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Appena eletto, il 26 agosto del 1978, alle ore 19,20, disse, rivolto ai cardinali: “Possa Dio perdonarvi per quello che avete fatto”. Dopo venti sei ore di conclave con un consenso quasi plebiscitario, veniva eletto il 263esimo Papa, Albino Luciani, Giovanni Paolo I. Vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, finora l’ultimo di nazionalità italiana, 5º sovrano dello Stato della Città del Vaticano, accanto agli altri titoli connessi al suo ufficio. Il suo pontificato, dopo quello di Marcello II, fu tra i più brevi nella storia della Chiesa cattolica: la morte avvenne dopo soli 33 giorni dalla sua elezione al soglio di Pietro. La sua morte misteriosa fece gridare al complotto e molte domande restarono in sospeso. Fin dalla sua prima apparizione dopo l’elezione, con un’inedita comunicativa, papa Luciani aveva improvvisamente spalancato un’era nuova nel rapporto con la contemporaneità. La repentina scomparsa, che ben presto si trasformò in una pièce teatrale, finì per fagocitare l’intera esistenza e la consistenza del magistero di Giovanni Paolo I, dando vita a un filone giallistico che esaltava le circostanze poco chiare. Nel 2017 è stato dichiarato venerabile da papa Francesco. Ora si è alla ricerca di un miracolo per dichiararlo santo. Fu una morte improvvisa, inspiegabile e per certe circostanze avvolte nel mistero dove il Vaticano rimase silente alle tante richieste di spiegazioni e chiarimenti. Dopo sei anni dalla morte ci provò David Yallop , giornalista investigativo britannico, con il suo best seller, “In nome di Dio”, con 6 milioni di copie vendute e tradotto in 30 lingue, a ipotizzare un omicidio a sfondo politico ad opera di alcuni cardinali che si opponevano agli interventi di riforma programmati da papa Luciani, in particolare quella dello I.O.R. – Istituto Opere Religiose – allora gestito da Paul Marcinkus, e all’apertura verso la contraccezione. Dall’ultimo scritto, la circostanza ritorna sul tavolo dei lettori con il libro della giornalista vaticanista e editorialista di Avvenire, Stefania Falasca. “È tempo – sottolinea la giornalista Stefania Falasca – di riavvolgere il nastro della storia. Per ricominciare da lì, dalla fine. Da quegli ultimi stralci di vita in quella sera del 28 settembre 1978 che videro il 263° successore di Pietro ritirarsi da solo nella sua stanza…”. Il libro – Papa Luciani, cronaca di una morte – edito da Piemme – è un indagine archivistica che ha coinvolto per almeno dieci anni Stefania Falasca vicepostulatrice del processo canonico di Giovanni Poalo I. Sono 232 pagine dove attraverso l’accesso alle fonti documentali, l’autrice ha cercato di ricostruire, quasi minuto per minuto, sulla base dei referti medici, delle indagini e delle testimonianze fino a ieri secretate della Positio (una sintesi della documentazione), quel che accadde in Vaticano e negli appartamenti papali i giorni prima del decesso, la notte del trapasso e i giorni successivi. Un libro che tenta di ricostruire i fatti con la forma avvincente del racconto cercando di sciogliere inesauribili trame che sono nate intorno ad Albino Luciani. I fatti in ogni caso lasciano un alone sulla verità relativa alle dinamiche dell’accadimento. I documenti riportati nella seconda parte del libro come “appendice 1” e “appendice 2” generano curiosità, perché le circostanze delle giornate e delle singole ore appaiono fluide, normali senza un verificarsi di un imprevisto. In quei 33 giorni e soprattutto nell’ultimo giorno prima della morte tutto appare tranquillo, ordinato silenzioso, appartato, riparato. Solo la circostanza del pomeriggio del 28 settembre, quando Luciani avverte un forte dolore al petto, viene chiamata una delle suore che lo assistevano, suor Vincenza, che gli porta la solita medicina che riduce il dolore. Fitte, meno intense, che si ripresentano alle 20,00, ora di cena. Nelle pagine non viene specificato il tipo di medicina che suor Vincenza somministrava ogni tanto al Papa. Testimonianze certificati da altri testimoni che confermano quello detto da altri testimoni. Un libro che lascia aperta la questione sulla morte di questo Papa che in 33 giorni pare aver fatto più di quelli durati anni. Del resto il Vaticano vuole arrivare alla santità di Luciani senza ulteriori scossoni. Però per Luciani si dovrebbe fare di più. Bella la frase scritta nella sua agenda personale a proposito della verità : “Servi, non padroni della verità”
Oreste Roberto Lanza