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“Un film leggero sulla morte e sull’amore per il cinema“, così Donatella Palermo su Leonora addio, il film di Paolo Taviani (il primo senza il fratello Vittorio, scomparso nel 2018) da lei prodotto e che è stato presentato in concorso allo scorso Festival di Berlino, dove ha vinto il premio Fipresci. Il film è stato proiettato stamattina al Teatro Petruzzelli seguito da un incontro con la produttrice che stasera, sullo stesso palco, riceverà il premio Franco Cristaldi del Bif&st 2022.
Rispondendo alle domande di Enrico Magrelli, Donatella Palermo ha parlato di Paolo Taviani come di un regista con “il cuore puro di un ragazzo e il rigore di un Maestro“, soffermandosi più volte sul rapporto con lui e con il fratello Vittorio per i quali aveva già prodotto i precedenti Cesare deve morire e Maraviglioso Boccaccio.
“Quando li incontrai per la prima volta mi sentii molto intimorita, ma rimasi piacevolmente colpita da come a loro piacesse ascoltare. In un incontro seguente, diverso tempo dopo, mi chiesero: ‘Ma poi com’è andata poi con quel tuo scrittore genovese di cui eri fidanzata?’. Io caddi dalle nuvole, poi scoprii che una volta mi avevano visto conversare amabilmente con Edoardo Sanguineti e si erano convinti che avessimo una relazione. E che avevano pensato: ‘Ma allora questa donna deve essere proprio intelligente!‘”.
Tanti i racconti della produttrice legati agli altri film da lei prodotti a partire da quello che le ha dato tra le maggiori soddisfazioni, Tano da morire di Roberta Torre, per il quale ottenne la sua prima nomination ai Nastri d’Argento. “Originariamente doveva essere un film tradizionale, recitato con costumi tutti neri. Poi, d’accordo con Roberta, cambiammo tutto e facemmo un musical coloratissimo. E questo decretò il suo successo. Ora stiamo facendo insieme due film, Le favolose che è stato già girato e che aspetta di essere montato, dopo che avrà finito le riprese di Mi fanno male i capelli con Alba Rohrwacher e Filippo Timi”.
Donatella Palermo ha spiegato come non avesse mai pensato di fare la produttrice, quando lavorava da sceneggiatrice di fotoromanzi e fumetti (“Ho scritto anche un albo di Diabolik!”). “Accadde poi che un giorno trovai un cane che si era perso e scoprii che apparteneva a una produttrice americana, della quale diventai amica e che mi introdusse nel mondo del cinema di cui mi innamorai“.
Un altro rapporto stretto è quello che lega Donatella Palermo e Gianfranco Rosi. “Con Fuocammare arrivammo alla candidatura per l’Oscar e andammo insieme alla cerimonia a Los Angeles. Io avevo già scritto il discorso di ringraziamento ma purtroppo il film non vinse. Ma quel discorso lo ricordo ancora a memoria!”
Dopo il successivo Notturno, ora Donatella Palermo sta producendo il nuovo film di Rosi che sarà pronto tra due anni. “Ma non vi posso dire nulla al riguardo. Non posso dire neppure dove si trova Gianfranco in questo momento. Pensate che quando stava girando Notturno si trovava in prossimità di un carcere turco dove c’erano i prigionieri dell’Isis e il suo assistente mi chiamò per chiedermi di telefonare a mia volta a Rosi per implorarlo di allontanarsi da lì perché aveva visto un cecchino appostato!”
Nella sua carriera di produttrice, ammette di avere un unico rimpianto, quello di non avere prodotto l’ultimo film di Vittorio De Seta che poi non fu realizzato. “Si trattava di una ‘Vita di Gesù’ scritta da un giapponese. Ma al termine delle riprese di Lettere dal Sahara che avevo prodotto io, con De Seta avemmo una spiacevole discussione poiché mi stava chiedendo più soldi di quanto avessimo pattuito da contratto e io mi rifiutai. Con il senno di poi me ne sono pentita, evidentemente se li chiedeva era perché ci teneva veramente. Quando girava De Seta era un mago, si metteva in un angolino vicino alla macchina da presa e le cose succedevano magicamente davanti a lui”.
Sul rapporto con i registi: “Un produttore deve lavorare con registi con i quali non è antagonista, deve difenderli, anche da loro stessi, difendere il film. Deve essere complice del regista e suo supporter. Personalmente io seguo il percorso di un film soprattutto all’inizio e poi nella fase di postproduzione, vado pochissimo sul set, il regista deve lavorare da solo”.
Sul suo lavoro e sui finanziamenti: “Trovare i soldi per produrre un film non è poi così difficile se hai un buon progetto. I problemi vengono dopo, perché tu i soldi li devi anticipare e poi ci vuole molto tempo per riaverli indietro. Non nascondo che in futuro mi piacerebbe diventare ricca!”.