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Cinque episodi e una lunga discesa verso il baratro della sofferenza, senza vincitori e vinti.
Un dramma alimentato dalle bugie, dai silenzi, dalla certezza “che un disastro nucleare non sarebbe mai stato possibile nella Grande Unione Sovietica”.
Chernobyl è stata la serie evento del 2019. Un fenomeno mediatico senza eguali, alimentato dalla vendita record dell’omonimo saggio di Andrew Leatherbarrow, che da appassionato prima che scrittore, ha deciso di traslare su carta le sue ricerche, nozioni oltre che le foto ed emozioni legate ad un viaggio nella spettrale Pryp’jat’ intrapreso alcuni anni fa.
Il Bifest del 2022 si arricchisce di una maratona su un evento che ha cambiato il corso della storia dell’Ucraina e del mondo intero.
È l’alba del 26 aprile 1986. Sono le ore 01:23:40 quando l’ingegnere Aleksandr Akimov preme l’interruttore per l’arresto di emergenza del quarto reattore nucleare di Chernobyl. È l’incipit di una catastrofe globale, con un episodio pilota drammatico e capace di rappresentare in maniera magistrale i sentimenti contrastanti dei protagonisti della vicenda.
C’è l’inconsapevolezza. La stessa che condanna a morte Vasilij Ivanovič Ignatenko e gli altri pompieri accorsi la notte del disastro, lasciando spazio al dolore della giovane moglie Lyudmilla. Un semplice ma inusuale sapore metallico è l’unico sintomo avvertito, mentre le radiazioni dilaniano internamente i loro corpi.
C’è la preoccupazione. Quella di Valerij Alekseevič Legasov ( un monumentale Jared Harris) unico determinato a far luce sulla reale pericolosità della vicenda, martire della verità.
C’è la fedeltà al partito unico, ed il diverbio morale fra ciò che è giusto e ciò che è necessario. Tutto questo è nel personaggio interpretato dal grande Stellan Skarsgård, il Vice-Presidente Boris Evdokimovič Ščerbina, scelto da Gorbačëv con Legasov per guidare le operazioni di recupero del disastro.
Chernobyl è un intreccio di emozioni, sofferenze, morte e speranza sul piccolo schermo. Una serie televisiva che conserva i toni del grande cinema, appassionando lo spettatore fin dalle battute iniziali, quelle che accompagnano un ignaro Anatolij Stepanovič Djatlov, vicecapo della centrale nucleare (e fra i responsabili del disastro), verso quella drammatica notte.
Si intrecciano attorno al fuoco del quarto reattore in fiamme le vicende dei protagonisti ed il racconto commosso degli eroi che diedero la propria vita per preservare il resto del mondo da una catastrofe che sarebbe potuta essere ancor più devastante: i liquidatori di Chernobyl.
Della tragedia e di quella notte infinita sopravvive il ricordo di sole 31 vittime certificate dalla macchina delle menzogne sovietica, ma i morti a causa delle radiazioni di Chernobyl negli anni sono stati migliaia, così come coloro che furono costretti a lasciare la propria casa, la propria terra, i propri affetti senza poterli mai più vivere.
La tragedia di Chernobyl sembra drammaticamente attuale. Le stesse immagini che pensavamo appartenessero al passato oggi, in tempi di guerra, tornano prepotentemente al centro dell’attenzione globale. Le zone limitrofe alla centrale oggi sono divenute campo di battaglia, continuando ad avvolgere nel velo della morte le vite di migliaia di soldati.
Oggi, invece, Pryp’jat’ è una città fantasma, cupa e tenebrosa.
Sospesa tra il silenzio spettrale e le sue attrazioni ormai in decadenza, la città Ucraina conserva i fantasmi del suo passato. Le bambole e i quaderni ricchi di disegni dei bambini. Gli affreschi sovietici che troneggiano imperiosi sui muri delle sale e della gigantesca piscina comunale. Il vento che spira muovendo lentamente le componenti della ruota panoramica del parco dei divertimenti. Un luogo che non vide mai i suoi tempi migliori, poichè sarebbe dovuto essere inaugurato pochi giorni dopo la tragedia.
Un dramma che avvolto dalle ombre delle ipocrisie ha condannato a morte decine di migliaia di innocenti… perfino per le più ottimistiche delle stime delle Nazioni Unite.
“Ogni bugia che raccontiamo va ad aggiungersi al debito che abbiamo con la verità.
Prima o poi, quel debito sarà pagato.
Alla verità non importa dei nostri bisogni o desideri. Non le importa dei nostri governi, le nostre ideologie, le nostre religioni.
Rimarrà ad aspettare, nel tempo.
E questo, alla fine, ciò che ci ha lasciato Chernobyl”
-Valerij Legasov
Per non dimenticare coloro che diedero la vita per preservare il mondo dalla più grande tragedia nucleare della storia.
Nel 1986 l’URSS rilascia la lista dei 31 periti in relazione all’esplosione del reattore. Fu l’unico elenco ufficiale rilasciato dai vertici sovietici.
Aleksandr Fëdorovič Akimov
Anatolij Ivanovič Baranov
Vyacheslav Stepanovič Brazhnik
Degtyarenko, Viktor Mykhaylovič
Vasilij Ivanovič Ignatenko
Yekaterina Alexandrovna Ivanenko
Valerij Il’ič Chodemčuk
Viktor Nikolaevič Kibenok
Yuriy Ivanovič Konoval
Aleksandr Gennadiyevič Kudryavtsev
Anatolij Kharlampiyovič Kurguz
Aleksandr Grigorievič Lelechenko
Viktor Ivanovič Lopatijuk
Klavdia Ivanovna Luzganova
Aleksandr Vasiliovič Novik
Ivan Lukič Orlov
Kostyantyn Grigorovič Perchuk
Valerij Ivanovič Perevozchenko
Georgi Illiaronovič Popov
Vladimir Pavlovič Pravik
Viktor Vasilyevič Proskuryakov
Vladimir Ivanovič Savenkov
Anatolij Ivanovič Shapovalov
Vladimir Nikolaevič Shashenok
Anatolij Andreievič Sitnikov
Leonid Petrovič Teljatnikov
Vladimir Ivanovič Tishura
Nikolai Ivanovič Titenok
Leonid Fëdorovič Toptunov
Nikolai Vasilievič Vashchuk
Yurij Anatoliovič Vershinin