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“Senza Aria – Quanto e come un virus ti cambia la vita” di Corrado Mancini è una toccante e sincera testimonianza sulla sua esperienza da persona sopravvissuta al Covid: “Quando esce da qui, dica a tutte le persone che conosce che il virus esiste e che si rischia a prenderlo, come ha visto”, così gli aveva detto il medico non appena appurata la sua condizione di paziente fuori pericolo e lui ha mantenuto la promessa. Nell’opera infatti è descritto con dovizia di particolari tutto l’excursus della malattia: dai primi sintomi, al ricovero nel reparto Covid Rosso seguito da quello degli infettivi, all’esperienza della terapia semi-intensiva e sub-intensiva fino alla guarigione e al conseguente ritorno a casa non privo di strascichi. Un periodo di tempo iniziato il 17 ottobre e terminato simbolicamente il 31 dicembre, cadenzato dallo scorrere delle ore e da un turbinio di eventi, pensieri, paure e speranze. Oltre, infatti, alla commovente testimonianza sui devastanti effetti fisici e psicologici del Coronavirus, nonché sul senso di solitudine, sull’impossibilità di vedere in volto le persone che ti stanno curando e sulla preoccupazione per i familiari lontani, quello che emerge dalle parole dell’autore è la grande forza d’animo dimostrata durante la malattia, divenuta quasi un incentivo per riflettere sulla propria vita. Molto toccanti e profonde risultano infatti le chiacchierate fatte tra sé e sé, o meglio, tra sé e Dio sotto quel casco responsabile di tanto disagio ma anche della sua sopravvivenza: “Se la mia fede è vera e non solo qualcosa che mi fa stare semplicemente bene, allora non posso pensare di essere solo” e dopo giorni interminabili trascorsi in quel limbo di dolore e angoscia, il senso di appartenenza a qualcosa di molto più grande, il forte desiderio di riabbracciare la propria famiglia e di diventare una persona migliore insieme all’intenzione di perdonarsi per gli errori commessi, iniziano a farsi strada nella sua mente e nel suo cuore, diventando i motori di quel profondo atto di volontà responsabile, unitamente alle cure somministrategli, dell’agognata guarigione. Ad incoraggiarlo ulteriormente, la costante presenza degli amici e dei familiari avvertita tramite il cellulare e i social, uniche finestre sul mondo esterno. La moglie Barbara, in particolare, è per lui il punto di riferimento costante a cui comunicare, tramite messaggi, quanto accade nel reparto e alla sua salute che un giorno, dopo settimane durissime, decide finalmente di ristabilirsi, dandogli la possibilità di diventare la persona nuova tanto immaginata durante i giorni più bui. “Senza Aria” risulta essere dunque un testo ricco di spunti di riflessione, non solo in merito all’esistenza e alla pericolosità del Covid, ma anche all’importanza di dare valore a tutto ciò che abbiamo, dalla salute agli affetti, all’aria che respiriamo, poiché nulla è più effimero della nostra permanenza su questa terra. Ogni cosa ha un valore ed è nostro dovere onorarlo e proteggerlo.