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«Forme composte». E’ il titolo della mostra personale dell’artista ligure Rino Valido che dal 14 maggio al 4 giugno riempirà di «colore riflettente e riflessivo» gli spazi della BAART Gallery di via Calefati 35, nel centro di Bari. Un nuovo evento espositivo di prestigio artistico promosso dalla galleria fondata e diretta da Angelo Zaccaria il quale, sabato 14 maggio, alle ore 18.30, accoglierà Rino Valido in occasione del vernissage della sua mostra, aperto al pubblico. A seguire l’esposizione sarà visitabile tutti i giorni (incluse le domeniche) negli orari 9.30/13 e 17/20.
Come scrive il critico d’arte Luciano Caprile «per Rino Valido il colore ha sempre avuto un ruolo determinante nella produzione di forme che dovevano sottolineare il significato delle immagini proposte». Nell’affermare tale pensiero, l’esperto si riferisce al passaggio di Valido «all’astrazione dove la realtà si trasforma in emozione, in riflesso interiore e dove il colore si veste di sconosciuti palpiti, di tonalità e di sfumature inattese. Si tratta nella fattispecie di un colore che accoglie un altro colore per avviare sulla tela la conquista della forma. Infatti il gesto non privilegia i limiti tracciati da una linea ma tende a favorire la sfumata delicatezza di un sogno che assorbe, nel suo divenire, lo spazio attraverso seducenti contaminazioni. Tale trasformazione ha preso l’avvio dalla folgorazione paesaggistica suscitata dalla “scoperta” della Camargue e dalle variabili tonalità di quella fantastica natura da tradurre in ampie e distese pennellate con frantumate incursioni tonali di quella viva e rinnovabile memoria». Da quel momento Rino Valido «ha continuato a interrogare il proprio sguardo e a interrogarsi alla continua scoperta di un mondo esteriore e intimo da proporre all’attenzione della gente per condividere la curiosità di una scoperta o la rivelazione della parte più segreta di ciascuno».
Rino Valido nasce a Varazze – comune della provincia di Savona – nel 1947. La sua formazione si svolge in ambito grafico da giovanissimo quando inizia a lavorare in laboratori fotolitografici genovesi dove apprende la tecnica della cromolitografia per la stampa offset. Sviluppa in questo settore la pratica di cromista, ossia la scomposizione della densità del grigio per il raggiungimento di un’intensità di colore. A partire dal 1974 apre a Genova un proprio studio di pittura e grafica. Nel 1978 compie il primo di una serie di viaggi che lo portano a conoscere il Sud della Francia. Un paesaggio in particolare sollecita la sua sensibilità visiva: la Camargue. La scoperta di quest’area pianeggiante attraversata dal delta del Rodano, con le sue pozze di acqua salmastra, i canneti, le saline, le terre riarse, innesca un lento ma graduale processo che lo porta ad abbandonare l’impianto descrittivo delle sue prime opere, a favore di una sintesi estrema del dato reale e del paesaggio sotto forma di campiture di colore che si fanno struttura.
Scrive il poeta Dino Carlesi: «Linee colorate si pongono parallele quasi per
sostenere improvvise ombre azzurre o grigie o rosse creando suggestive e dolenti immagini in cui la perenne assenza della figura umana pare proprio volerne esaltare la presenza e, insieme, la solitudine: ci appare, la sua, come una delle risposte più palpitanti e veritiere alla situazione inquietante dell’uomo contemporaneo così coinvolto tragicamente nella bagarre mediocre del nostro tempo pragmatico e, per antitesi, mai così chiuso nell’indifferenza della propria solitudine». Da qui, come ha rilevato Luciano Caramel, «la continua ricerca di una essenzialità compositiva e cromatica che conduce l’artista a un’astrazione
equilibratamente congegnata che non perde mai il contatto con il dato reale».