Tempo di lettura: 2 minuti
“Lo sguardo di Gesù. Pagine di Misericordia” è la nuova opera di Don Francesco Cristofaro, già autore di saggi come “I venti misteri del Rosario meditato”, “Il mio sì al Signore. Testimonianze di fede e di vita” e “Signore ti prego con il cuore”. Don Francesco è molto attivo sui social, dove condivide le sue riflessioni e i suoi momenti di preghiera, e ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti soprattutto per il suo impegno sui temi della disabilità. In questa sua ultima opera presenta brani scelti dal Vangelo per descrivere il dono della misericordia di Gesù, che riesce a raggiungere anche i cuori più duri dei peggiori peccatori, e può quindi portare luce nell’oscurità del male. Don Francesco si prefigge lo scopo di far comprendere ai suoi lettori, soprattutto a quelli che hanno una crisi di fede, che c’è salvezza per tutti se ci si affida al Signore e si apre il cuore alla sua parola. Oltre alla parte dedicata ai brani del Vangelo, c’è una sezione dell’opera che colpisce per la sua intensità; l’autore ha deciso di raccontare la sua vita e la storia della sua vocazione, focalizzandosi anche sulla sua disabilità: egli è infatti nato con una paresi spastica alle gambe. Apprendiamo quindi della sua immensa gioia quando ha ricevuto la comunione a otto anni, partecipiamo con lui della decisione, a diciassette anni, di diventare prete ma soffriamo anche per il dolore causato dal pensiero, in giovane età, di non servire a niente in quanto disabile. Don Cristofaro racconta dei viaggi della speranza fatti con i suoi genitori per raggiungere dottori e luminari che potessero guarirlo; narra poi della disperata ossessione della madre di affidarsi a veggenti e a sedicenti taumaturgi. In mezzo a tanta amarezza ci mostra però anche la luce della speranza; un brano del Vangelo gli ha infatti cambiato la vita: «Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?” Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio” (Giovanni 9,1-3)». Da quel momento l’autore ha compreso che la sua disabilità non era un limite ma un dono e non si è più sentito inutile, anzi: attraverso la sua vita ha potuto manifestare le opere di Dio, ed è riuscito ad avvicinarsi alla sofferenza altrui proprio in virtù del percorso che aveva intrapreso e della consapevolezza che aveva raggiunto.