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«“MÖBIUS. La fine e l’inizio” già dal titolo ci inquieta, ci intriga, e non sappiamo nemmeno perché. Quella parola così poco comune, Möbius, risveglia qualcosa nella nostra mente, un ricordo della matematica che non riusciamo ad associare bene alla letteratura, ma che ci fa già presagire la portata del testo che abbiamo di fronte. Un’opera colta, senza dubbio, che si costruisce su solide basi che vanno dalla filosofia alla relatività generale, dall’antropologia alla scienza, senza mai risultare anomala, incomprensibile. Tutto si fonde al suo interno con una naturalezza che ci lascia senza parole, che ci porta a chiederci come abbia fatto l’autore a dare prova di un simile ingegno»: è un brano tratto dalla prefazione al romanzo “MÖBIUS. La fine e l’inizio” di Carmine Belfiore, un distopico ambientato nel 2198 in un mondo al collasso, in cui le intelligenze artificiali dominano ogni aspetto della vita delle persone, le quali hanno disimparato a compiere qualunque azione perché ormai è svolta dalle macchine, e dove l’aria è irrespirabile e quindi si deve far ricorso a delle maschere d’ossigeno per muoversi da un luogo all’altro. Inoltre, le case iper tecnologiche sono delle vere e proprie trappole: in ogni angolo di esse si può essere spiati, in modo che non si contravvenga a nessun dettame del governo; per questo motivo il protagonista dell’opera, lo scienziato Tom Sanders, ha trovato un sistema per schermarsi. Egli sta mettendo a punto un progetto segreto, che se rivelato gli costerebbe il carcere o forse anche la pena di morte; ne parla solo con Linda, l’intelligenza artificiale da lui riprogrammata, un’assistente devota ma in fondo anche un’amica fedele. Tom lavora per il governo a una missione per la salvezza del genere umano: egli sta costruendo un propulsore per alimentare un razzo che dovrebbe arrivare su un pianeta in orbita intorno ad Alpha Centauri B, che sembra avere caratteristiche simili alla Terra. Il protagonista però sa che è una missione suicida, che non porterà a niente: le alte sfere del governo ne sono coscienti ma le loro motivazioni a continuare il progetto nascondono ben altri scopi; così Tom, sempre più nauseato dalla sua epoca, sogna di tornare nel passato, quando la vita meritava di essere vissuta. Il suo piano segreto ha questo intento, ma tanti saranno gli ostacoli sul suo cammino: l’autore racconta dell’incredibile avventura di Tom, mentre ci fa immergere in una storia che parla del significato del tempo, dell’importanza di resistere e della necessità di preservare la salute del nostro pianeta.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.