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È stato dato da poco alle stampe “Covid 19. Sinossi per la medicina d’urgenza e la medicina generale” l’ultimo lavoro letterario edito da Cacucci Editore del chirurgo Rocco Indellicato attualmente in servizio presso il Pronto soccorso del “Di Venere” di Bari “. Per gentile concessione dell’autore riceviamo l’introduzione del volume che meglio spiega il suo interno.

Parlare oggi di COVID-19 non è una sfida semplice, perché si tratta di una malattia “nuova”, causata da un virus che muta costantemente, e perché la terapia farmacologica è in continua evoluzione con scienziati di tutto il mondo che ricercano e studiano ogni giorno vecchie possibilità e nuove strategie terapeutiche. Tuttavia, sono profondamente convinto che sia necessario per ogni medico che si approcci a questa nuova problematica una base di partenza, frutto di un ampia revisione letteraria delle evidenze, raccomandazioni e linee guida delle più accreditate società scientifiche internazionali.

La pandemia da SARS-CoV-2 è stata una tempesta globale che ha coinvolto e stravolto le vite di tutti, a tratti senza una spiegazione e senza possibilità di ragionare, un nemico invisibile e silenzioso pronto a colpire. Non si potranno mai dimenticare i volti stremati degli operatori sanitari solcati da maschere fin troppo aderenti, le notti fredde in tende tirate su in fretta all’occorrenza, il terrore negli occhi di pazienti in difficoltà, la disperazione dei parenti, le corse in ambulanza nel pieno della notte alla ricerca di un posto letto, mascherati dietro tute fredde e anonime di protezione ma anche di separazione dall’altro e da se stessi. Abbiamo tragicamente vissuto un senso di impotenza e di non conoscenza che la stessa scienza ha evidenziato dinanzi ad un evento ignoto: la pandemia COVID-19, un’ esperienza fortemente umana oltre che professionale, fondata sulla fenomenologia della condizione umana, che nell’emergenza appariva in modo chiaro segnata dalla vulnerabilità e dal comune destino di cura.

La direzione medica dell’ospedale mi coinvolge nel progetto di creare aree COVID e post-COVID: ci si rende conto che il virus non può vincere, mentre noi inermi assistiamo ad un evento catastrofico in cui la vulnerabilità dell’essere uomo ci appare nelle sue diverse forme: fisica, psichica, sociale, morale, ma anche come vulnerabilità di chi ha paura della malattia e della morte, come incertezza ed angoscia. Tutto ciò però ha spinto la comunità scientifica, nazionale ed internazionale, a non arrendersi ed anzi a rafforzare la volontà di voler trovare soluzioni in tempi rapidi, attraverso un impegno intenso di ricerca. Si passa così ad una seconda fase di studio intenso e serrato, in cui si analizza anche il minimo dettaglio che può fare la differenza per salvare vite umane. Partono così le prime sperimentazioni di farmaci e di vaccini, tra speranza e po’ di scetticismo. Ogni risultato positivo ottenuto diventa un ottimo viatico cui approvigionarsi per andare avanti, per tentare e per sperimentare in diverse direzioni: la prevenzione, la fisiopatologia, la diagnosi e la terapia.

Il dott. Rocco Indellicato

Finalmente un po’ di luce in fondo al tunnel, il raggiungimento degli obiettivi minimi prefissati: da un lato l’immunità di massa dall’altro il consolidamento di conoscenze in campo fisiopatologico e farmacologico, i primi farmaci in grado di contrastare il virus,  nuove possibilità per trattare il paziente, per curarlo in modo adeguato e non solo supportarlo.

Il presente contributo nasce come sintesi di un’ ampia revisione letteraria e dell’esperienza maturata in questi anni di COVID-19 con pazienti che sono stati anche insegnanti, in quanto le loro storie cliniche hanno consentito ai medici e agli studiosi di tutto il pianeta di comprendere meglio vecchi percorsi di diagnosi e terapia, ma anche di intraprendere nuove strade di prevenzione e cura. Molto probabilmente la fase acuta è terminata ed in linea con lo switch da pandemia ad endemia ci apprestiamo a convivere stagionalmente con un virus che bisogna conoscere per proteggere i soggetti più fragili, a tutt’oggi coloro che possono ancora sperimentare effetti  devastanti.

Ho deciso di scrivere questo compendio sollecitato da molti colleghi medici, infermieri e farmacisti con cui ormai da qualche tempo ci confrontiamo quotidianamente circa l’iter diagnostico e le terapie anti-COVID-19, ed anche con riflessioni significative su esperienze personali vissute nel tragico evento, certamente utili per una maggiore conoscenza del fenomeno pandemico. Con molti di loro ho sviluppato un rapporto di grande stima e sincera amicizia, anche sulla base di un semplice rapporto solo telematico o telefonico, ma pur sempre con lo stesso nobile intento: salvare vite umane secondo l’insegnamento ippocratico. Desidero sottolineare che in questa triste esperienza la parola “Amicizia” nel rapporto medico-paziente ha assunto un particolare significato con ricadute positive, in quanto, come scriveva Aristotele nell’ Etica Nicomachea, si è fondata sulla capacità di donare, prendersi cura e di tessere legami solidali che hanno dato tonalità affettivo-emotive a quella Persona che, pur vivendo un’esperienza tragica, ha potuto sentire vivo il senso di appartenenza ad una comunità che lo ha supportato non solo dal punto di vista medico-sanitario ma ancor di più dal punto di vista umano.

Il presente lavoro intende offrire un contributo di conoscenza su un evento che, seppur negativo e velato ancora da misteri, è servito a delineare un primo percorso  che potrà essere d’aiuto nell’opera di prevenzione e di cura anche per le future generazioni, verso le quali dobbiamo sentirci responsabili eticamente oltre che professionalmente.

Vorrei, infine, ringraziare tutto il personale della UO MeCAU del PO Di Venere (ASL Bari) e in particolare il personale infermieristico dell’ Area COVID, gente speciale che, con alta professionalità e particolare dedizione al lavoro, ha saputo curare la Persona anche quando non è stato possibile guarire il malato.

Redazione

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