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Evento non comune la presentazione del libro PARTIRÀ,  LA NAVE PARTIRÀ (KDP amazon, 2023) lo scorso 15 giugno a Taviano, provincia di Lecce. In realtà, come messo in evidenza già in apertura dal sindaco, dottor Giuseppe Tanisi, “la presentazione del libro di questa sera avrebbe un’importanza decisamente limitata, se non la si inquadrasse in quella prestigiosa operazione di rara valenza culturale e internazionale che ha condotto nell’arco di un ventennio in Macedonia, e continua a portare avanti in Italia, l’autore del libro, il nostro concittadino, Augusto Fonseca. Si tratta, infatti, dell’operazione di promozione e diffusione della lingua e civiltà italiana in Macedonia e della lingua e civiltà macedone e, più in generale, delle lingue e civiltà slave, in Italia. Di tutto questo, preziose testimonianze sono le numerose pubblicazioni di opere italiane in lingua macedone, ma ancor più le pubblicazioni in lingua italiana di opere macedoni, bulgare, serbocroate, polacche e russe, che si possono visionare nelle pagine del sito web www.memento2012.com”.  31 canzoni di Sergio Endrigo, scelte tra le più belle, tradotte in lingua macedone, con l’originale italiano a fronte (il libro intero, peraltro, è realizzato in forma bilingue), aprono la pubblicazione, preceduta da una chiarificante introduzione e seguita da una preziosa appendice che, con documenti,  fotografie e autorevoli testimoniane accademiche e diplomatiche, racchiude la descrizione sintetica della notevole  e variegata attività dell’autore nell’arco della sua ventennale permanenza in quella che oggi è la Repubblica della Macedonia del Nord.  Segue ora l’intervento dell’autore che illustra le ragioni che hanno sollecitato questa pubblicazione e una nota conclusiva di questo breve resoconto.

“Caro Fonseca, verrò volentieri a cantare in Macedonia…” con queste parole Sergio Endrigo accoglieva il mio invito a partecipare ai festeggiamenti  programmati per il 25° anniversario degli studi di italianistica presso l’Università di Skopje, nel maggio 1985. In quella università io  operavo sin dal 1973 in qualità di lettore, ovvero insegnante della lingua italiana, in forza di accordi intergovernativi tra l’Italia e la Federazione Jugoslava.

In quei dodici anni avevo ormai attivato una serie di articolate iniziative che avevano coinvolto numerosi studenti e creato un vivace centro linguistico e culturale italiano, in cui si praticava la traduzione dall’italiano in macedone e viceversa, l’interpretariato e la didattica dell’italiano. Da diversi anni, inoltre, era attivo un coro studentesco, evolutosi in forma autonoma, con un proprio repertorio, ottenuto dalle canzoni che solitamente io impiegavo nel corso delle lezioni. Canti popolari, famosi stornelli, propri delle diverse regioni d’Italia e nei loro dialetti, ma anche canzoni di Domenico Modugno, Mario Tessuto, Gabriella Ferri, Gigliola Cinquetti, Mino Reitano, ma in particolare di Sergio Endrigo, venivano piacevolmente apprese dagli studenti che ne riscontravano l’utilità nella pratica e nello studio della lingua italiana.

Per l’occasione del 25-ennale avevamo organizzato un convegno al quale  partecipavano non solo professori della locale università, i quali illustravano le relazioni esistenti nel campo della letteratura e della lingua, della storia e dell’economia tra l’Italia e la Macedonia, ma erano presenti anche contributi di ricerca e studio sulla lingua italiana confrontati con la lingua macedone, realizzati da studenti del Lettorato, sotto la mia guida. Un programma di ragguardevole importanza, certamente ambizioso, al quale l’annunciata presenza di Sergio Endrigo avrebbe aggiunto prestigio e grande stimolo al processo di conoscenza reciproca e possibile collaborazione nel campo degli studi e della cultura. Egli, infatti, non veniva in quella occasione per esibirsi in un concerto a pagamento, ma per rendere con la sua arte poetico-canora a titolo gratuito (avrebbe ricevuto un dinaro simbolico!), più bella la festa di una viva e vivace presenza culturale italiana in un Paese che con interesse e grande simpatia la accoglieva. Il suo gesto di non comune generosità donava un particolare splendore alla ricorrenza. Grande, quindi, era l’attesa per la sua partecipazione, ma altrettanto cocente fu poi la delusione per la sua assenza. Certe difficoltà insorte all’interno del Comitato Organizzativo di fatto impedirono a Sergio Endrigo di venire a Skopje. Il 28 maggio 1985 il Coro degli studenti del Lettorato Italiano, a chiusura del convegno, si esibí, come da programma, con il suo spettacolo canoro in un’atmosfera piuttosto immalinconita.

Ma la malinconia non è mai stata tratto caratteristico della nostra attività, sempre improntata, invece, a speranzosa operosità e fiducia nel futuro. Nel 1990, infatti, si affrontava un altro importante evento, il Trentennale del Lettorato Italiano, celebrato con lo spettacolo letterario-canoro “Il vino e la poesia”, applaudito da un grande pubblico, e un simposio studentesco dal titolo “Alcuni aspetti della lingua e cultura italiana confrontati con la lingua e cultura macedone”. Nel maggio del 1992, alla vigilia  della mia partenza definitiva da quel Paese, ma soprattutto per l’incalzare di focolai di guerra nel cuore della Jugoslavia (ormai si scannavano a vicenda Serbi e Croati!), si costituiva l’associazione “Amici dell’Italia in Macedonia”, preceduta, nell’atrio della Facoltà di Filologia, dallo spettacolo canoro-letterario “Un fiore + una farfalla = pace” … Ma queste e molte altre cose si possono leggere nel libro che si trova … là in fondo, da qualche parte! Torno, invece, sull’argomento dell’inizio: Sergio Endrigo.

Nel corso di tutti gli anni seguiti a quel 1985, la sua mancata visita a Skopje l’ho vissuta quasi come un mio colpevole fallimento, ma anche come costante, forte desiderio di trovare un modo per manifestargli la gratitudine per quel suo nobile e memorabile gesto.

Nel 2018 ricorreva l’85° anniversario della nascita del cantautore. Allora, insieme con un gruppo di miei ex allievi in Macedonia abbiamo avviato un progetto per riportare alla luce un periodo di fertile collaborazione culturale italo-macedone e per fissare nella memoria la presenza ideale di Sergio Endrigo nel 1985.  La nostra riconoscenza si manifestava con la traduzione in macedone di una scelta di 31 sue canzoni, affiancate dall’originale italiano. Sarebbe poi seguita una sintetica descrizione dell’attività ventennale del lettorato italiano, ad illustrazione del contesto storico-culturale, in cui era  incastonato quell’evento.

Il progetto, per varie e complesse vicende (in primis, immancabili problemi finanziari!), è poi giunto a compimento solo nel 2020,  in occasione di un altro anniversario: 15 anni dalla morte del cantautore, avvenuta nel 2005.  La pubblicazione del libro avvenne a Skopje, interamente in forma bilingue, in una tiratura limitata, i cui esemplari poi  in massima parte sono stati distribuiti in dono a tutte le biblioteche pubbliche della Macedonia. In Italia, purtroppo, del libro, che aveva goduto del patrocinio della Città di Taviano, della Provincia di Lecce e dell’Università del Salento, non risultava alcuna eco.

Per ovviare a questa esigenza e colmare tale lacuna, si è approfittato del 90° anniversario della nascita di Sergio Endrigo, che ricorre quest’anno, per ristampare il libro, in modo da far conoscere anche al pubblico italiano quell’attività di promozione della nostra lingua e civiltà che in Macedonia ha lasciato tracce durature, non solo in ambito universitario, ma anche in diversi altri settori della società, letteratura, arte, cinema, radiotelevisione, teatro, editoria, commercio, ponendo le migliori condizioni per sollecitare scambi e collaborazione tra l’Italia e la Macedonia. E anche in questa circostanza bisogna ricordare con gratitudine la concessione del patrocinio della Città di Taviano, della città di Casarano e della Provincia di Lecce”.

 L’omaggio a Sergio Endrigo non si è espresso soltanto con la pubblicazione bilingue italo-macedone di un’antologia di sue canzoni; né solo, in occasione del nel 90° anniversario della sua nascita,  con la pubblica presentazione, impreziosita dagli interventi delle autorità locali, di prestigiosi contributi critici e testimoniali, tra cui quello di Matteo Perazzi, creatore e curatore del sito-tributo www.sergioendrigo.it e il video-messaggio, apprezzatissimo, dell’ambasciatore a riposo, Guido Cerboni (all’epoca, primo Segretario d’Ambasciata nella ex Jugoslavia); ma ha visto, in particolare, l’esibizione di bravi musicisti locali e la straordinaria partecipazione di un ospite della Repubblica della Macedonia del Nord. Dario e Fausto Cota, Carlo Longo e il tenore drammatico, Hristo Àrsovski (che alla manifestazione ha dato un marcato segno di bravura e umiltà)  si sono alternati (talvolta in duetto) nell’esecuzione de Il dolce Paese, Canzone per te, Sergio! (parafrasi in chiave di affettuoso ringraziamento al cantautore), Girotondo intorno al mondo, Io che amo solo te, L’Arca di Noè, Il treno che viene dal sud, La colomba. Ci vuole un fiore, canzone-vanto di Sergio Endrigo, della quale egli disse con comprensibile orgoglio che era più popolare dell’inno di Mameli, è stata eseguita dal “Coro Studentesco del Lettorato Italiano” dell’Università di Skopje, in apertura di serata, per mezzo di una videoregistrazione risalente all’anno accademico 1991/92.

Alla fine, il pubblico “ha preteso” un bis, che è stato concesso di buon grado, ma con un testo fuori tema, ‘O sole mio; lo hanno  eseguito in duetto Hristo Àrsovski e Fausto Cota, gratificato poi con un lungo applauso.

In conclusione il sindaco, Giuseppe Tanisi, ha ritenuto opportuno evidenziare quello che per lui è stato il messaggio fondamentale della manifestazione, cioè “la provata capacità dell’arte, e della musica in particolare, di avvicinare gente, Paesi e civiltà differenti, capacità che in misura straordinaria favorisce lo sviluppo di una conoscenza reciproca e di una feconda collaborazione. Grazie all’arte canora di Sergio Endrigo, grazie all’impegno culturale di Augusto Fonseca, noi, come amministrazione comunale tavianese, cercheremo di individuare nel prossimo futuro vie concrete per trovare in Macedonia comunità locali interessate ad avere con noi relazioni di amicizia e fruttuosa collaborazione. Oggi più che mai, l’attualità quasi ce lo impone, siamo convinti che condizioni di pace sono raggiungibili in virtù di aperture mentali su vasti orizzonti, in dimensioni europee e globali, ma a cominciare da obiettivi possibili e ravvicinati, come oggi è per noi la Macedonia”.

Redazione

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