Tempo di lettura: 2 minuti

Ha collaborato con “La Nuova Ricerca” del Dipartimento di Scienze della Formazione e della Comunicazione dell’Università di Bari, con “La Vallisa” di Daniele Giancane e a Trieste con il settimanale “Vita Nuova”. Il suo nome è Chiara Galassi la trovate nell’elenco dei cento quarantaquattro libri preposti della seconda edizione del Premio Strega Poesia con il libro “N

on mi sono girata” Besa muci. Tutti libri pubblicati tra marzo 2023 e febbraio 2024, le sue pagine si trovano inserite nella posizione settantaquattro. Tante le sue pubblicazioni: “C’è un vento dolce” (La Vallisa, 1999); “L’urlo della bora” (Besa, 2001); “Ti porterò dove” (Edizioni Pugliesi, 2005); “Sono venuta a dirti” (Besa, 2008); “Lettere selvatiche” (Besa, 2010); “La barca della luna” (Besa, 2012); “Castalia” (Besa, 2014); “Se non   come” (Besa, 2022); “Non  mi  sono girata” (Besa, 2023). È presente in molte antologie e collabora a riviste letterarie. Già stata candidata alla prima edizione del Premio Strega Poesia con “Se non come” (Besa 2022) e quest’anno è stata proposta con “Non mi sono girata” (Besa 2023). “In Puglia, mi sono laureata e ho cominciato a scrivere. Amo molto la Puglia e tutto quello che mi ha dato”. Le sue prime parole dopo averle chiesto di fare una breve chiacchierata insieme. Raccontano di una poetessa che porta con sé il termine stupore. Stupore nel guardare, nel dire, nel rivelare, nel silenzio. Un termine per emozionare, appassionare o per sollecitare ad una giusta riflessione sul nostro tempo? “La poesia è sempre stata un invito alla riflessione.  Ogni poesia, per   questa ragione, dovrebbe essere letta più volte per coglierne le varie sfumature e significati”. Qualcuno dice che i poeti salveranno i piccoli centri, forse le città. Ma eventualmente con quale strumento? Forse il disincanto, il volare alto, un pensiero diverso dal solito? “I poeti non salveranno nulla, non hanno alcuna funzione sociale ma una funzione catartica che mira all’universale partendo dal particolare, per poi ritornarci”. A Pagina 57 del suo libro in concorso per il Premio Strega, si parla della Lucania, di Matera. Conosce questa terra definita luogo di mezzo. Cosa ha ispirato questi versi? “Conosco bene la terra lucana che amo molto. I versi che ho dedicato a Matera mi ricordano il giorno in cui l’ho vista per la prima volta. Nevicava e i Sassi erano tutti imbiancati. Io andavo a presentare i miei versi assieme ai poeti della Vallisa. C’era un’atmosfera magica e non ho potuto fare a meno di lanciare una rosa dal mazzo che avevo in mano, sulla neve. Era tutto molto ovattato, irreale, da sogno”. Guardando lontano in una sua nuova alba cosa pensa di scrivere. Il desiderio o la speranza di fare cosa guardando il suo futuro?  “Non guardo mai lontano perché la scrittura per me non è qualcosa di programmato. Non è legata né a speranza né a desideri. È come il respiro, libera”. Due chiacchiere in compagnia fanno bene, ma parlare con un’intelligenza femminile, una poetessa di grande respiro culturale diventa ossigeno vero per l’anima che la sa comprendere. Un buon incontro che si  ricorderà molto bene .

Oreste Roberto Lanza

 

 

 

 

 

 

Oreste Roberto Lanza

Oreste Roberto Lanza è di Francavilla Sul Sinni (Potenza), classe 1964. Giornalista pubblicista è laureato in Giurisprudenza all’Università di Salerno è attivo nel mondo del giornalismo sin dal 1983 collaborando inizialmente con alcune delle testate del suo territorio per poi allargarsi all'intero territorio italiano. Tanti e diversi gli scritti, in vari settori giornalistici, dalla politica, alla cultura allo spettacolo e al sociale in particolare, con un’attenzione peculiare sulla comunità lucana. Ha viaggiato per tutti i 131 borghi lucani conservando tanti e diversi contatti con varie istituzioni: regionali, provinciali e locali. Ha promozionato i prodotti della gastronomia lucana di cui conosce particolarità e non solo.