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C’è poco da dire.
La travolgente comicità di Zerocalcare sta tutta nella sua geniale animazione, a tratti irriverente, a tratti riflessiva e commovente.
Così, dopo il flop del live action del 2018 “La Profezia Dell’Armadillo”, Zerocalcare, a lungo profondo critico del capitalismo, sbarca e sbanca per visualizzazioni e lodi sulla piattaforma emblema del capitalismo del piccolo e grande schermo: Netflix. Ossimoro curioso, ma su cui si può passar sopra, considerato lo splendido risultato finale.
Lo fa con 6 episodi di circa 20 minuti in cui racconta della sua vita e della sua crescita agli albori degli anni 2000 quando il mondo sta cambiando, l’Italia viene scossa dalle violenze del G8 di Genova e la Roma mette in bacheca il suo ultimo scudetto.
E con questi eventi che proiettano la società nel nuovo millennio che Zero riflette sulla propria vita e gli eventi che l’hanno segnata.
Dai tempi della scuola il giovane fumettista si accompagna alla vitale aspirante insegnante Sarah ed all’abulico Secco, che trascorre le sue giornate giocando a poker online e chiedendo insistentemente di “andare a magnare il gelato”.
Al terzetto, o meglio a Zero si accompagna dai tempi dell’infanzia un misterioso Armadillo Antropomorfizzato, animato dalla voce di Valerio Mastandrea, che con cinismo e strafottenza tende a sminuire ogni evento o ambizione del suo compagno, circuendolo con ragionamenti di grande acume e sguaiata dirompenza.
Eppure l’Armadillo è per Zero quello che fu il Grillo Parlante per Pinocchio, un animale in natura incline alla passività e spesso sulla difensiva, dietro una solida corazza fisica che condivide con quella invece psicologica dello stesso protagonista.
Un giovane che non riesce a comprendere l’inesorabile ciclicità del tempo, che non trova il proprio posto nel mondo e che vive malamente la vita come se animato da un copione da “strappare lungo i bordi” al fine di ridisegnare e ridimensionare la sagoma della propria essenza ed esistenza.
Tutto cambia quando l’incontro con un’amica di Sarah di nome Alice muta radicalmente il modo di Zero di concepire il presente.
E così tra riflessioni, peripezie e quelle eterne storie di cotte ed infatuazioni giovanili, delle epopee in cui sguardi, tatti e pensieri si incrociano solo nelle menti senza mai potersi concretizzare in maniera romanzesca, Zero ripercorre con il suo immancabile accento romanesco alcuni tra gli eventi che lo hanno reso il celebre fumettista così amato e stimato dal suo pubblico.
La serie pullula di riferimenti al passato ed al presente, di natura storica, culturale e sociale. Da Mao in apertura fino all’Imperatore Hirohito, che si legano a doppio filo con una narrazione di un presente ordinario e comune a molti degli spettatori che potranno godere della nuova perla di animazione di Zerocalcare.
Una serie, “Strappare lungo i bordi” che ha il pregio di far sorridere ma anche riflettere e persino commuovere, con un esito inatteso e profondamente drammatico sul finale. Una chiave di volta nella narrazione di tematiche di grande spessore tra cui le amicizie, l’amore e quella solitudine che spesso non puoi estinguere semplicemente guardando al di fuori di te stesso.
Zerocalcare ha il pregio di scrivere, disegnare e raccontare temi spesso divenuti tabù con un connubio vincente di ilarità e consapevole cinismo, lasciandosi andare a monologhi ed osservazioni capaci di carpire l’attenzione dello spettatore lasciato spesso con spunti di riflessione inestimabili quanto spesso “ordinari”.
È una riflessione sul tempo, sulla giovinezza e sulle ambizioni. Una riflessione a 360 gradi che riguarda le sfumature più profonde del senso della vita.
“E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo” (Zerocalcare)
a cura di Alarico Lazzaro