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Al teatro Abeliano di Bari arriva Augusto Zucchi, attore, regista, sceneggiatore e drammaturgo italiano ma anche scrittore. Arriva con “l’Ora della mosca” per parlare di dittatura e democrazia. Di generazioni distrutte ma soprattutto di minori violentati. Lo fa attraverso i monologhi di Eduardo Pavlovsky, psichiatra drammaturgo, attore e regista teatrale argentino. Due chiacchiere in un momento di riposo dalle prove proviamo a farle con il protagonista, Augusto Zucchi. La domanda sorge spontanea: L’ora della Mosca” il cittadino si chiede questo adattamento teatrale cosa contiene? “E’ un adattamento tratto dai monologhi di Eduardo Pavlovsky, uno dei più autorevoli esponenti della cultura latino-americana. La storia è quella di un medico che, al tempo della dittatura militare in Argentina veniva chiamato a firmare i certificati di morte dei prigionieri politici, e che durante una delle azioni, prende in adozione la figlia di uno di loro, la quale col nuovo regime gli verrà sottratta dalle autorità per essere riconsegnata alla famiglia di origine, ovverosia ai nonni. Uno spettacolo per riflettere e pensare”. Un testo che sembra vicino al genere noir che vuole raccontare un periodo storico dell’argentina. Quello del 1976 del generale Vidal, Isabelita Peron ma soprattutto quella dei desaparecidos. Un tema rilevante, quanto è importante nella nostra attualità e soprattutto parlarne a teatro fa la differenza? “È molto importante parlarne anche per ricordare e non dimenticare. Una dittatura che ha prodotto danni soprattutto per quanto riguarda le generazioni del periodo e i minori in particolare”. Ricordare i periodi dittatoriali serve a rafforzzare la democrazia a capirla di più? “Sicuramente a capirne l’essenza stessa. E conoscere del dono ricevuto comprendendone al meglio le caratteristiche essenziali. Soprattutto in una contemporaneità che ne ha dimenticato il sacrificio per averla ottenuta soprattutto nel nostro paese”. L’ultima domanda è quella più semplice. Augusto Zucchi un curriculum di grande respiro dal punto di vista teatrale, radiofonico, televisivo e teatrale le manca ancora qualcosa da aggiungere. Qual è il suo sogno vero? “In generale mi trovo molto a mio agio fare del teatro. Ma il sogno è produrre una mia sceneggiatura dal titolo” il bacio dell’orco” scritta da me che cerca un produttore che lo apprezzi. Un thriller dedicato ai mercanti di minori”. Un artista di grande respiro e rispetto nel panorama nazionale dedito da tempo più che allo spettacolo a far riflettere la gente comune su temi importanti della nostra storia. Per dirla in sintesi : se la storia non la studiamo a scuola il teatro ci può aiutare molto. Questo potrebbe essere la finalità di Augusto Zucchi.
Oreste Roberto Lanza