Tempo di lettura: 2 minuti
Un grande giocatore, un grande uomo. “Per lui andrebbe ordinato un giorno di lutto nazionale e tre in Sardegna”, hanno gridato alcuni in mezza alla folla che si recava da lui per l’ultimo saluto. “Andrebbe consegnato anche se, “vigliaccamente” postumo il pallone d’Oro del 1969 che gli fu “scippato”. “Andrebbe intitolato a Lui lo stadio di Cagliari ed anche lo stadio Olimpico”. In tanti hanno commentato sui social. Quello del Pallone d’Oro del 1969 assegnato dalla rivista francese France Football, a Gianni Rivera, solo secondo Gigi Riva, è una storia da approfondire, pochi ne parlano. Per molti, assegnato con troppa fretta senza aspettare l’ultima lettera delle 31 federazioni, nella quale avevano assegnato ben 5 punti a Riva e nessuno a Rivera. Ne continueremo a sentire tante, tante ancora ne leggeremo. Una persona perbene, un uomo vero, prima che un campione ineguagliabile, un goleador straordinario. Per chi, come me, lo ha visto passare e ascoltare nell’ultima fase del suo tempo da calciatore che lo ha seguito in televisione e sui giornali nazionali, come dirigente della Lega di Calcio e come “uomo luce” della Nazionale Italiana, una goccia di inchiostro non potevo evitarla di metterla su una pagina del nostro tempo. Un tempo che ancora una volta porta via un respiro buono di un uomo che ha vinto dove sempre si è perdenti che ha onorato un popolo come pochi. Il giocatore del compenso giusto che oggi pochi capiscono e valorizzano. Bella l’intervista fatta a Ricky Albertosi che racconta di quella nottata intera passata ( estate 1974) a convincere Riva a giocare nella Juventus. La sua risposta fu: “Qui guadagno il giusto e poi ho tanti amici”. Guadagno il giusto e ho tanti amici, valori calcistici essenziali e di grande sportività che mettono sotto i piedi quelli legati alla filosofia attuale del mercenario. C’è un bellissimo libro dove si può “riascoltare” la sua voce e il suo pensiero, ancora una volta: “Mi chiamavano Rombo di tuono” edito da Rizzoli. Un’intervista del giornalista della Stampa Gigi Garanzini il quale si sente onorato di aver prestato la sua penna al grande bomber per raccontare il suo tempo buono. Una vera conversazione in cui Gigi Riva racconta della sua carriera e della sua vita muovendosi come in campo senza fronzoli ma cercando di arrivare al risultato finale. Il Calcio, l’amore e la “sua” Sardegna quella che gli ha donato la liberta diventando uno di loro. Persino Grazianeddu, ebbene sì, il bandito Mesina gli scriveva delle lettere di riconoscenza e di stima. Sono pagine, ben 150, che schiudono un mondo antico, forse irriconoscibile per i giovani di oggi, ma proprio per questo di grande ispirazione per questi tempi calcistici dove vale la pena chiudere la televisione e non seguirli più. Ora dall’Aldilà la squadra più forte del mondo si è ben composta: Jascin Burgnich Facchetti Lodetti Moore B. Beckenbauer Garrincha Maradona Puskas Pelé RIVA. La domanda è sempre la stessa: dopo questo tempo buono, fuori che tempo fa?
Oreste Roberto Lanza