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“Racconti di storie irrilevanti” di Matteo Deraco è un’opera intima ed emozionante, in cui si raccontano storie accadute a un personaggio che condivide il nome e il cognome con il suo autore. Ambientata a Roma, questa raccolta di racconti parla al cuore del lettore e lo spinge a riflettere su tematiche molto interessanti: il protagonista, Matteo, narra delle sue avventure sentimentali, dei suoi dubbi sul lavoro che ha scelto, del tempo che passa inesorabile e che lascia tanti non detti e cose non fatte. Matteo ha continuamente paura di rinnegare sé stesso, e lotta per non dover indossare quelle maschere che piacciono tanto agli esseri umani, perché li fa sentire al sicuro anche se il prezzo da pagare è la propria integrità. Con le sue conquiste amorose ha diversi problemi di comunicazione: egli sembra sfuggire da ogni rapporto stabile, non perché è solo alla ricerca di avventure ma perché non trova l’amore per come lui lo concepisce. Molto empatico e sensibile, spesso non viene compreso e accettato – «Ne avevo incontrate di donne, e tutte, alla fine, mi avevano fatto capire che di volta in volta dovevo scegliere se avere il merito, o la colpa, di essere quello che apriva le loro gabbie. Quelle mentali, emotive e soprattutto quelle morali». Incontriamo Matteo mentre sta pescando insieme al suo amico Maurizio, che ha quasi il doppio della sua età: i due trascorrono delle ore magiche, perché si ritagliano un momento di quiete per essere finalmente loro stessi e per condividere quella beatitudine, lontani dalle responsabilità e dai doveri quotidiani. Come afferma Maurizio: «La vita è fatta di attimi, e bisogna essere bravi a fare in modo che questi attimi siano, di volta in volta, la priorità»; purtroppo però Matteo non riesce a mettere in pratica questa verità semplice, eppure complicata da realizzare. Preso dai mille impegni della vita, ha paura di aver sciupato tante occasioni, di aver programmato il futuro mentre si perdeva il presente. A volte sente di non avere più tempo per riuscire a cambiare, a rinnovarsi, e di aver sacrificato troppo di sé – «Mi chiedo che cosa voglio fare da grande. Il punto è che forse la domanda è sbagliata. La domanda corretta piuttosto sarebbe: chi voglio essere da grande?». Tra conquiste e perdite, tra sogni e violente prese di consapevolezza, Matteo percorre il sentiero della vita inciampando e rialzandosi, trovando ogni giorno la forza di lottare per rimanere sé stesso.

Redazione

Lsd sta per Last smart day, ovvero ultimo giorno intelligente, ultima speranza di una fuga da una cultura ormai completamente omologata, massificata, banalizzata. Il riferimento all'acido lisergico del nostro padre spirituale, Albert Hofmann, non è casuale, anzi tutto parte di lì perché LSDmagazine si propone come cura culturale per menti deviate dalla televisione e dalla pubblicità. Nel concreto il quotidiano diretto da Michele Traversa si offre anzitutto come enorme contenitore dell'espressività di chiunque voglia far sentire la propria opinione o menzionare fatti e notizie al di fuori dei canonici mezzi di comunicazione. Lsd pone la sua attenzione su ciò che solletica l'interesse dei suoi scrittori, indipendente dal fatto che quanto scritto sia popolare o meno, perciò riflette un sentire libero e sincero, assolutamente non vincolato e mosso dalla sola curiosità (o passione) dei suoi collaboratori. In conseguenza di ciò, hanno spazio molteplici interviste condotte a personaggi di sicuro spessore ma che non trovano spazio nei salotti televisivi, recensioni di gruppi musicali, dischi e libri non riconosciuti come best sellers, cronache e resoconti di sport minori, fatti ed iniziative locali che solitamente non hanno il risalto che meritano. Ma Lsd è anche fuga dal quotidiano, i vari resoconti dai luoghi più suggestivi del pianeta rendono il nostro magazine punto di riferimento per odeporici lettori.