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Di sovente ignorata, la triste e attualissima realtà dei cambiamenti climatici rende evidenti, nel tempo, gli effetti rovinosi che la trascuratezza e la non curanza comune comportano. È questa la questione problematica che l’attore e regista Alessandro Gassman ieri pomeriggio all’interno degli eventi del Bif&st 2022 sente più vicina, accentuatasi dalla nascita del figlio Leo, che l’ha portato a guardare oltre la sua sola esistenza ed ha accesso in lui la voglia di un cambiamento radicale.
In funzione di questa volontà, Gassman inizia a spendere la sua popolarità per condividere tramite social il messaggio. Successivamente decide di dare concretezza al suo pensiero, e riesce nel suo intento grazie alla conoscenza dell’ingegnere meccanica Annalisa Corrado e al sostegno del Kyoto Club di Roma, un team di scienziati specializzati in ecosostenibilità. Da qui comincia il suo percorso con i green heroes, imprenditori “verdi” che si pongono come obbiettivo l’innovazione. Il cambiamento climatico spaventa, e spesso lo spavento da come reazione la rimozione: l’individuo aggira il problema, senza accorgersi di accrescerlo, involontariamente. “La domanda da porsi è: perché non dovremmo vivere meglio?” esortazione provocatoria ma efficace da parte dell’ingegnere Corrado, che invita a non credere in un destino cinico a priori: il futuro è nelle mani di ciascun individuo.
Molti heroes associano il problema dell’ecologia ad una questione sociale: il cittadino deve essere incentivato attraverso messaggi positivi. È proprio l’approccio di positività che Gassman mantiene nel suo libro “Io e i #greenheroes”, offrendo la testimonianza della possibilità di un cambiamento concreto. È il modo di raccontare un’Italia diversa, aperta alla nuova opportunità di diventare un Paese indipendente grazie allo sfruttamento di energie rinnovabili, adito di estrema importanza nel periodo storico attuale: questo tipo di indipendenza vuol dire pace, vuol dire libertà.
Gassman racconta la sua esperienza della giornata del 25 marzo nella provincia di Taranto, luogo simbolo della devastazione a causa della condizione di insalubrità che la contraddistingue. Per ogni copia venduta, è stato piantato un albero da frutto, un simbolo di possibilità e rinascita: i semi cadono sempre, e se attecchiscono, danno frutti.