Tempo di lettura: 3 minuti
(Adnkronos) – Io capitano è la 33esima pellicola italiana candidata all’Oscar per il Miglior film internazionale (ex film straniero). Per Matteo Garrone è la prima volta in gara. Se dovesse trasformare la nomination in statuetta, come sottolinea il sito specializzato Cinematografo.it, diventerebbe il 15esimo italiano nella storia dell’Academy, consolidando il nostro primato nella categoria. L’ultimo film italiano a vincere fu, dieci anni fa, La grande bellezza di Paolo Sorrentino; l’ultimo candidato, nel 2022, È stata la mano di Dio, sempre di Sorrentino. Perfect Days è il primo film di Wim Wenders in gara per l’Oscar al film internazionale. Il maestro tedesco, 79 anni il prossimo agosto, aveva ricevuto tre candidature per il Miglior documentario (2000 con Buena Vista Social Club, 2012 con Pina e 2015 con Il sale della terra). Per il secondo anno consecutivo, il vincitore della Palma d’Oro è candidato all’Oscar per il miglior film: parliamo di Anatomia di una caduta (il cui successo avevamo previsto), che non è stato selezionato dalla Francia per il Miglior film internazionale (il designato The Taste of Thing è rimasto fuori) e ha raccolto 5 nomination, tutte pesanti. Tra queste, quella per la Miglior regia a Justine Triet (prima donna francese, nona in assoluto dopo Jean Renoir, Claude Lelouch, François Truffaut, Edouard Molinaro, Louis Malle, Michel Hazanavicius e i naturalizzati Costa-Gavras e Roman Polanski, seconda europea dopo Lina Wertmuller) e quella per la Miglior attrice Sandra Hüller (la terza dopo Marlene Dietrich e Luise Rainer). Povere creature! è il quinto Leone d’Oro dal 2017 a ricevere la candidatura per l’Oscar al Miglior film e con 11 candidature si piazza al secondo posto dopo il frontrunner Oppenheimer (13). Per Yorgos Lanthimos è il secondo tentativo per agguantare il premio per la regia: in caso di vittoria sarebbe il primo di origini greche. Grazie a Killers of the Flower Moon (10), Martin Scorsese supera Steven Spielberg diventa il regista in attività con il maggior numero di candidature (dieci, la prima nel 1980 con Toro scatenato; in bacheca ha solo una statuetta per The Departed, 2006). Quest’anno è anche l’unico americano in cinquina (gli altri, oltre ai citati Lanthimos e Triet, sono i britannici Jonathan Glazer e Christopher Nolan). La sua protagonista, Lily Gladstone, diventa la prima nativa americana in corsa per l’Oscar alla Miglior attrice. E Robert De Niro ottiene la nona nomination in carriera, l’ottava per l’interpretazione: il primo l’Oscar come miglior attore non protagonista lo vinse esattamente mezzo secolo fa con Il padrino – Parte II. Nonostante le 8 nomination, Barbie manca le due che avrebbero suggellato il trionfo: la miglior regia per Greta Gerwig (in corsa per la sceneggiatura non originale) e la miglior attrice per Margot Robbie (che vedremo comunque sul red carpet in quanto produttrice del film).
John Williams si conferma uomo dei record: il leggendario compositore, già vincitore di cinque Oscar, ottiene la nomination numero 54 grazie a Indiana Jones e il quadrante del destino, consolidando il primato assoluto come individuo vivente più nominato nella storia dell’Academy (meglio di lui solo Walt Disney con 59). Jodie Foster, già vincitrice di due Oscar e in corsa come non protagonista per Nyad, ottiene la quinta nomination in quarantasette anni, a ventinove anni dall’ultimo tentativo. Annette Bening, protagonista di Nyad, mai premiata finora, prova l’assalto alla statuetta per la quinta volta in trentatré anni. Dopo Ian McKellen, Colman Domingo, in gara con il biopic Rustin, è il secondo attore apertamente omosessuale a ricevere la candidatura in novantasei edizioni. Tutti e tre sono interpreti di film targati Netflix, che raccoglie 17 candidature anche grazie a Maestro, American Simphony, May December, Nimona e i corti The After e The Wonderful Story of Henry Sugar. Apple, invece, ne ottiene 13 ma con solo due titoli, Killers of the Flower Moon e Napoleon. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)