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Sabato, 11 dicembre, ore 12.00, conferenza stampa all’Hotel Majesty di Bari
BARI – Luciano Romoli, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia, sarà in Puglia il 9 dicembre a Foggia, il 10 a Taranto e l’11 a Bari per incontrare gli iscritti alla comunione massonica. Sabato, 11 dicembre, ore 12.00, preso l’hotel Majesty di Bari terrà un incontro con media regionali per illustrare i valori e le finalità della massoneria universale, individuando le qualità che contraddistinguono i liberi muratori. La tre giorni del SGCGM Luciano Romoli rappresenta, di fatto, per la Puglia un’attestazione di stima per la crescita sia nella visibilità che nella rappresentanza, laboriosamente ottenuta grazie ad un’innovativa comunicazione delle attività della comunione iniziatica. La massoneria si apre al mondo esterno, come già testimoniato con la donazione alla Croce Rossa Italiana in piena pandemia Covid, con il suo portato culturale e spirituale per professare nella vita di tutti i giorni i suoi principi morali ed etici.
Una grande famiglia. “La Massoneria – spiega Luciano Romoli, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia – è una delle più grandi e antiche confraternite che, ad oggi, si connota nella struttura sociale come un’istituzione associativa ove si ritrovano, riuniscono e ricollegano le principali tradizioni esoteriche d’Europa e del Mediterraneo. La Massoneria è nata come associazione esclusivamente maschile, ma la Gran Loggia d’Italia si è sempre distinta per essere un’istituzionale liberale e aperta ad ogni essere umano, senza distinzione di etnia, di sesso e di credo politico o religioso; infatti la nostra comunità è composta dal 70% di uomini e dal 30% di donne”. Identità e fratellanza. “Il pensiero massonico è patrimonio dell’uomo, dell’uomo dei suoi tempi e oggi più di ieri perché le ideologie non esistono più, le religioni fanno fatica a tenere il passo della scienza e della tecnologia, mentre la massoneria è sempre attuale perché pone al centro l’uomo.” Parità di genere. “E’ impossibile pensare che le donne siano escluse. Le donne danno grandi contributi alla ricerca perché consentono a noi uomini la possibilità di vedere dove non arriveremmo. Nella nostra obbedienza abbiamo circa il 30% di sorelle.”