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Siete stati in Lucania (il termine bizantino Basilicata non sembra appropriato) nei suoi 131 borghi? Se non siete andati nella “Terra della luce”, fatelo e non ve ne pentirete. Andate, provate e poi tornerete. Non fermatevi sempre e solo a Matera o nella città verticale; organizzate un giro che vi porti in tutti i piccoli e medi centri, dal Nord a Sud. Le identità di questa “Regione di mezzo” conserva fortemente storia, identità e, udite e udite, una gastronomia di valore e di eccellenza perché semplicemente povera. Cucina fatta di sapori legati alla terra. Ci sono piatti tipici come la strazzata tipica di Avigliano e dell’Alto Basento; Cialledda, acqua sale e pane cotto, la Rafanata che si gusta molto nella Val d’Agri. In alcuni centri è presente una variazione con del pecorino e uova. Meglio anche a Senise con fagioli. “U’ pastizz ‘rtunnar, tipico di Rotondella in provincia di Matera. Poi il ragù alla potentina con i cosiddetti ‘ntruppicc, “intoppi” costituiti da pezzetti non sminuzzati di carne. A Ginestra luogo con appena 751 abitanti, in provincia di Potenza, c’è il borgo dei sapori con assaggi di formaggi e tagliatelle che non hanno niente a che vedere con quelle della pubblicità di “nonna Pina”. A Moliterno, tipico borgo del pecorino, ci sono i trisciddi (gnocchi), il minestrone e la pastorale. A Latronico, oltre settecento metri, si può gustare il baccalà alla lucana con peperoni, sott’aceto, olio sale e pepe.
C’è anche il capitone allo spiedo e l’agnello al tegame. Ad Episcopia, unico borgo lucano dove l’apertura del Castello si affaccia su una piazza, si può gustare la Tappanedda. Una ciambotta di gusti da lasciare rabbrividire il palato. Un passo indietro a pochi chilometri c’è Senise dove è d’obbligo gustare il principe di tutte le delizie: u zafaren crusk. Una prelibatezza che può essere trasformato anche in un dolce. Da assaggiare la salsiccia di Cancellara. La “salsiccia a catena” composta da tre o quattro anelli con semi di finocchio polvere di peperone con stagionatura che avviene in specifici locali dotati preferibilmente di camino e una buana aerazione. Un salto a Pietragalla, paese di famosi palmenti per assaggiare il calzone di cipolla accompagnato da un ottimo vino ben conservato nelle cantine-grotte. A Rapolla, ci sono “Lagane e faseul” pasta all’uovo con una buona crema di fagioli. Di secondo c’è l’agnello all’ù cafone e il coniglio d vlasocc (coniglio al sugo ripieno di San Biagio). Di lì a Rionero in Vulture, paese natio del grande generalissimo, il passo è breve per assaggiare l’ottimo Aglianico. Da Rionero, in circa 35 minuti si può fare un salto ad Avigliano per assaggiare il baccalà con u’ zafaren. Un piatto servito sulla tavola ogni vigila di Natale. Insomma la Lucania è terra perpetua di gastronomia di eccellenza, poco costo ma salutare per il fisico, il cuore, l’animo e i nobili pensieri. Ma c’è di più, molto di più. Come si dice: questo è solo un assaggio.
Provare per credere.