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«L’intento di questo libro è quello di farti conoscere diversi aspetti e di spronarti ad avere una tua idea personale. E speriamo che sia diversa dalla nostra perché la diversità è bellissima, la libertà di pensiero e di espressione sono valori che rimangono e rimarranno per sempre»: sono le dichiarazioni di Federico Galantini e Nikolai Tisci, autori del saggio “Vivi davvero?”. In realtà è Galantini il vero Scrittore dell’opera (così si definisce nel testo) mentre Tisci è il Saggio, colui che risponde alle sue domande offrendo il proprio punto di vista – maturato in anni di esperienze e studi – sulla società moderna, con i suoi lati positivi e negativi. Gli autori invitano il lettore ad aprirsi al dialogo e al mondo, ad esercitare il suo pensiero critico e a riprendersi la propria libertà, come viene affermato nella dedica all’opera: «A te, che vivi in questo mondo ma a volte ti senti estraneo. A te, che nonostante la confusione attorno quella maggiore è dentro la tua mente. A te, che ti poni molte domande. Perché domandarsi rende liberi. Liberi di pensare. E infine a te, che vivi nella fretta, nell’ansia e dentro la tecnologia». Il primo argomento su cui discutono è la famiglia: il Saggio parla del fatto che quando si vive in famiglia si è molto condizionati dal pensiero del proprio genitore; per lui invece bisogna sviluppare la capacità di ascoltare tutti, di dare a tutti la possibilità di parlare ed esprimersi ma di mantenere il proprio punto di vista, di fare tesoro dei consigli ma valutandoli in autonomia. E la libertà è proprio uno dei punti cardine dei loro ragionamenti, la quale non significa non preoccuparsi degli altri, anzi, perché vuol dire capire che ogni pensiero e ogni azione è importante e va rispettata; il problema è quando ci viene imposta una sorta di libertà dall’esterno, che è tutto fuorché indipendenza, perché si viene uniformati a un modo di pensare asettico e, soprattutto, troppo generico per tener conto delle particolarità di ogni essere umano. È ciò che succede, ad esempio, nei social network, in merito ai quali gli autori offrono un’attenta disamina – «Viviamo in una società consumistica e fatta d’apparenza, nella quale l’opinione di una persona aumenta di credibilità di pari passo con l’aumento dei suoi follower sui social network. Non importa chi è o che cosa fa, ma importa il numero delle persone iscritte al suo canale e i like che riceve».