Tempo di lettura: 4 minuti
Il Festival della canzone italiana si è «amadeusizzato»: visti i risultati (televisivi e discografici) delle scorse quattro edizioni i trenta (troppi? Troppi!) big, e presunti tali, in gara dal 6 febbraio, inseguono il tormentino, pardon il tormentone. Poca melodia, niente rock, rari accenni alle crisi epocali che stiamo attraversando. Tanti up tempo, ritmi urban e cassa dritta, qualche spruzzo di rap. La filosofia è chiara: «Sanremo deve funzionare nelle radio», detta la linea l’Amatissimo che all’Ariston fa benissimo, «e sulle piattaforme». Non a caso è cresciuto, nel verdetto finale, il peso della giuria radiofonica.
Tra le cose più nuove, ad un primo, parzialissimo ascolto, c’è «La noia», una cumbia colombiana passata per le mani di Madame e Dardust: «Una corona di spine sarà il dress code». Fresca, convincente, lontana dal ta-pum generale, Angelina Mango potrebbe essere l’outsider di questa edizione,
22 anni, almeno quanto Loredana Bertè, che di primavere ne ha 73, e si è lasciata costruire addosso un rockettino autobiografico: «Sono la ragazza che per poco si incazza… Io sono pazza di me perché mi perché mi sono odiata abbastanza… Col cuore che ho spremuto come un dentifricio e nella testa un fuoco d’artificio». Non è «Dedicato», ma credibile come qui solo Geolier. E lucida: «Prima ti dicono basta sei pazza e poi ti fanno santa».
Del rapper di Secondigliano va detto subito, e bene: «I p’ me, tu p’te» riporta il dialetto, quello napoletano naturalmente, dove è sempre stato, nel ventre della canzone (un solo verso in italiano: «E tutto quello che ho perso, non posso fare nient’altro»). Il suono è elettronico, la love story mai decollata è narrata con linguaggio deprivato di vocali, orgogliosamente di strada e allitterazioni a go go: «T’ stai vestenn consapevole che t’ia spoglia’», ma «comme m può amà si nun t’am, comme può vula senza al». Non il meglio dell’artista più venduto del 2023, ma sicuramente tra le cose più convincenti del contingente extralarge sanremese. Come i suoi concittadini The Kolors che, con un piccolo aiuto dall’autore re Mida Davide Petrella, in «Un ragazzo una ragazza» tornano sulle strade dell’italodisco, tra un Moroder con violini e il Daniele Silvestri di «Salirò»: tormenone tra i tormentini, insomma, anche se un secondo ascolto, dopo quello al teatro delle Vittorie, potrebbe sempre far crescere le credenziali di Alfa («Vai!», country pop con fischietto, coretto e sogni di esibirsi in un palazzetto, e che il signore delle rime ci perdoni); Annalisa («Sinceramente» rivendica la libertà femminile e scandisce un «quando quando quando quando» ossessivo che mira all’autoclonazione sul fronte delle hit); Alessandra Amoroso
(«Fino a qui» cita il Vasco Rossi di «Sally» e cammina in equilibrio sulla follia, affidando l’esito alla prova vocale); Mr. Rain («Due altalene» lascia a casa i bambini che fanno oh e racconta un lutto, un genitore che ha perso un figlio); Rose Villain («Click boom!» parte melodica, poi scoppia il ritmo, ma non decolla); i Santi Francesi «L’amore in bocca» con le sue liriche boccaccesche: «Mi hai lasciato con l’amore in bocca senza farlo apposta, sono le ultime gocce di pioggia»); Emma (in «Apnea» ha grinta, ritornello in stile anni Ottanta alla Viola Valentino e voglia di riprendersi tutto quello che è
suo); l’indie (brit) pop di Gazzelle («Tutto qui»); Irama in versione urlatore («Tu no»); Clara («Diamanti grezzi»).
Disagio si prova ad ascoltare il «Governo punk» dei Bnkr44, che citano Sex Pistols, Blur, Queen e il Lucio Dalla di «L’anno che verrà», ma col punk non ci appizzano davvero niente; Sangiovanni che spedisce una lettera d’amore (finto) alla ex Giulia Stabile in «Finiscimi» (evitiamo i giochi di parole, dai ragazzi); la trap usa e getta di Il Tre («Fragili»); Maninni («Spettacolare»), promosso big ancora non si sa perché; l’atteggiamento «Autodistruttivo» dei La Sad tra vite sprecate, figli scappati di casa, madri che urlano, padri che picchiano alla fine finiscono «sotto effetto» per colpa di «un angelo sui tacchi con il diavolo negli occhi»: un Pinguino Tattico Nucleare (c’è Zanotti tra gli autori) non fa primavera.
Donne, dududù, sempre in cerca di guai, cantava Zucchero milioni di anni fa, per fortuna che c’è Fiorella Mannoia, con la sua elegante «Mariposa» latinoamericana che dà invece voce a una donna libera e orgogliosa, «stupore e meraviglia», «negazione e orgasmo». E l’irpina BigMama («La rabbia
non ti basta») che funziona meglio nelle strofe rap rivolgendosi alle sorelle maltratte e bullizzate: «Vorresti solo un altro corpo, ma a che costo».
Ghali e Dargen D’Amico sono tra i pochi a buttarla in politica: ilprimo («Casa mia») racconta ad un alieno l’alienazione di un italiano di seconda generazione, che non sa dov’è casa sua, e vede ospedali bombardati con scuse inaccettabili (Gaza nel cuore); il secondo avverte «L’onda alta» che sta per travolgerci tutti, «navigando verso Malta senza aver mai nuotato nell’acqua alta». Come si balla se siamo più dei salvagenti sulla barca, se «abbiamo cambiato il leader» ma nulla è cambiato? Tormentone per tormentone, il suo è quello originale. E «conscious». Tra le cose anche migliori la ballad adioheadiana di Diodato («Ti muovi») e quella coldplayana dei Negramaro («Ricominciamo tutto», con ripetute citazioni battistiane»). Per il pubblico più tradizionalista ci sono Renga e Nek («Pazzo di te»), i due Ricchi e Poveri («Ma non tutta la vita») e soprattutto Il Volo («Capolavoro», meno romanza del solito). Mahmood fa Mahmood («Tuta gold»), Fred De Palma («Il cielo non ci vuole») fa la vittima.
Se trenta big vi sembran pochi, ieri il Deus ex machina dell’Ariston ha aggiunto altri tasselli al suo progetto: Giorgia, ma di lei già sapevamo, nella seconda manche celebrerà i trent’anni di «E poi»; Ramazzotti la sera dopo i quaranta di «Terra promessa»; nella finale di sabato 10 febbraio Gigliola Cinquetti i sessanta di «Non ho l’età». Invitato ufficialmente anche Adriano Celentano, non si sa mai avesse voglia. Una cosa è certa: qualcuno
all’alba vincerà.
wuauuu che articolo,,,,, un concentrato di tutto quello che è e sarà san remo….. bello veramente
Possibile che il Festival della canzone italiana torna all’antico, privilegiando l’audio radio al più consueto video ❓️Informazioni e analisi su LSD Magazine … il meglio informato che ti informa.