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A volte il mondo della musica ci riserva doni preziosi e indelebili come quello che ci ha offerto Omar Pedrini, nella serata tenutasi presso il Midnight pub in quella splendida città che è Matera. E’ stata un’esibizione in cui si è creata un’empatia a cui raramente si assiste, una condivisione totalizzante fra l’artista ed il suo pubblico, la magia del momento è stata unica. Sul palco tre persone, tre microfoni, e due chitarre, ma l’energia che ne è scaturita ha incendiato di passione ed emozione la platea. Le canzoni intonate in coro (tutte indistintamente), insieme ai musicisti e gli applausi degli ascoltatori hanno inondato di suoni potenti la location. Non è sembrato davvero un concerto “in piccolo”, ma un live con tutti i crismi del rock! Omar si è donato completamente con tutte le sue forze e questo ha trovato risposta in un pubblico entusiasta ed ammirato dal musicista lombardo. “Cane Sciolto” (Senza Vento Edizioni) è la sua biografia, arrivata alla seconda edizione, curata sempre dallo scrittore Federico Scarioni.
E’ una rock odissea, scritta nella forma del romanzo, in cui l’artista parla del suo percorso umano ed artistico fatto di coraggio, momenti difficilissimi ma anche di tanto rock. L’evento che Omar Pedrini e Scarioni stanno portando in tournee’ prende le mosse dal teatro canzone. Alla lettura da parte dello scrittore di alcuni passi del romanzo biografia “Cane sciolto” si alternano momenti musicali in cui Omar Pedrini e Simone Zoni (presente in questa data) eseguono con le loro chitarre, i brani significativi e rappresentativi dei momenti più importanti della carriera e della storia personale del musicista. Abbiamo incontrato Omar nel backstage per una piccola intervista a fine concerto; nonostante la stanchezza è stato gentilissimo nel donarci tempo per quattro chiacchiere con LSD Magazine.
Ciao Omar noi di LSD Magazine siamo felicissimi di incontrarti e ti ringraziamo per la tua disponibilità. C’è stata un’emozione incredibile stasera, un concerto straordinario arricchito da alcuni “fuori programma”, questa è una tua abitudine?
“E’ una mia abitudine nelle sere speciali ed oggi devo dire che c’era un energia molto molto particolare, un locale bellissimo il “Midnight pub” qui a Matera e questo ci tengo a dirlo. Ho capito che c’era un pubblico educato non solo nel sentire il concerto ma anche a “scavare” e capire un po’ della mia vita. Andando in giro e portando le mie canzoni con la mia biografia “Cane Sciolto”, capisci che si crea proprio un “osmosi” fra il pubblico, le mie canzoni e la mia storia. In questo libro ci sono tanti momenti della mia vita e ti posso dire che dopo trentacinque anni in cui ho calcato i palchi di mezza Europa, se scopro che l’emozione diventa particolarmente forte come stasera, mi sento di fare dei regali. Oggi due o tre fuori programma per un pubblico che lo meritava.”
Hai fatto un lungo viaggio fin qui…
“Venire in Basilicata a Matera non capita spesso, perché per noi lombardi non è diciamo dietro l’angolo…”
Ci sono condizioni logistiche di cui tener conto…ma lo hai voluto fortemente…
“Ed io capisco anche queste e sono proprio venuto volontariamente facendo tante ore di viaggio, perché volevo portare questa storia, la mia storia in una città magica come Matera. Il pubblico è stato all’altezza della città in cui siamo, tra l’altro ho saputo che c’era anche gente che veniva da lontano, dalla Calabria ad esempio o da altri posti come la Puglia e questo mi ha fatto molto piacere”
“Cane Sciolto” questa tua biografia romanzo è alla seconda edizione, perché nel 2017 era uscita la prima, di cui possiedo gelosamente una copia… ci sono altre novità in questa edizione?
“Dopo il successo della prima edizione e le richieste ricevute, ne abbiamo fatta una seconda. La prima era con copertina blu mentre questa è rossa e poi in questa ci sono anche altre nuove foto (ad esempio una foto a cui tengo molto con sua santità Dalai Lama che ho conosciuto dopo l’uscita della prima edizione) perché conoscendo i miei fans e la loro affezione, mi son detto… ci saranno quelli che ne compreranno anche due…”
Come nel mio caso (ridiamo entrambi) …
“Abbiamo fatto una nuova introduzione ed abbiamo lasciato quella di Manuel Agnelli, che è stato così generoso con me e ho inserito altre foto”
Vorrei farti una domanda che riguarda in qualche modo la tua carriera di musicista… una curiosità che magari molti tuoi fans hanno… Quando hai avuto la sensazione, pregnante, vera, che questo sarebbe diventato il tuo lavoro?
“È una bellissima domanda. Io suono la chitarra da quando avevo sei anni. Mia nonna era una chitarrista per hobby, mia madre cantava alle feste del patrono tutti gli anni perché aveva una bella voce. I miei parenti erano tutti operai di un cotonificio di Brescia ed il mio bisnonno faceva nel week-end il liutaio. A sei anni mi ritrovai la chitarra in mano e mia nonna mi disse: Omar ricordati che con la musica non sarai mai solo, dove c’è la musica ci sono amici, c’è gente. Questa cosa mi ha segnato anche il carattere, perché in ogni posto dove vado voglio che la musica sia festa, amicizia, sentimento, stare insieme. Cerco di portare questo al mio pubblico, un po’ come facevano i miei parenti nei giorni in cui si ritrovavano a suonare, mangiare e bere insieme in una atmosfera di festa.”
Avevi la passione per il giornalismo vero?
“Ho fatto il liceo classico e volevo fare il giornalista, amavo Enzo Biagi, Montanelli, insomma i grandi giornalisti ed intanto al liceo era nato il primo gruppo musicale perché nella mia classe c’erano tre ragazzi che poi sono diventati membri dei Timoria. Spesso marinavamo la scuola, come nelle migliori famiglie rock, per andare a provare. A diciotto anni vinciamo un concorso locale fra tutte le scuole di Brescia, ogni scuola aveva un artista e noi vinciamo. Questo premio ci consente di partecipare a “Rock Targato Italia” un concorso nazionale che si teneva a Milano. L’anno prima l’avevano vinto i Litfiba, l’anno dopo di noi l’avrebbero vinto i Subsonica. Andare a Milano per noi fu uno stacco mentale enorme, intanto era entrato nel gruppo anche Francesco (Renga). Insomma partecipiamo per scherzo, superiamo tutte le fasi eliminatorie e vinciamo questo concorso nazionale! Arriva un tizio, ci dice essere della Polygram e ci chiese di fare un provino. Lo facciamo e dopo una settimana ci richiama perché vogliono farci un contratto. A ventidue anni sono sul palco di Sanremo e, diciamo. in quel momento ho pensato: forse non farò il giornalista ed il mio mestiere sarà la musica”
Un altro aspetto del tuo fare arte che mi ha particolarmente colpito, è quello legato al tuo rapporto con la fede, la spiritualità. La canzone “Dolce Maria” presente nel tuo ultimo album è, come una serie di altri brani pubblicati in passato, dedicato a questo tema. Nel pezzo esce fuori questa figura emblematica di Maria…
Ci sono tanti brani come “Sangue impazzito” o “Verso Oriente” in cui ho affrontato il tema della fede. Io sono un uomo alla continua ricerca della fede e di Dio, a volte lo perdo, a volte lo ritrovo, a volte mi viene a cercare lui, a volte lo cerco io. Avendo un problema congenito – ho un cuore malandrino… perché ho culo!!! (ride ironicamente) – e facendo tanti mesi in ospedale, penso sempre che trovo e cerco la spiritualità per ciò che mi è successo nella vita. E, infatti, dico agli altri di cercarla senza avere bisogno di una malattia, un trauma, spesso in quei momenti andiamo a cercare Dio, nelle difficoltà. Dio è bello proprio quando lo scegli tu perché stai bene e arricchisce la tua vita, qualsiasi sia… Per me Dio è uno solo, chiamiamolo come vogliamo… Allah o Buddha. E’ una ricerca che faccio sempre, poi io ho perso mia madre abbastanza giovane, aveva 63 anni quando se né andata e da allora ho fatto un voto a Maria. Quando vedo la sua figura emblematica, come hai detto tu prima, pregando lei sento più vicina mia madre e oggi in tempi così difficili per le donne, in cui tutti noi maschietti dobbiamo fare sicuramente un esame di coscienza, credo che Maria, la madre di Gesù sia per estensione “La Madre” di tutti noi. “Dolce Maria” è un inno a tutte le donne, è un Ave Maria un po’ laica se vuoi. Se ognuno di noi imparasse a vedere un po’ qualcosa di Maria nelle donne, imparerebbe a rispettarle di più.”
E magari, aggiungo io, che possa essere una figura di pacificazione visti i tempi di guerra che stiamo vivendo…
“Condivido. Sono stato a Roma in Vaticano con mio figlio Leone Faustino, ho incontrato Papa Francesco e gli ho donato la mia “Ave Maria”, gli ho detto: fanne ciò che vuoi, è vostra non è mia, è dedicata a Maria. Papa Francesco mi piace molto perché dice ciò che pensa…”
Un Papa “Rock”…
“Esatto! La religione è qualcosa che appartiene a tutti noi. Questa mia canzone vuol essere un simbolo di pace per il mondo. Un cardinale che era lì a Roma mi ha detto cha la figura di Maria è quella che unisce più di tutte. E’ una figura rispettata da tutte le religioni. E’ una figura unificante”
Un’ ultima domanda: se ti ritrovassi di fronte all’Omar ragazzo, (come d’altronde potrebbe esserlo uno di oggi), che inizia a suonare uno strumento, cosa gli diresti per trasmettergli la potenza che la musica può avere nella vita di una persona?
“Mah vedi oggi è un po’ difficile, io non faccio mai le battaglie contro i mulini a vento, a cinquant’anni passati ne ho viste abbastanza. Credo che se c’è una cosa un po’ negativa in questa epoca di reality, di talent show, considerando che alcuni sono fatti anche bene eh, perché insegnano ai ragazzi a stare sul palco, a curare gli aspetti come il look ed altre cose…. però ho la sensazione che per i ragazzi di oggi la musica di qualsiasi genere, sia un modo per avere successo, per diventare famosi. Quando noi iniziavamo a suonare nell’era analogica si faceva musica per salvarsi la vita, per scappare da momenti difficili, in cui il mondo non andava nel verso giusto; la musica o lo sport erano le cose che ti allontanavano un po’ dalle situazioni negative. Chi faceva musica, lo faceva perché aveva qualcosa da dire, non per fare il figo o per dire ho fatto questo o quello…
Con questo mito del successo a tutti i costi…
“Ecco il mito del successo credo che sia una delle cose più violente nate negli ultimi decenni. Difatti le persone che magari non sono interessate a queste dinamiche sono definite “perdenti”, altra parola di una violenza inaudita. Invece, fare musica – e qui torniamo all’inizio della tua intervista – è stare con la gente, essere amici, abbracciarci, volersi bene. La musica è un collante, una via d’uscita a tante cose. La musica è gioia, riflessione, puoi pensare ai problemi del mondo ma anche al semplice divertimento, alla gioia e all’amore”.
Andando via dopo questa intervista abbiamo la consapevolezza di aver incontrato in Omar Pedrini la figura di una persona che va oltre la forza del musicista e dell’artista. Un uomo dalla grande interiorità, sensibile e profondo che ti arricchisce e ti lascia sempre qualcosa su cui riflettere. Un artista ed un uomo unico.
Testo e foto di Claudio Buttaro (riproduzione riservata)