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«La necessità di ogni uomo è quella di superare le proprie paure e insicurezze, per ritrovare uno stato di serenità interiore, ma invece che accettarle, affrontarle e risolverle, purtroppo per un innato senso di timore, spesso finisce per mascherarle nell’assurdo tentativo di allontanarle. Questa è quella che potremmo definire la “sindrome del narcisista moderno”, che è presente in parte in ognuno di noi, ovvero quella necessità di voler dimostrare agli altri e soprattutto a noi stessi di essere migliori di ciò che si è, per paura di essere giudicati, di non essere abbastanza valorizzati, o a volte per la sensazione di non valere nulla»: sono le sagge parole di Matteo Ferrarini, contenute nell’opera “Da cintura bianca a cintura nera di buddhismo. Cammino di crescita spirituale”. L’autore propone un testo ibrido, in cui sono presenti sia alcune sue riflessioni personali sul percorso che ha intrapreso quando ha deciso di abbracciare il buddhismo tibetano ma anche racconti esperienziali, poesie contemplative, meditazioni e pensieri ispirati dalla pratica quotidiana e dagli insegnamenti ricevuti dai grandi maestri Lama. Attraverso un linguaggio semplice e accessibile anche ai neofiti, Matteo Ferrarini presenta un saggio che invita alla riflessione profonda e che offre i rudimenti del buddhismo tibetano per far avvicinare il maggior numero di persone a questa disciplina millenaria. Inoltre, l’autore propone e spiega alcune meditazioni, specificando come esse siano delle forme semplificate di pratiche buddhiste più complesse; la meditazione è infatti una delle chiavi per raggiungere la felicità, non quella effimera a cui ci ha addestrati la società capitalista ma quella che dipende esclusivamente dal nostro stato interiore – «L’abitudine a osservare la nostra mente attraverso una pratica meditativa quotidiana, aumenta la presenza e facilita la comprensione delle tendenze disturbanti annidate in ognuno, favorendo così una maggiore libertà d’azione e un graduale miglioramento del karma». Anche grazie a un ampio glossario ricco di informazioni, l’autore ci permette di conoscere molti termini presi direttamente dalla pratica del buddhismo tibetano come, appunto, il concetto di karma, ovvero la legge di causa ed effetto, in cui si afferma che l’intero universo è interconnesso, e per questo motivo non può esserci nessuna cosa esistente di per sé perché ogni fenomeno ha origine in risposta a determinate cause e condizioni. Matteo Ferrarini ci parla poi dell’importanza di accettare tutte le nostre emozioni, anche il dolore, senza esserne schiavi, così come ci racconta del suo punto di vista sulla morte, vista come il momento più propizio per evolversi spiritualmente attraverso una migliore rinascita.