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La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea è lieta di presentare dal 28 aprile al 20 maggio 2023 la mostra ‘Stolen Moments‘ di Paolo Brillo (Bolzano, 1961), una preziosa raccolta di ritratti fotografici di Bob Dylan, immortalato per oltre trent’anni sui palchi di tutto il mondo in centinaia di scatti che compongono una caleidoscopica narrazione dell’intensità e della forza della performance musicale dal vivo, estesa anche ad altre icone della musica rock come Rolling Stones, Patti Smith, Bruce Springsteen e Iggy Pop.
Nel 1984 aveva 23 anni e non aveva ancora intrapreso il mestiere di commercialista, però si trovava all’Arena di Verona per ascoltare e vedere il suo primo concerto di Bob Dylan, ai tempi dell’uscita di Infidels, auspicato ritorno alla musica “laica” dopo i cosiddetti album “della conversione”, complice la coproduzione di Mark Knopfler. Da allora Paolo Brillo non ha mai smesso di fotografare Dylan, seguendolo di concerto in concerto durante l’impresa titanica del Never Ending Tour. Lui però non è un professionista, non esibisce nessun pass al collo, non richiede l’accredito, che peraltro lo staff non gli concederebbe perché Dylan detesta farsi “immortalare”. E allora Brillo ha trovato un modo di agire che si potrebbe definire performativo, divide la macchina fotografica a pezzi, la nasconde -qualche volta persino nelle mutande- si confonde tra la folla, guadagna le prime file e scatta, anzi ruba gli scatti, molti dei quali vengono benissimo anche se è severissimo nella selezione. E così il suo stile per la foto live si definisce con assoluto realismo, restituisce sempre ciò che si vede senza finzioni. Brillo sostiene che le immagini migliori sono quelle verso la fine del concerto, quando la tensione in genere si allenta, persino in Dylan, forse.
Di questo titanico, ossessivo lavoro di documentazione e passione, Paolo Brillo ha offerto testimonianza nel volume illustrato No Such Thing As Forever, una selezione di 250 foto in trent’anni di concerti, dal 1989 al 2019, pubblicato da Red Planet Books. Nella prima Dylan non ha neppure cinquant’anni, i capelli bruni e foltissimi, nell’ultima scattata ad Hyde Park di Londra è un uomo anziano, rugoso e, fatto straordinario per lui, accenna persino a un mezzo sorriso, chissà cosa gli sarà venuto in mente. Ciò che emerge da queste immagini, oltre alla passione, all’amore, dell’autore nei confronti del musicista, dell’intellettuale, del letterato, del pittore e di tutto ciò che potremmo aggiungere per definire l’indefinibile, è la costanza con la quale Brillo ha “pedinato” Dylan dal vivo con l’ossessione di un entomologo, pronto a cogliere e restituire ogni dettaglio sul viso, sull’abbigliamento, sull’organizzazione del palco.
Gli Stolen Moments non sono soltanto quelli “rubati” a Dylan: Brillo ha visto e fotografato centinaia di altri concerti, archiviando così una potentissima epopea del rock che sarà anche un linguaggio in via d’estinzione, poetica per vecchi dinosauri, ma al momento non ancora trovato uguali per intensità e autenticità. In mostra alla Galleria Antonio Colombo di Milano – che con questo progetto ribadisce ancora una volta la propensione alla commistione di generi e linguaggi, nonché all’intenzione di cristallizzare quei momenti indispensabili alla formazione culturale di una generazione che poi l’ha trasmessa alle successive, e dove in particolare la musica rock esprimeva la volontà, per quanto utopistica, di cambiare il mondo – accanto a 25 “greatest hits dylaniane” una selezione di altre icone del rock, fotografate sempre con lo stesso principio dello scatto rubato: Keith Richards e Neil Young, Leonard Cohen e Patti Smith, Eric Clapton e Jeff Beck…
Nato e operativo a Bolzano a compilare dichiarazioni dei redditi, quando non è in giro per il mondo con la macchina fotografica e il biglietto dei concerti, Brillo cita tra i suoi maestri Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibowitz, Jill Furmanovsky e Guido Harari.