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La musica suonata nei campi di concentramento durante l’Olocausto rappresenta un toccante simbolo di resistenza e umanità in mezzo all’orrore. Nonostante le atrocità e le privazioni, i prigionieri, spesso musicisti professionisti, componevano e suonavano brani musicali che servivano da sfogo emotivo e come forma di resistenza, donando anche un barlume di dignità e speranza in circostanze disumane. Questa straziante espressione artistica è un tributo vivido alla forza dell’animo umano di fronte all’oppressione, e continua a sottolineare il potere della musica nella testimonianza storica e nel ricordo delle vittime della Shoah e proprio su questo si è svolta la conferenza stampa organizzata dal Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari per la presentazione dell’evento dedicato al Giorno della Memoria “Conservare la memoria” svoltosi nella sala consiliare della Sala dell’ex Tesoreria comunale di Bari.
L’evento è stato introdotto dal presidente del conservatorio Fabio Diomede che dopo aver sottolineato l’importanza internazionale dell’iniziativa con delle prime mondiali assolute ha dato la parola all’assessore Paola Romano “Quest’anno, insieme al Conservatorio di Bari, abbiamo voluto coinvolgere le scuole della città non solo per commemorare la Giornata della Memoria ma per approfondire la conoscenza della Shoah attraverso la musica prodotta nei campi di concentramento – ha detto l’assessora Paola Romano –. Questo perché riteniamo importante non solo ricordare ma soprattutto far conoscere agli studenti della nostra città ciò che è accaduto in Europa a sei milioni di persone e, attraverso quelle melodie, la resistenza all’inumanità. Oltre al concerto del 27 gennaio da oggi ci sono numerosi concerti dedicati alle scuole della città metropolitana con la partecipazione di più di 700 studenti. Il Conservatorio di Bari rappresenta un’eccellenza della nostra città e ci stiamo impegnando affinché si rafforzi sempre di più il legame tra le scuole e il Conservatorio perché crediamo la musica sia un elemento fondamentale per la crescita e la riflessione di tutti noi.”
“La Regione Puglia ha instaurato da anni una collaborazione significativa con i conservatori pugliesi, riconoscendoli da sempre come un’eccellenza nel mondo – ha dichiarato Sebastiano Leo – La collaborazione attivata in occasione di questo evento assume una particolare importanza perché offre ai giovani l’opportunità di riflettere su quello che è avvenuto in quel periodo storico. Questo momento rappresenta quindi un’occasione significativa per ricordare, discutere e mantenere viva la consapevolezza nelle giovani generazioni. Siamo sempre più convinti dell’opportunità di coinvolgere attivamente i nostri studenti e il Conservatorio nelle future iniziative.”
Artisti ed esperti del repertorio musicale concentrazionario sono tutti pugliesi ed è un gran vanto per la nostra regione e per il Conservatorio di Bari. Tra i 14 brani in programma, saranno eseguite tre partiture in prima esecuzione mondiale. Inoltre, alcune composizioni saranno eseguite con il violino “Hillenbrand” di Auschwitz e, in anteprima assoluta, con il violino del musicista prigioniero di guerra Cesare Savino, appena restaurato, che suonerà per la prima volta al mondo a Bari – ha detto il direttore del Conservatorio di Bari, il Maestro Corrado Roselli –.
Alla presentazione alla stampa era presente anche il M° Francesco Lotoro, massimo esperto mondiale di ricerca e diffusione della musica concentrazionaria, e Presidente della Fondazione ILMC che dice: Sono particolarmente grato al Conservatorio di Bari e a tutti coloro che si sono impegnati nella organizzazione di questo concerto per aver dimostrato una grande sensibilità verso un patrimonio musicale straordinario sul quale stiamo lavorando da anni per sottrarlo all’oblio e consegnarlo al pubblico di oggi e di domani. Recuperare questa musica non significa aver salvato la vita di quei compositori – sicuramente non quella fisica; può però significare rendere giustizia alla vita dell’intelletto, del cuore. Resta il fatto che questa musica ha invece salvato noi, in tutti i sensi.
Questa musica, pur storicamente riconducibile a un passato che, a seconda dei luoghi di prigionia dei musicisti, si colloca tra i sessanta e gli ottant’anni fa, va idealmente proiettata nel futuro; anzi possiamo dire che non basteranno intere generazioni ad assimilare un patrimonio di migliaia e migliaia di partiture. “Un evento che presenta molteplici aspetti di grande interesse artistico e storico, infatti tra le 14 partiture in programma ci saranno ben tre prime esecuzioni assolute mondiali, musiche che per la prima volta verranno eseguite in pubblico; per alcune esecuzioni saranno utilizzati due violini restaurati che provengono dai campi di concentramento, ci saranno contributi filmici ed audio che potranno condurre il pubblico in una dimensione emotiva di particolare intensità e che richiamano il doloroso vissuto dei campi di concentramento. Ritengo che l’evento collimi con la risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 che ha portato a celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio al fine di mantenere sempre vivo il ricordo di ciò che è stato affinché non avvenga mai più” – ha detto il maestro Antonio Tinelli organizzatore dell’evento –.
“Il 27 gennaio del 1945, 79 anni fa, rappresenta l’accadere di due eventi significativi. In primo luogo, con l’arrivo dell’esercito sovietico, è stato fermato lo sterminio, in secondo luogo venne rivelato uno sterminio del quale nulla si sapeva. – ha sottolineato Pasquale Martino – .
Quel giorno testimonia anche che, nel dramma di quella guerra, è esistita una resistenza, da parte dei popoli, paesi, civili e partigiani. La musica concentrazionaria assume anche lei un ruolo di testimonianza, la più nobile, perché documenta che, anche negli inferi, negli abissi più inimmaginabili cui l’essere umano veniva ridotto da quel sistema scientifico di persecuzione, l’animo umano si opponeva e resisteva. La musica diventava così una forma di resistenza, un atto di creazione umana e di affermazione dell’irriducibilità dell’essere umano a quel degrado.”
Durante l’evento, che si terrà il prossimo 27 gennaio, saranno proiettate alcune pellicole e audio originali provenienti dai campi di concentramento, ampliando così la dimensione storica e documentaristica dell’evento.
Foto di Eleonora Gagliano Candela (riproduzione riservata)