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“Autobiografia di mio padre” è la prima opera di narrativa della poetessa Gloria Vocaturo, autrice delle raccolte poetiche “È solo parte di me” e “Speranza”. In questa nuova avventura letteraria ha deciso di parlare di sé e della sua famiglia – «Era una mia urgenza: raccontare di mio padre e riprendere un dialogo interrotto quasi dieci anni fa. Lui mi ha sostenuta nei miei momenti delicati. Il suo ricordo, la sua fede, mi sono stati sempre sufficienti»; l’opera è un vero e proprio omaggio ai legami famigliari, che sono così forti da trascendere anche la morte. E proprio il lutto e la sua elaborazione sono tra i temi principali di questo delicato romanzo, in cui il nostro cammino esistenziale viene inteso come fase di passaggio e di purificazione per raggiungere, dopo altri stadi, la perfezione eterna. La voce narrante dell’opera è il padre dell’autrice, Romeo, che ha raggiunto una nuova fase prima dei suoi congiunti, e li osserva da questo altrove di pace dove ha modo di riflettere sul suo percorso di vita. Gloria Vocaturo ripercorre l’esistenza del padre nei suoi momenti salienti – «Romeo bambino, Romeo ragazzo, Romeo impiegato, Romeo innamorato, Romeo imprenditore, Romeo padre… Quante vite ho vissuto?» – e gli offre la possibilità di comunicare le sue considerazioni sulla vita, sull’amore e sulla morte, per condividerle con noi e spingerci alla riflessione. L’autrice ha immaginato di trovarsi insieme a suo padre mentre viveva la sua vita, e attraverso i suoi occhi ha osservato scorrere la storia italiana: la Seconda Guerra Mondiale, il boom economico, l’avvento del grande cinema italiano, lo scandalo di tangentopoli. La storia del padre è a volte interrotta da brevi capitoli dove egli si pone domande ed esprime i suoi sentimenti; spesso sono riflessioni serene e illuminanti, altre volte, preso dal dubbio, si lancia in interrogativi che forse non avranno mai risposta – «Mi chiedo a cosa è servito esserci nel mondo, se tutto è inconsistente e fragile. Cosa ha voluto mostrarmi lo stratega nella grande scacchiera. Quale partita ha voluto farmi giocare?». Dal suo altrove ultraterreno egli osserva il mondo dei vivi e scopre la forza dell’amore che lega in eterno le persone; ed è questo il messaggio più importante lasciato dall’autrice in questa emozionante opera, attraverso le dirette parole del padre: «Legatevi tra di voi. La famiglia, in tutte le sue forme, è l’ancora della vita, è la purezza dei sentimenti. Non vi perdete».

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.