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La Cdu cambia volto ma non pelle. Il suo nuovo Presidente è Friedrich Merz, che vince un entusiasmante (ma senza storia) confronto interno con i competitor Norbert Röttgen, uomo di punta per i rapporti di politica estera del partito ed Helge Braun, centrista con politiche simili a quelle della Cancelliera Merkel.
Chiusa l’era “Angela”, dopo sedici anni di dominio assoluto e di grande spessore politico e culturale, il popolo tedesco ha premiato alle urne i socialdemocratici di Scholz, che con Verdi e Liberali hanno costituito un nuovo governo che guarda alla sfide del futuro da una prospettiva prettamente socialdemocratica e progressista, mentre la Germania è dilaniata dalla quarta ondata della pandemia e la CDU ha sofferto la passività di Armin Laschet, spesso ritenuto troppo docile ed incapace di raccogliere un’eredità così scottante come quella dell’indimenticata ed indimenticabile Merkel.
Friedrich Merz ha fatto il suo ingresso nella CDU a 17 anni, distinguendosi come uno dei membri più attivi e di prospettiva del settore giovanile del centro democratico-cristiano della Junge Union. Europarlamentare e membro del Bundestag nel 1994, figura di spicco nella commissione finanziaria a Strasburgo e Berlino, aveva lasciato la carriera politica per dedicarsi all’attività finanziaria, salvo poi farvi ritorno nel recente 2018, quando era stato sconfitto nella corsa alla presidenza da Annegret Kramp-Karrenbauer dopo l’annuncio della rinuncia di Angela Merkel ad un ulteriore mandato.
Le politiche di Merz sono ascrivibili ad un liberal-conservatorismo che coniuga alle istanze liberiste del capitalismo e dell’Europa del libero mercato, una necessità di difendere i confini ed i valori cardine di quella stessa società e cultura europea: l’identità, le tradizioni e la famiglia. Merz è stato spesso definito divisivo ed impaziente. Meno diplomatico della Cancelliera Merkel, ma oltremodo più esperto nella sfera finanziaria dei compiti della Banca Centrale Europea, avrebbe voluto la Grecia esclusa dalla moneta unica dopo la crisi del debito che inghiottì l’UE tra il 2008 ed il 2012 (e che oggi continua ad avere ripercussioni).
Dopo anni di tentativi e brame, in un momento complesso per la destra europeista CDU-CSU e con la crescita di Alternativa per la Germania (partito ultraconservatore e nazionalista, spesso contestato per simpatie politiche estreme ed oltremodo controverse) Merz è stato identificato come il candidato migliore per la costruzione di un partito liberal-conservatore di governo che possa rinnovarsi senza snaturarsi e costruire un’opposizione credibile e non appiattita su una coesistenza valoriale (incompatibile) emersa con CDU-SPD al governo in tandem, seppur in una crisi epocale come quella pandemica. Con Merz ,che fu il leader dell’opposizione nel Bundestag durante il primo mandato del cancelliere Gerhard Schröder, la svolta conservatrice della CDU è cominciata.
Merz trionfa con il 62,1% delle preferenze contro il 25,8% di Röttgen ed il 12,1% di Braun. La sensazione tangibile è che il partito voglia costruire un’opposizione concreta e lontana dalle politiche socialiste e progressiste di Scholz, rivendicando la necessità di una Germania solida, tradizionalista, conservatrice ed europeista, quella del padre nobile Adenauer e che fece le fortune di un Paese umiliato al termine della Seconda Guerra Mondiale e divisa da un Muro che ne avrebbe irrimediabilmente condizionato la storia.