Tempo di lettura: 4 minuti
La rassegna “Afrocosmico” torna nella sua seconda edizione a Bari nello spazio Murat. Saranno quattro questa volta gli appuntamenti previsti da aprile a dicembre, che veicoleranno diverse innovazioni artistiche. Si inizia il 20 aprile con una leggenda della Club culture Joaquin Joe Claussell, che fonda House music a ritmi africani e spiritualità. L’artista ha remixato brani di artisti come Sade, Diana Ross, Miles Davis, solo per fare alcuni nomi. Per proseguire l’11 maggio con Sadar Bahar, un grandissimo artista, dedito al suono della house e deep house. Alla vigilia del primo appuntamento della rassegna abbiamo fatto quattro chiacchiere con uno degli autori Nicola Conte musicista e produttore riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, già curatore artistico del Fez Club a Bari per sette anni.
Ciao Nicola, raccontaci “Afrocosmico”, qual’è l’idea alla base di questo progetto?
L’idea dalla quale è partito tutto, era di fare “controcultura” in questo preciso momento storico, a Bari cercando di coniugare una proposta artistica fuori dagli stilemi più battuti e riportare al centro la musica, cercando di circondarla di altre iniziative.
Una rassegna aperta artisticamente a più linguaggi?
E’ un “work in progress”. Nel prossimo futuro del progetto, ci saranno sempre più aperture ad altre espressioni. In questo senso il gruppo “Wallness Club” che si occupa della creazione di un’arte visiva durante la serata già testimonia quello che avevamo in mente, come il fatto di aver chiesto ad un artista sudafricano (Mzwandile Buthelezi) di realizzare tutte le immagini di “Afrocosmico”, è un passo che va sempre in questa direzione. O ancora Invitare i nostri amici, importanti produttori internazionali è un ulteriore segnale; però abbiamo in mente di ampliare man mano che si andrà avanti lo spettro artistico di “Afrocosmico.”
“Afrocosmico” è un evento polivalente, un connubio aperto a più manifestazioni artistiche?
Questo è il nostro auspicio, il nostro lavoro si muoverà in questa direzione, ma in più è importante sottolineare che Afrocosmico è un lavoro di gruppo. Non ci sono solo io, insieme a me ci sono Nico Panzini e Cloud Danko, è importantissimo il lavoro di tutto lo staff, parlo dello spazio Murat; c’è anche l’intenzione di creare qualcosa che possa coinvolgere più forze intellettuali all’interno della città.”
Afrocosmico prevede più appuntamenti, per esempio il 20 aprile ospita Joe Claussell, grandissima figura del Clubbing internazionale e l’ 11 maggio Sadar Bahar (house e deep house la sua cifra stilistica): sotto il profilo squisitamente musicale, ognuno di questi eventi è legato ad un filo conduttore in particolare?
“Afrocosmico ha una sua identità con un orizzonte ampio, ma con delle caratteristiche abbastanza definite, le serate offrono un vero e proprio viaggio musicale. L’artista ospite dà una sua interpretazione caratteristica di una determinata corrente musicale. Si parte da una suggestione tribale, che però viene poi declinata in molti modi, si passa dal jazz, alla musica elettronica, House, Tribal, per poi ascoltare il Soul, la Disco, naturalmente con dietro un lavoro di estrema ricerca se pensi che molti ospiti spesso usano come supporto il vinile. Quindi alle spalle c’è un vero background culturale rispetto alle scelte, uscendo fuori dagli schemi della musica di consumo”.
I valori che “Afrocosmico” vuole diffondere nel nostro contesto musicale?
Noi per nostra forma mentis abbiamo quest’idea più profonda di una musica che non è solo intrattenimento ma che è arte, e quindi cerchiamo di fare della ricerca e di coniugarla con l’idea dello stare insieme, di ritrovarsi e dove la musica suona come polo principale di attrazione.” “Non dare più importanza al contorno, come succede invece in situazioni più usuali, dove il contorno sembra più importante della musica stessa.”
L’utilizzo di luoghi come lo spazio Murat ha un significato particolare?
“Si. Utilizzare spazi che non rientrano nell’idea di discoteca o comunque di luoghi di intrattenimento, ma invece di spazi che sono più culturali, è il nostro intento, e lo spazio Murat per noi è quello ideale.”
La valorizzazione della nostra terra nell’ambito turistico, a tuo parere, ha incentivato percorsi innovativi nell’ambito divulgativo, sotto il profilo musicale?
Credo che non si sia ancora definito. Se ne sono create le premesse e qualcosa si è iniziato a fare. Ma è ancora poco. Per non essere un luogo solo di consumo, l’idea dell’accoglienza và coniugata con un’idea di progresso culturale e di offerta culturale, approfittare di questo momento così positivo per la nostra regione, per creare qualcosa di più duraturo. Le mete turistiche subiscono molto le oscillazioni dell’economia. Creare un polo culturale indipendentemente dalle congiunture economiche, conferisce una ricchezza maggiore ed una prospettiva più ampia. La grande scommessa della nostra regione sarà la capacità di fare cultura e proporre cultura in modo diverso. In questo senso “Afrocosmico” è già una proposta culturale, alternativa, di “controcultura” qualcosa che va in opposizione ad un’idea di cultura più banale.
L’intelligenza Artificiale, secondo te come si colloca nei processi di sperimentazione artistica? L’intelligenza la si può coniugare con la replica artistica ma io credo che mai nessuna forma di intelligenza artificiale possa arrivare all’infinita profondità dell’animo umano e della sua creatività. Dobbiamo stare attenti a non confondere lo sfruttamento della tecnologia per fini di consumo profitto o condizionamento, con l’idea di scienza e tecnologia per il progresso dell’umanità. Come si può ottenere il progresso dell’umanità se si vuole eliminare l’aspetto umano? E poi c’è il fattore dell’imponderabile che è connaturato all’umano, non credo sia qualcosa di riproducibile, proprio perché inaspettato. Il genio umano è proprio legato a questo.
Torniamo al presente: Il sodalizio fra te e Joe Claussell, non riguarderà solo questi eventi, ci puoi dire qualcosa di più?
Si, a giugno uscirà un concept album per Far Out Recording, con 4 remix di Joe Claussell e di altrettanti brani tratti dal mio ultimo album, Umoja. Ed è una pubblicazione speciale perché lui non aveva mai reinterpretato prima, più di un brano dello stesso artista. Questo sempre in linea con la stessa mentalità che caratterizza anche “Afrocosmico.”