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Da martedì 7 novembre a venerdì 10 prosegue la quinta edizione di «Esplorare2023», la rassegna organizzata dalla Compagnia AltraDanza, con la direzione artistica di Domenico Iannone, e la collaborazione di Teatri di Bari e Officina dell’Arte – APS. Il luogo epicentro della manifestazione diventa per quattro giorni il Teatro Kismet di Bari con diverse produzioni. Uno dei progetti rappresentato dal 7 al 10 novembre si intitola «Cinque coreografi per cinque scenografi», e fonderà le sinergie artistiche dell’Accademia di Belle Arti di Bari (coordinata per questo evento dai docenti Francesco Gorgoglione, Raffaele Fiorella e Angela Varvara, del Corso di Diploma Accademico di Secondo Livello in Scenografia – Teatro) e di AltraDanza: tutti i giorni, alle 18,30, andrà infatti in scena il «Boléro» di Maurice Ravel, in una versione multimediale che abbraccia le celebri note dell’opera del compositore francese, scritta quasi un secolo fa, nel 1928.
Quelle che andranno in scena saranno cinque coreografie diverse: martedì 7 novembre aprirà questa speciale rilettura del capolavoro raveliano, «L’occhio di Dio», con le coreografie di Sabrina Speranza e la scenografia di Paola Santoro; lo spettacolo è incentrato sulla sezione aurea o «Divina Proporzione», collegata ai vari elementi della natura e dell’arte: dal DNA, fino all’uragano e alle galassie, mostra tutto il mistero che il cosmo nasconde. Lo scopo è quello di rendere lo spettatore consapevole del mistero che la sezione aurea nasconde e di farlo riflettere sull’esistenza dell’infinito.
Mercoledì 8 toccherà a «Le Bolerò» del Ballet Center, con le coreografie di Alessandra Lombardo e Antonella Domanico e la scenografia di Angela Saponara: in una arena virtuale, 12 danzatori si contendono la scena sulle note del Bolèro, e la versione dell’artista elettronico Prequell rende la scrittura musicale incalzante, enfatizzata da un gioco di corpi che si intrecciano attraverso la pregiata partitura coreutica. L’altro spettacolo incentrato sulle musiche di Ravel è «rEvolution», coreografia di Gabriella Zizzo e Raffaella Pucillo, scenografia di Dorotea Sabini. Un mutamento graduale e ritmico, una presa di coscienza ed un risveglio. L’uomo-automa incastrato nei processi della gabbia sociale si riavvia attraverso il cortocircuito, che come un virus cresce, matura e si espande, fino alla rivoluzione. Il rovesciamento del sistema segna la rinascita, l’emancipazione e la libertà di esistere e autodeterminarsi.
Giovedì 9 sarà la volta di «Out of Closet», con la coreografia di Fabrizio Delle Grazie e la scenografia di Giovanni la Torre: un inno alla libertà di essere chi si desidera di essere. Una persona, come un armadio, può nascondere molte cose dentro di sé. Il viaggio all’interno di questo armadio esplora l’identità di un individuo che si spoglia di tutti gli artifizi dettati dall’appartenenza sociale e riscopre la sua vera identità, svincolata dal concetto di genere binario. É un’identità che transita nel mezzo.
Venerdì 10 va in scena «Adoro Bolèro», coreografia di Fabrizio Natalicchio, con la scenografia di Francesco Ceo e Michele Tataranni; qui il senso è partire dal concetto di «adorazione», espresso nella prima versione del Bolero di Ravel e portarlo ad una visione totalmente nuova. Gli uomini che adorano la donna diventano fedeli che adorano una reliquia. In tal senso si susseguono in scena due “ambienti virtuali”: quello in cui avviene la preparazione della madrina, e quello in cui viene portata in processione. Tutto è teso a mantenere il concetto originale del Bolero seppur decontestualizzandolo, e a mantenere forte l’identità territoriale e culturale di coreografo, scenografi e danzatori. In linea con le tradizioni pugliesi, tra sacro e profano, in maniera analoga a tutto quello che rappresenta il Bolero, tra adorazione e perdizione. In scena tra Cattedrali e Festa Patronale, tra vetrate e luminarie; fra donne e sante, i ritmi di Ravel troveranno nuova linfa vitale in chiave totalmente inedita, donando allo spettatore emozioni senza tempo.
Nei quattro giorni di programmazione non mancheranno altri spettacoli frutto di una call realizzata da AltraDanza nelle scorse settimane (nella sezione «Esplorare – Call 2023»), per la ricerca di nuove creazioni inedite o in fase di studio, della durata massima di 15 muniti. Rivolta a solisti, compagnie o gruppi di qualunque nazionalità, senza limiti di età.
Mentre alle 21, nei rispettivi quattro giorni, toccherà ad altre coreografie scelte dalla direzione artistica del festival: martedì 7 novembre «Ohana» (coreografia di Nicola De Pascale), realizzata all’interno di «Small Training», educational project di Equilibrio Dinamico; l’8 novembre toccherà al Balletto Teatro di Torino, con la coreografia di José Reches e Manfredi Perego «Il corpo sussurrando» (per l’occasione sarà ospite e interverrà lo storico della danza Alessandro Pontremoli; il 9 novembre in scena tre coreografie: «Mašara» di Ilenia Tundo (con Angelica Pagliei e Ilenia Tundo), «Unknown» di e con Alessia Lombardi, «Klore» di Mariangela Di Santo e Carla Andolina (in collaborazione con Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi); il 10 novembre la compagnia Artemis Danza, con la coreografia di Monica Casadei, porterà sul palco «Il barbiere di Siviglia».