Tempo di lettura: 2 minuti
Un borgo, un paese può essere definito l’isola della letteratura, un luogo dove il cuore batte più forte del solito, un verso di poesia che crea sé stesso; dove alla fine la persona ha bisogno di ritrovarsi. Ecco allora che si ritorna facilmente a pensare al cuneese Cesare Pavese, scrittore, poeta, traduttore e critico letterario italiano e alla sua storica frase : “ Un paese vuol dire non essere soli, sapere che
nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Un borgo non è mai solo quel luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portiamo dentro e un giorno, per caso, lo ritroviamo nel nostro sguardo infinito. Alla fine lo scrittore di Bisaccia, comune in provincia di Avellino, Pasquale Gallicchio nel suo libro edito “Il custode di Cotalonga” riassume tutti questi pensieri evidenziando come la vita di un borgo è legato all’amore, alla passione, al coraggio di farlo rivivere combattendo con armi affilate contro la rassegnazione e l’indifferenza, sempre muta, della gente che lo abita. Ma per lo scrittore Irpino, niente è perduto per sempre, tutto si ritrova se l’orgoglio per le proprie identità entra nella parte più intima del proprio pensiero in modo da difenderlo anche con un pizzico di rabbia. Un borgo per l’autore è un luogo di testimonianza delle proprie radici lasciate anche da volti anonimi nelle strade, nelle piazze, nel selciato di un vecchio sentiero, nei resti di antiche mura al loro passaggio. “Qui c’è da mettere mano all’animo del paese” grida Rocco, protagonista del racconto, nei confronti dei suoi amici più vicini, Ester e Leo a cui chiede di credere al proprio progetto per guarire l’anima degli abitanti di Cotalonga. “Non abbiate timore di essere dei visionari”, continua Rocco, sollecitandoli a proseguire nel cammino senza esitazione, con coraggio e convinzione. Per salvare un paese è giusto usare il termine della visione tornando a fare esercizi di salvezza. È proprio nella salvezza e nella conservazione di un borgo che i sogni si realizzano perché le emozioni riescono a passare da cuore a cuore. Tra la ristrutturazione di un mulino e la nascita di una cantina per produrre del buon vino locale c’è tutto il cuore del racconto. Un impasto con la forza del vento, la generosità della terra, la tenacia di Rocco e la passione del proprio cuore che non vuol far morire il passato, il presente e il futuro di un paese. Bello il pensiero che Rocco rivolge ai suoi amici: “in paese c’è gente che ogni mattina pensando a come allontanarsi non gode del luogo dove già vive. È questo significa sprecare la vita”. In genere l’uomo è destinato a sentirsi vivo consumando la propria energia non per sé stesso ma per gli altri. Salvare un borgo significa salvare la propria appartenenza per questo bisogna provarci. Se nel tuo cuore c’è un sentimento di appartenenza allora c’è l’orgoglio della sfida. Questo il messaggio forte di Pasquale Gallicchio custode del suo e dei tanti borghi italiani e lucani.
Oreste Roberto Lanza