Tempo di lettura: 2 minuti
“Enneatipi cinematografici” di Raffaella Foggia è un saggio che offre un’introduzione teorica ed esauriente all’Enneagramma, un simbolo geometrico utilizzato in ambito esoterico e psicologico, graficamente rappresentato da una circonferenza sulla quale sono segnati i numeri da 1 a 9 in senso orario e con all’interno un triangolo equilatero avente come vertici i punti 3, 6 e 9 e una figura esagonale aperta risultante dal collegamento tra i punti 1, 4, 2, 8, 5 e 7. Dalle parole dell’autrice: «Dagli anni ‘60, poi, l’Enneagramma comincia a essere applicato in ambito psicologico, come “mappa” della personalità. In particolare, Oscar Ichazo, psichiatra boliviano, ne ha rielaborato in modo del tutto personale il significato, utilizzandolo come tecnica di autoconoscenza e indagine psicologica di nove peculiari tipi di personalità». Raffaella Foggia illustra le caratteristiche di questi nove tipi di personalità, gli Enneatipi, ognuno con possibili schemi mentali, emozionali e comportamentali; essi sono classificati sulla base di tre Centri: dell’Istinto (1, 8, 9), dell’Emozione (2, 3, 4) e del Pensiero (5, 6, 7). Per alcuni autori, che si rifanno alla tradizione cristiana dell’Enneagramma, i nove tipi sono descritti anche con i nomi dei sette peccati capitali più altri due (Vanità e Paura). L’autrice inserisce poi il discorso dell’Enneagramma in ambito cinematografico: il cinema, così come il simbolo appena descritto, può avere un ruolo importante nella conoscenza di sé stessi; attraverso esso, infatti, si può uscire dalla nostra storia individuale e accedere a una dimensione universale, in cui i sentimenti possono essere simbolicamente usati come elementi di trasformazione. Per spiegare praticamente il suo pensiero, l’autrice esplora i nove Enneatipi adattandoli al comportamento di personaggi cinematografici scelti con cura; per ogni figura descrive ogni aspetto del tipo preso in questione, ipotizza la sua storia famigliare e descrive le sue modalità relazionali. Ad esempio, per il Tipo Quattro si prende in considerazione Karen Dinesen, la protagonista de “La mia Africa” di Sydney Pollack: «Vero e proprio eroe drammatico, il tipo Quattro incarna i personaggi tragici in tutte le loro sfaccettature. Per quanto riguarda i ruoli maschili, di solito sono adolescenti incompresi, ma profondamente sensibili oppure mostri malinconici che si precludono la possibilità di esprimere i propri sentimenti perché si vergognano dei propri difetti. Per quanto riguarda i ruoli femminili, invece, sono di solito donne che soffrono per un amore idealizzato e non corrisposto che spesso porta alla morte o che non si accorgono di essere amate perché prese da qualcuno che non le merita».