si candidano con me. Io trovo che questa accusa sia profondamente scorretta nei confronti della città di Bari.
Trovo che sia una minaccia scomposta, irrispettosa e falsa. E se ieri ho risposto, tradendo una promessa che mi ero fatto, cioè quella di non entrare mai in polemica con Michele Laforgia, che lo dico e lo ripeto, non considero un avversario in questa campagna elettorale. Se ho risposto, l’ho fatto per difendere la città. Michele, lasciamo queste minacce a una destra senza idee e senza sogni. Noi, da questa parte, continuiamo, come abbiamo sempre fatto in questi anni, a parlare delle cose da fare insieme per il futuro della nostra città.
La seconda accusa che mi hanno fatto è quella di voler tutelare l’apparato. Voglio dirlo chiaro. A me dell’apparato non me ne frega niente. E queste non sono parole da comizio. Se mi fregasse qualcosa dell’apparato avrei scelto cinque candidati presidenti dei municipi in base alle solite logiche di spartizione del potere. Invece ho scelto cinque donne, indipendenti, cinque donne preparate, cinque donne appassionate, entusiaste. Perché l’apparato si combatte con i fatti, non a parole.
La terza accusa che mi sono sentito ripetere è quella di rappresentare “la continuità” con Decaro. Bene, allora voglio essere chiaro ancora una volta. Questa non la considero un’accusa, la considero una medaglia e me la appunto al petto con orgoglio.
Ho lavorato per dieci anni al fianco di Antonio, proprio fisicamente, nella stanza accanto, ho seguito tutti i piccoli e grandi progetti che hanno trasformato questa città. Conosco tutti i pregi di questa amministrazione ma anche i difetti. Voglio continuare questo lavoro, voglio mettere a disposizione la mia storia politica di ambientalista e di verde, la mia competenza e la mia passione, per innovare questa straordinaria esperienza di governo.
Mancano ancora tre giorni. Tre giorni che possono portarci a un risultato straordinario e inimmaginabile. Diamo tutto quello che abbiamo, convinciamo amici, parenti, conoscenti, colleghi. In questi tre giorni, diciamoglielo con più convinzione: Bari, la nostra Bari, ha riscoperto in questi anni la cosa più importante, l’orgoglio. E questo orgoglio non ce lo faremo togliere da nessuno. Per questo, con tutta la forza che abbiamo, in questi ultimi tre giorni: andiamo, andiamo, andiamo a vincere!”