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(Adnkronos) – Una Striscia di Gaza "prospera, indipendente, che merita un suo futuro senza dipendere da Israele". Una prospettiva che sarebbe ''la migliore sia per i palestinesi di Gaza, sia per gli israeliani, anche se non sarà facile e ci vorranno molti anni''. Ma con una precondizione: "Israele ha ben chiaro che Hamas non debba più governare, né controllare Gaza, tantomeno restare come vicino" degli israeliani. Ed è per questo che è "necessario sradicare Hamas, prima di tutto militarmente". Ne è convinto il maggiore generale in pensione Israel Ziv , uno dei più autorevoli commentatori militari strategici e di difesa israeliani. Esperto di operazioni militari transfrontaliere, in un incontro con i giornalisti a Roma ha spiegato che una volta sconfitto Hamas, ''ma non in questo momento'', si dovranno anche affrontare ''gli errori politici e militari che sono stati commessi in Israele e che hanno permesso l'attacco di Hamas. Il capo di Stato Maggiore dovrebbe prendersi la responsabilità, ma non ora. Ora bisogna finire il lavoro con Hamas''. E affrontare una ''situazione che è molto rischiosa e che rischia di diventare una guerra regionale''. Intanto, ''tecnicamente quella a Gaza non è già più una guerra, è un'operazione militare e il ritiro dei riservisti lo dimostra. Per i militari è già 'il day after', ma politicamente siamo ancora in guerra. E non possiamo modificare nulla fino a quando non riporteremo a casa tutti i nostri'' rapiti. Ovvero, ''Israele non può uscire da Gaza, né finire la guerra senza riportare a casa i 134 ostaggi'' ancora nell'enclave. Anche se ''non sappiamo dove siano, non abbiamo uno schema chiaro di chi sia ancora in vita''. Incerta anche la collocazione del ricercato numero uno di Israele, il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar. ''Dalle informazioni che abbiamo si troverebbe a Khan Yunis, forse nascosto in un tunnel. Ha passato molto tempo a creare il suo nascondiglio, per evitare di essere catturato o ucciso, ma potrebbe anche essersi messo in fila per ottenere aiuti umanitari'', ha dichiarato Ziv escludendo l'ipotesi che la mente dell'attacco del 7 ottobre sia fuggita in Egitto. Nel frattempo si prepara l'offensiva di terra a Rafah, dove hanno trovato riparo milioni di rifugiati. ''Per ora lo abbiamo minacciato, ma non ci siamo ancora andati per via della presenza dei rifugiati, perché non vogliamo coinvolgere i civili'', spiega. Difficile, per Ziv, immagine un accordo tra Israele e Hamas. ''Si può arrivare a una soluzione politica tra due Paesi in conflitto, ma quando dall'altra parte c'è una organizzazione radicale, fondamentalista e religiosa'' che teorizza ''la distruzione di Israele e degli ebrei'', diventa ''difficile concordare dei punti''. C'è quindi da domandarsi chi prenderebbe il posto di Hamas. "Onestamente penso che solo i palestinesi locali possano governare Gaza, è l'unica opzione", afferma l'analista, aggiungendo però di ritenere necessaria ''la creazione di una task force internazionale che sia in grado di guidare una transizione in modo positivo'' verso una nuova leadership. Che non può essere quella del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) Mahmoud Abbas. ''Ero con il mio amico premier Ehud Olmert nel 2009 quando, seduto al tavolo con Abu Mazen, gli ha proposto una soluzione per la nascita di uno Stato palestinese che però non fosse armato. C'erano tante soluzioni, anche per i rifugiati, ma lui non ha voluto firmare'', spiega Ziv. Se ''in Cisgiordania gli Stati Uniti devono fare un upgrade dell'Anp con un premier che sia più forte e individuare un presidente più autorevole di Abbas'', per Gaza la task force internazionale dovrebbe sviluppare un piano politico, ma anche sociale occupandosi dei rifugiati, ''siamo arrivati alla terza generazione e questo deve finire'', e delle scuole per le nuove generazioni di palestinesi. ''Un ruolo che va tolto all'Unrwa, quello della gestione delle scuole, perché abbiamo visto cosa insegnano ai bambini: antisemitismo, il non diritto di Israele e degli ebrei a esistere… L'Unrwa deve scomparire'', ha affermato il consulente militare senza mezzi termini. Per non parlare del fatto che ''l'85 per cento degli ospedali sono usati da Hamas per tenere armi, come centro logistico e per le comunicazioni, per avere elettricità''. Coinvolto in progetti di sviluppo sostenibile in tutto il mondo, Ziv sta già anche pensando alla ricostruzione di Gaza nel dopoguerra. "Penso a un contributo dagli Emirati per rendere Gaza prospera con strutture adeguate, prospere, scuole. Merita un futuro con rispetto e non sospetto", afferma. "Difficile, se non impossibile", sembra invece "ripristinare la fiducia tra gli israeliani che vivono al confine con Gaza e i palestinesi, gli stessi che aiutavano prima dell'attacco del 7 ottobre e che hanno stuprato, ucciso, incendiato case". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)