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Il 15 febbraio 2024 cade il centenario della nascita di Lisetta Carmi. Due anni prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2022 a Cisternino, la Carmi, cittadina onoraria del paese dove ha trascorso oltre 40 anni della sua vita, fondando l’Ashram Bhole Baba – ha voluto donare al Comune che l’ha accolta la sua collezione di 900 libri e 31 tra i suoi scatti più significativi, risalenti al periodo della sua attività di fotografa, tra l’inizio degli anni ‘60 e il 1977.

Le immagini, che saranno in mostra a Palazzo Lagravinese, saranno suddivise sui due piani in aree tematiche e temporali: Genova, I Travestiti, Pound, la Sardegna al primo piano; i viaggi all’estero, la Sicilia fino all’incontro con Babaji in India, al secondo, dove sarà esposta anche parte della donazione libraria.

Il Comune di Cisternino dà il via così a un anno di sperimentazioni ed eventi per celebrare Lisetta Carmi:

“Lisetta Carmi è stata una persona e artista straordinaria a cui Cisternino e la Valle d’Itria sono grati per la crescita umana e l’apporto culturale che ha portato scegliendo di vivere qui per così tanti anni” spiega il vicesindaco e assessore al turismo Roberto Pinto. “Con l’occasione siamo altresì felici di esporre a Palazzo Lagravinese le fotografie da lei donate al Comune di Cisternino, che rappresentano i momenti più significativi della sua attività di fotografa, sempre più apprezzata negli ultimi anni a livello nazionale e internazionale”.

L’inaugurazione è prevista il 15 febbraio alle 18 e 30. La mostra sarà poi aperta dalle 18 alle 20 nei successivi week end di febbraio.

“È sempre un privilegio poter accostare il nome di Cisternino a Lisetta Carmi, donna straordinaria e artista poliedrica” aggiunge Annalisa Canzio, assessore alla cultura – Siamo felici, pertanto, di poter celebrare il centenario della sua nascita esponendo a Palazzo Lagravinese le foto che ha donato alla nostra (e certamente anche sua) comunità. E tanto in attesa di poter celebrare in forma stabile, e con una serie di altri eventi, la nostra illustre concittadina di adozione con l’esposizione permanente che speriamo quanto prima di poter inaugurare a suo nome. Grazie Lisetta!”

La mostra è curata dalla giornalista e documentarista Lucilla Parlato, in collaborazione con Mario Laporta, docente di Fotografia e Fotogiornalismo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e fotogiornalista da 35 anni per Reuters, France Presse, Getty Images, e da Patrizia Pentassuglia, antropologa, storica, ricercatrice che, nel 1993, scrisse la sua tesi di laurea – e la prima biografia – su Lisetta Carmi, con la quale ha coltivato una lunga amicizia. Dal 1989 al 1993 le fotografie di Lisetta rividero la luce grazie al suo prezioso lavoro: nel 1991, a Rennes, organizzò la prima mostra dedicata alla fotografa.

Al secondo piano di Palazzo Lagravinese, oltre ai libri della donazione Carmi a Cisternino, saranno esposti una serie di libri di Lisetta e su Lisetta concessi gentilmente in prestito da alcuni collezionisti, tra cui la copia originale de “I travestiti”.

Il 15 febbraio, infine, alle 20, alla biblioteca Tommaso Fiore, sarà proiettato un video che raccoglie alcuni ricordi dei cistranesi e dei devoti dell’ashram di Cisternino. Seguiranno i saluti istituzionali e alcune testimonianze.

Alle 21 sarà proiettato “Un’anima in cammino” di Daniele Segre, recentemente scomparso: documentario sulla Carmi girato a Cisternino nel 2010.

Un commento di Paolo Luigi De Cesare

Quando alla fine degli anni sessanta Lisetta Carmi raggiunse la Valle d’Itria, Cisternino era già stata oggetto di studii internazionali, per l’ architettura spontanea del Borgo e la singolarità dei trulli. L’architetto statunitense Edward Allen, professore del MIT, dimorò diversi mesi fino alla pubblicazione di “Stone Shelters” (Ci-viltà di Pietra). Un libro di studio della Facoltà di Architettura del Massachusetts Institute of Technology. Tantissime foto e grafici della struttura sezionata dei trulli; e poi oggetto di una ambita versione italiana a cura di Mario Adda Editore.
Ma non era quello il debutto di un interesse statunitense per i trulli, perché, nel 1930, National Geographic
dedicò un numero monografica ad Alberobello. Diventato poi una vera “reliquia” tra i docenti di architettura di tutti gli States. La presenza di Allen, durata diversi mesi, fu molto silenziosa e riservata. In quell’epoca l’ interesse della politica era concentrato sull’onda lunga del boom economico. Di turismo, marketing territoriale e internazionalizzazione che valorizza l’autenticità, se ne parlava poco, ed in modo confuso. Era un’epoca in cui i pugliesi identificavano le case dei piccoli centri storici, ed i trulli, con un passato di povertà e sofferenza.
Per l’Ilva di Taranto, la Montedison di Brindisi e la zona industriale di Bari partivano, ogni mattina, pullman interi di operai. Io ero ragazzo, ed in estate lavoravo nell’officina di gommista di mio padre. Quelli del nascente “ChiantiShire della Valle d’Itria”, passavano tutti da me. La foratura dei pneumatici era d’obbligo. Vivevano in trulli dove i tratturi non asfaltati, e pietrosi, erano abbandonati da anni. Oltre a Lisetta Carmi, conobbi Irina Hale, artista e disegnatrice/autrice di fiabe, con il suo compagno, Spartaco Zianna, pittore romano ed ex partigiano.
Li, sempre intorno a dove poi nacque l’Ashram, e grazie al passaparola di Irina, c’erano Jenny e Filiberto Bonaventura anche loro artisti. Ippolito Malaguzzi, Edoardo Saltarelli e Naomi Bulgakov invece di scegliere la Valle di Itria, preferirono la zona “Monti”, a pochi metri dai pendii di conifere che danno su piana degli ulivi e Adriatico. Nella zona della Contrada Don Aronne.
Io frequentavo l’Istituto d’arte di Monopoli, ero molto intrippato dalle cose dell’arte, e dallo stile di vita libertario degli artisti.
Quindi, ero molto attratto da loro, cercavo tutte le scuse per entrare in confidenza, e conoscere cose, farmi raccontare esperienze e visioni del mondo. Loro hanno molto influenzato le scelte della mia vita e, nello stesso tempo, resa incompatibile la mia presenza a Cisternino. Soprattutto in inverno. Ricordo nottate fantastiche ai trulli di Naomi Bulgakov, co n Edoardo Saltarelli ed altri amici. Con conversazioni, tentativi newyorkesi di cucina tipica pugliese, e vino, il tutto intrecciato tra l’italiano ed un incomprensibile inglese per me a quei tempi.
Sembrava di essere in un film, un film che si sarebbe girato anni dopo, come “Io ballo da sola” di Bernardo Bertolucci. Saltarelli era il loro punto di contatto con Lisetta, essendo di Genova, ed amico di lunga data di Enrica Fico, poi diventata moglie di Antonioni. Infatti Eugenio Carmi e Michelangelo Antonioni erano molto amici. Fu il cineasta ferrarese a chiedere ad Eugenio di consigliarli una segretaria, che gli curasse apountamenti e l’attività professionale. Tanto è che lo stesso Antonioni ha frequentato qualche volta Cisternino, ospite della suite del glorioso Hotel Aia del Vento. Ippolito Malaguzzi è comunque il primo vero scopritore. Nel 1948, quando si laureò a Milano, il padre gli regalò una Fiat Topolino, con la quale fece il giro d’Italia, con un amico. Dormirono a Martina Franca e fecero una escursione a Cisternino. Poi, dopo aver progettato, nel 1951, il prefigurante edificio della Barilla a Parma, ritornò in “zona nostra” per progettare la palazzina del centro direzionale Montedison, a Brindisi, ed il museo di Metaponto.
Come Designer i suoi pezzi sono esposti al Museo permanente del Design della Triennale; oltre ad aver coprogettato l’edificio della stessa. Il fatto che Malaguzzi conoscesse già Cisternino, quando ha comprato i trulli nel nel 1970, sembra indipendente dall’avere avuto parentele genovesi contigue ad Eugenio e Lisetta Carmi. L’arrivo della fondatrice dell’Ashram è più collegato a Irina Hale, che scoprì La Valle d’Itria di ritorno dalla Grecia, con un vecchio furgone Fiat “leoncino” arancione ex Poste Italiane. Lei ed il suo compagno Spartaco lo usavano come camper.
A fare da collegamento, tra Irina e Lisetta, fu un altro architetto, la bolognese Valeria Settimi, che conosceva entrambe.
La riscoperta di Lisetta come fotografa è molto recente. Ed è cominciata ad emergere quando Lisetta iniziò un po’ ad abbandonare il rigore ideologico di non considerarsi una “diva”. Un rigore ideologico che partiva da lontano, gli anni in cui Io leggevo gli editoriali di Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera, quelli che poi diventarono “Scritti corsari”. E sentivo ripetere da Lisetta, da Spartaco e da Irina, gli stessi concetti. Le stesse paure circa la pericolosità della “dittatura consumista” in Italia. E lì, il filo si riannodava con un altro frequentatore della Valle d’Itria, 20 anni prima, l’etno musicologo Alan Lomax.
In foto da sinistra Paolo Luigi De Cesare, Lisetta Carmi e Pasquele Leccese (Foto di Vito Zizi archivio Pietre che Cantano (riproduzione riservata)
Redazione

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