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Dal 18 al 28 Dicembre , dopo aver registrato sold out dall’inizio della prevendita, la Traviata, dramma in tre atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dall’opera teatrale del 1848 di Alexandre Dumas figlio, “La dameaux camèlias”, è stata per otto recite consecutive, nel Politeama barese entusiasmando il pubblico del Petruzzelli con due eccezionali casting. Sicuramente, il grande successo della Traviata, in ogni edizione, dalla sua prima messa in opera, sta nella storia rappresentata.
Storia di una passione vera, contemporanea a ogni epoca.
E’ nota a tutti la storia che racconta l’amore drammatico (la protagonista ,Violetta malata di tisi muore ) e scandaloso (in quanto ambientato nei salotti mondani parigini) tra un giovane altolocato, Alfredo Germont ,e una ragazza, Violetta Valéry, che ha la fama di essere una donna poco raccomandabile, in quanto disinvolta e leggera. Tuttavia, a rendere più spettacolare e nel contempo moderna l’Opera di Verdi, per questa edizione al Petruzzelli, è stata la regia, a cura di Hugo de Ana, uno dei più noti registi del teatro musicale contemporaneo, il quale ha firmato (come in tutti i suoi spettacoli) sia regia, che scene e costumi.
E così, sul palco del Petruzzelli in un raffinato salone parigino stile impero, con delle grandi pareti trasparenti , ha preso l’avvio l’opera. Sul podio l’orchestra diretta dal maestro Giacomo Sagripanti il tutto sotto l’effetto scenico di luci Valerio Alfieri.
Interpreti per la serata del 28 Dicembre sono stati Stacey Alleaume (Violetta) e Giulio Pelligra (Alfredo). Nei panni del padre di Alfredo ( il signor Giorgio Germont) Damiano Salerno (bravissimo a giudicare dai lunghi applausi da parte del pubblico). Bravo il regista nel trovare le giuste fattezze di Violetta, magra , bruna , dal viso scavato, nella australiana –colombiana Stacey Alleaume dalla voce calda e potente. E soprattutto moderno nella scelta dei costumi, basti pensare alla lingerie di Violetta, attualissima nella guepiere di raso e pizzo, niente affatto di merletti e crinolina.
Dietro il successo della Traviata non c’è solo la musica di Verdi e la semplice narrazione di un amore ostacolato, ma l’incitamento al trionfo dell’amore libero e a spezzare i pregiudizi della morale borghese. E’ tratta da una delle più belle storie mai scritte da Dumas: La signora delle Camelie (il nome nasce dal fatto che Marie Duplessis amava circondarsi di camelie), da cui Giuseppe Verdi trasse la sua Traviata, consegnando così alla musica uno dei più grandi capolavori della lirica. Fu lui, più che Dumas, a rendere immortali le figure dei due protagonisti: Violetta e Alfredo.
In una società dove molto, oggi come allora, è governato dal sesso, dal denaro, dall’ebbrezza del piacere, Violetta – attorno alla cui figura si incentra tutta l’opera – rappresenta la donna che ha il coraggio di vivere un amore vero fino a sacrificarsi , rinunciandovi. Il prezzo che Violetta dovrà da pagare è alto: la morte. “Amami Alfredo”, canta. “Io sarò là tra quei fior”.
Lo spettacolo di Hugo de Ana, si svolge in un susseguirsi di scene, e dall’invocazione di Violetta (“Amami Alfredo”), si passa al famoso brindisi (“Libiamo ne’ lieti calici”) tra Alfredo, Violetta e gli invitati alla serata nell’elegante salone della casa parigina dove si svolge l’incontro tra i due amanti.
L’opera si conclude con la scena nella camera da letto: Violetta è morente (mentre fuori impazza il carnevale) e Alfredo entra, l’abbraccia e le promette di portarla con sé lontano da Parigi (“Parigi, o cara…”). E su queste dolci note, Violetta muore. Sorpresa scenica finale: nella Traviata di Hugo de Ana, Violetta non muore sul letto, ma distesa su un baule.
E quando il sipario è calato, calorosi gli applausi per ogni singolo interprete!
Non smette mai di stupire il Petruzzelli di Bari!
Brava Marcella Squeo che con il suo modo di scrivere, semplice e immediato, coinvolge il lettore interessandolo ad una lettura completa e critica. Bravo il regista Hugo de ANA in questa nuova e splendida rivisitazione de “ La Traviata”, moderna interpretazione di un’opera fantastica che rende giustizia alla figura della donna libera da atavici pregiudizi e di ruoli ormai inaccettabili .
Un tocco femminile per un’opera anzitempo femminista nel borghese Diannovesimo secolo, una chiusura in bellezza per una stagione teatrale e musicale che ha riportato ai suoi antichi fasti il Teatro Petruzzelli. Davvero una sintesi perfetta per l’autrice dell’articolo.
Leggere questo articolo è stato come essere presente in teatro.
Un applauso a tutti.
Ottimo articolo, lessico appropriato e semplice. Descrive in modo eccellente l’intento dell’autore e del regista – ” una società dove molto, oggi come allora, è governato dal sesso, dal denaro, dall’ebbrezza del piacere”.
Marcella, qui mi trovi impreparato. La lirica l’ho lasciata quando ero piccolo ed andavo insieme ai miei al Petruzzelli. Dopo ho virato verso nuove sonorità ed ho avuto gusti sostanzialmente differenti. So bene che sia arte allo stato puro. Sono opere bellissime (oggettivo) ma a me…meglio starci lontano (soggettivo). Hai una capacità di realismo notevole…complimenti!!