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“Manuale di sopravvivenza per esseri umani che si sentono alieni” è il nuovo libro di Matteo Gracis, giornalista, attivista e scrittore, direttore della rivista Dolce Vita e fondatore, a fine 2020, del giornale online L’Indipendente, il cui slogan è: «informazione senza padroni». Quindi nessuna pubblicità e nessun legame con partiti politici né multinazionali – «Un ritorno al giornalismo vero, imparziale, senza filtri né strumentalizzazioni, per ridare credibilità e autorevolezza a questo mestiere». Nell’opera vi è infatti, tra le tante suggestioni, una disamina e un’aspra critica nei confronti del giornalismo odierno, trasformato ormai in pura e semplice propaganda. Ciò ha portato all’annientamento del pensiero critico e della libertà di opinione, oltre ad essersi quasi azzerato il confronto – «Per quanto mi riguarda, il mio credo è che il vero giornalismo non vi costringerà mai a credere, né tenterà di convincervi, ma vi porterà a dubitare». Nel testo sono proposte riflessioni sulla limitazione delle libertà in questi tempi difficili, dove l’omologazione è più importante del libero arbitrio, e dove si fa sempre più fatica a far sentire la propria voce fuori dal coro. Per questo motivo Gracis si rivolge agli “alieni”, cioè a tutti coloro che si sentono dei disadattati in una società che li vuole schiavi e privi di consapevolezza della loro invalidante condizione; in tal merito, l’autore propone una citazione calzante del saggio Jiddu Krishnamurti, filosofo indiano del secolo scorso: «Non è un segno di buona salute mentale essere bene adattati a una società malata». Matteo Gracis è un anticonformista, un sognatore, un viaggiatore e un ribelle, sempre in cerca di nuove sfide, che disdegna la piatta quotidianità e che, appunto, si è sempre sentito un alieno ed è spesso stato osteggiato per il suo desiderio, per giunta legittimo, di libertà di pensiero e azione. Attraverso le sue opere, attraverso il suo attivismo per la legalizzazione della cannabis, attraverso la sua professione di giornalista indipendente, l’autore cerca di farci riflettere sui mali del nostro tempo e sui sacrifici che dobbiamo compiere per omologarci; ci invita infine a non arrenderci, e a lottare per autodeterminarci e per riconquistare la nostra perduta libertà – «Sii acqua amico, sii acqua. Acqua che in una tazza diventa tazza, in una bottiglia diventa bottiglia, in una teiera diventa teiera. Acqua di un fiume che di fronte a un ostacolo lo aggira. E acqua di mare, che può essere devastante in tempesta e specchio in quiete. Questa è resilienza».
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