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Michelangelo Raccio presenta il saggio “Management ed economia dell’ambiente per lo sviluppo sostenibile”, accompagnato da una illustre prefazione di Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. L’autore affronta argomenti di interesse collettivo ed estremamente sensibili, in un momento storico in cui le conseguenze del riscaldamento globale e dell’impatto antropico sull’ambiente stanno diventando sempre più serie e minacciose. Michelangelo Raccio analizza il contesto nazionale, mettendolo anche in relazione con quello mondiale; siamo giunti a un punto in cui è impellente la messa in pratica delle politiche per la salvaguardia del patrimonio naturale, come la parte dedicata alla transizione ecologica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) definito dall’Unione Europea, e l’autore ne parla diffusamente intrecciando i temi della tutela ambientale con quelli relativi a una necessaria crescita economica e sociale. Ci sono però degli aspetti di cui tenere conto, soprattutto quelli riguardanti i confini da non superare per rimanere in un’ottica di sviluppo sostenibile e di crescita economica “green”: «I limiti fisici e meccanici posti dall’ambiente al sistema economico si sostanziano nelle leggi della termodinamica. Esse presuppongono la conservazione della materia e dell’energia necessarie per il funzionamento del processo economico che si realizza con la trasformazione, attraverso l’utilizzo dell’energia, della materia presa dall’ambiente; la stessa viene restituita, poi, ad esso sotto forma di rifiuto. Durante il processo di trasformazione, tuttavia, una parte dell’energia viene dispersa, di solito sotto forma di calore, e non è più recuperabile; anche una parte delle materie prime non può essere più reintrodotta nel sistema economico in quanto depauperata della potenzialità originale. Essa viene dispersa nell’ambiente sotto forma di rifiuto o inquinamento». Da qui una delle piaghe del nostro pianeta: l’ambiente non è più in grado di assorbire e neutralizzare i rifiuti a causa delle elevate quantità o concentrazioni; si deve quindi porre attenzione alla conservazione delle risorse naturali e bisogna porsi il problema dello sfruttamento ottimo, inteso come la capacità dell’ecosistema di riassorbire il danno nel tempo. Questo dilemma legato al giusto equilibrio tra conservazione e sfruttamento è un punto cardine della trattazione dell’autore, che ci parla dell’importanza della formazione e della consapevolezza a tutti i livelli, sia globali che locali, e soprattutto della necessità di un modello economico di tipo circolare e non più lineare, in grado quindi di rigenerarsi e di innescare un processo di miglioramento continuo di tutti i sistemi sociali, sia in merito alle condizioni produttive che a quelle economiche.