Tempo di lettura: 10 minuti
Antipasto delle politiche del 2023, misura dei reali (o forse no) rapporti di forza tra avversari e competitor.
Le elezioni amministrative del 3/4 ottobre hanno visto una vittoria netta del centro-sinistra nelle grandi metropoli (ad esclusione di Trieste, della regione Calabria in cui si andava al voto per la prematura scomparsa di Jole Santelli e dei due ballottaggi a Roma e Torino) ed hanno confermato l’ascesa di Fratelli D’Italia nel teso derby con la Lega all’interno della coalizione di un centrodestra che si ritrova necessariamente a riconsiderare i numeri e l’importanza di Forza Italia come polo moderato per cementare consensi e raggiungere una maggioranza relativa rispetto agli avversari.
All’indomani di un voto fortemente indicativo e deludente per affluenza (primo partito l’astensionismo e nelle grandi città affluenza sotto il 50%) proviamo a dare delle valutazioni ai singoli candidati sulla base del percorso, dei programmi e della performance elettorale in base a sondaggi precedenti ed aspettative (le cifre delle percentuali sono aggiornate alla mattina del 5 ottobre).
ROMA
Impossibile non iniziare dalla Capitale, la città Eterna e il fulcro politico e culturale della penisola. L’Urbe volta pagina dopo 5 anni della giunta Raggi, tribolanti, carichi di difficoltà e non senza polemiche e controversie.
Per un sondaggio del quotidiano “Il Messaggero” la sindaca uscente raggiunge la percentuale record di disapprovazione secondo il 72% degli intervistati.
Al ballottaggio sarà sfida tra Michetti e Gualtieri, che riportano la contesa sui binari del bipolarismo politico tra destra e sinistra.
Terzo, per pochi decimi sulla Raggi, Calenda, che ha dato vita ad una campagna elettorale intensa e di poco meno di un anno.
Le pagelle:
Enrico Michetti (30.15%) VOTO: 7
Docente esterno universitario, speaker e tribuno radiofonico, assistente e chiave di volta nel percorso amministrativo di numerosi sindaci (di qualsiasi estrazione politica) del Lazio e di tutta Italia negli ultimi anni.
Definito da molti “l’oggetto misterioso” della contesa, ha spesso disertato incontri e confronti pubblici con gli avversari, preferendo una campagna elettorale in cui farsi conoscere e riconoscere intimamente dagli elettori naturali di centrodestra. Nelle ultime settimane ha intensificato incontri e comizi nelle periferie accompagnato dal suo principale sponsor Giorgia Meloni.
Enrico Michetti non ha mai reagito alle provocazioni degli avversari, dimostrando signorilità politica senza mai lasciarsi irretire da violenti affronti ed attacchi personali (su tutti, quelli riguardo il programma elettorale e le sequenze riportate da altri candidati del centro-destra e da quello di Alemanno).
Il 30% è un dato nella media (se non poco più basso) di quello che i sondaggi avevano preannunciato, ed il +3% su Gualtieri (considerato che l’elettorato di Raggi e Calenda potrebbero virare sull’ex ministro) non lascia dormire sogni tranquilli.
A Michetti il compito di convincere gli elettori liberali e moderati oltre che gli astensionisti per conquistare il Campidoglio.
Intriga molto l’idea finale del tridente con Simonetta Matone e la punta di diamante Vittorio Sgarbi assessore alla cultura.
Gualtieri (27,03%) VOTO 6.5
Campagna elettorale senza infamia e senza lode. Dopo le primarie del centro-sinistra e l’affermazione su Caudo, l’ex ministro è abile nel coinvolgere nelle proprie liste civiche membri della società civile, di associazioni ben radicate sul territorio e gli ultimi esponenti del progetto “La Giovane Roma”.
Con un programma simile a quello di Carlo Calenda (che lo ha privato del primo posto condividendone un’ampia fetta del bacino elettorale) ci si poteva appettare un guizzo in più ed un maggiore dinamismo nell’approccio alla sfida.
La sensazione che Gualtieri fosse subalterno rispetto alla prima scelta di Zingaretti è netta e concreta, ed il Partito Democratico sembra non rimpiangerlo perché sicuro di una vittoria al ballottaggio…ma attenzione alle sorprese.
Calenda (19.82%) VOTO 7.5
Il voto più alto del pagellone di Roma premia impegno, costanza, determinazione e perché no anche illusione.
La lista civica di Calenda raggiungere il 20% (essendo l’unica correlata al candidato) dopo un anno di intenso lavoro e mobilitazione quartiere per quartiere e porta a porta. Un anno di lavoro in cui sembra tuttavia aver dimenticato il suo partito, Azione.
Dalla sua creazione sono trascorsi quasi 3 anni, ma di un Congresso neanche l’ombra ed alle amministrative il simbolo compare sporadicamente (e non a Roma, dove sarebbe potuto essere un banco di prova importante).
La sconfitta, con una percentuale di poco superiore all’eterna rivale Raggi (superata solo nella notte) non può essere considerata positiva.
Con oltre 1000 pagine di programmi e quasi 350 giorni di lavoro, una mancata elezione può essere considerata un fallimento personale condiviso con un elettorato passivo ed incapace di comprendere una possibilità di cambiamento.
La sensazione è che bisognerebbe guardare alla creazione di polo liberale di cdx moderato piuttosto che continuare ad inseguire una sinistra così.
Raggi (19.08%) VOTO 6
La sufficienza arriva sulla base di un clamoroso sondaggio Swg , che spiazza gli spettatori ed appassionati nel primo pomeriggio, e che vedrebbe la sindaca uscente (data per spacciata) contendersi addirittura il ballottaggio con Gualtieri. Le proiezioni successive smentiscono quello che sarebbe stato un clamoroso colpo di scena e la Raggi conclude ultima (superata da Calenda nella notte). Dopo 5 anni in cui Roma è stata considerata la città europea che cresce perfino meno del Paese di cui è capitale, nell’Urbe è tempo di cambiare, ma lo stoicismo dei fedelissimi ha tenuto la sindaca in corsa in una tornata elettorale che la vedeva ultima e senza alcuna possibilità di emergere.
MILANO
Nel capoluogo Lombardo, proprio quello dell’ascesa di Salvini e del primo Berlusconi nel 1994, la vittoria di Sala è netta e convincente.
Una vittoria storica e prima affermazione di un sindaco dell’area di centro-sinistra al primo turno.
Le pagelle:
Sala (57.7%) VOTO 7.5
Al sindaco Sala è bastato essere se stesso e continuare a proporre un modello di città sostenibile, green, inclusiva e progressista. La scelta dell’avversario lo ha favorito enormemente, facendo dimenticare agli elettori le polemiche degli scorsi anni riguardo la sanità Milanese, gli slogan “Milano non si ferma” alle prime avvisaglie pandemiche (costate care a Zingaretti), gli assembramenti annunciati e fuori controllo in Piazza Duomo dei tifosi interisti nel maggio 2021. Sala non ha risposto alle provocazioni di Salvini, proponendo un programma elettorale di netta continuità con passato e presente.
Negli anni a venire Milano si appresta ad ospitare eventi internazionali di grande spessore e Sala ribadisce che la “città della madonnina” sarà pronta.
Bernardo (31.97%) VOTO 4.5
Candidato debole, scelto da Salvini in antitesi al favorito della Meloni a Roma. Luca Bernardo è un profilo di alto livello nel mondo della medicina e pediatria milanese ma non è stato abbastanza per diventare sindaco. La sconfitta è impietosa e perfino i sondaggi davano al candidato del centrodestra chance di portare la contesa al ballottaggio. Tra polemiche e fondi risparmiati per la campagna milanese, la sconfitta della destra nel capoluogo lombardo è devastante.
Milano non è mai stata una città tradizionalmente rossa, ma a quanto pare i numeri di ieri faranno seguire ampie riflessioni riguardo un ex storico feudo berlusconiano e leghista passato alle preferenze del Partito Democratico.
NAPOLI
Valanga del centro-sinistra anche a Napoli, unico comune in cui trionfa un candidato di Giuseppe Conte e del nuovo corso del Movimento 5 Stelle. Maresca triplicato da Manfredi, con l’ex primo cittadino Bassolino che si ferma a poco più dell’8%.
Pagelle:
Manfredi (62,90%) VOTO 7
L’ex ministro dell’Universitá e della ricerca stravince il confronto con Catello Maresca ed ipoteca il trionfo al primo turno, forte dell’appoggio (a differenza della Raggi) del Partito Democratico e dei big grillini Conte e Di Maio. La Campania e la città di Napoli hanno sempre visto nel Movimento 5Stelle il principale riferimento politico (ed i dati riguardo chi usufruisce del reddito di cittadinanza lo confermano).
Vittoria che non sorprende.
Maresca (21.87%) VOTO 6
Candidato civico e di grande spessore. Maresca ha dedicato la vita alla lotta alla criminalità organizzata ma la sua popolarità non è bastata. La sua è stata una campagna elettorale dignitosa ma pervasa da difficoltà ed errori.
Su tutti i ritardi nella consegna delle firme per due liste tra cui quella leghista a Napoli. L’appoggio di Salvini non è mancato, non trovare riferimenti sulla scheda potrebbe aver disperso qualche voto, ma non sarebbe cambiato molto.
TORINO
La città della Mole si prepara al voto salutando i 5 anni di Chiara Appendino.
Come a Roma i 5S ottengono un risultato marginale e la sfida si deciderà al ballottaggio tra i due poli tradizionali di centrosinistra e centrodestra.
Prevale, nel primo turno, Stefano Lo Russo che spera di superare con un margine maggiore l’imprenditore Paolo Damilano anche al ballottaggio.
Pagelle:
Lo Russo (43.5%) VOTO 7
Non era una sfida semplice, lo dicevano i sondaggi e lo suggerivano i partiti (molti, tra cui Azione ed Italia Viva, si sono scissi per appoggiare Damilano con una lista civica). Lo Russo esce rafforzato dal primo turno e potrà contare probabilmente sull’appoggio del Movimento 5Stelle per il ballottaggio decisivo. La vittoria sembra probabile, ma la corsa non sembra finita.
Damilano (38,9%) VOTO 6.5
Avrebbe raggiunto il 7 senza un margine così netto di differenza dall’avversario già al primo turno, ma la sfida non è finita essendo l’imprenditore civico un candidato trasversale e di alto profilo.
A Torino molti sondaggi lo hanno dato in testa per diverse settimane, molti moderati e liberali (spesso in antitesi a populisti e sovranisti) si sono uniti in liste civiche (Progresso Torino) per supportarlo.
La strada per la vittoria è in salita, ma la contesa è aperta. Damilano ha due settimane per convincere gli scettici ed accendere gli animi dell’elettorato torinese.
BOLOGNA
Partita senza storia, inutile fare previsioni, congetture. Bologna è, e sarà sempre una città ultra-progressista. A mettere d’accordo l’intera coalizione di centro-sinistra ci ha pensato Matteo Lepore contro il competitor Fabio Battistini.
Pagelle:
Lepore (61,9%) VOTO 7
Ha costruito attorno al suo nome ed a quello delle sue liste un entusiasmo straordinario. Anche Isabella Conti, sconfitta alle primarie, ha scelto convintamente di sostenerlo.
Partita già vinta, chiunque si fosse candidato.
Battistini (29.6%) VOTO 6
Sufficienza per il coraggio, l’impegno e la passione. La sensazione che emerge è che lo stesso Battistini fosse certo della sua sconfitta. L’obiettivo era limitare i danni e portare la contesa al ballottaggio, ma Bologna certifica la sua devozione politica e sociale alla sinistra. Lo stesso Battistini, nonostante i comizi con Giorgia Meloni in chiusura di campagna, si è sempre definito un “indipendente che ama la sua città”, come a voler sancire una demarcazione da due leader ed una coalizione che a Bologna è fortemente malvista.
Sarà interessante analizzare il suo operato a capo dell’opposizione.
ELEZIONI REGIONALI IN CALABRIA
Dopo la tragica scomparsa di Joe Santelli, la Calabria conferma il centrodestra alla guida della regione. Risultato eccezionale di Occhiuto che annichilisce la rivale Amalia Bruni (che paga la presenza ingombrante delle liste di De Magistris).
Pagelle:
Roberto Occhiuto (54.46%) VOTO 7.5
Plebiscito politico che riporta in auge Forza Italia. La Calabria rimane un feudo di centro-destra e spinge Salvini e Meloni a riflettere sulle prospettive future della coalizione. Una parte moderata, europeista e popolare sembra essere decisiva in prospettiva delle politiche del 2023.
Amalia Bruni (27.68%) VOTO 6
Sfida ambiziosa quella raccolta dalla Bruni con Pd, Movimento 5S e fronte progressista. Paga la presenza ingombrante di De Magistris e della sua coalizione. Non sarebbe bastato comunque, ma la sinistra dimostra di essersi frammentata troppo spesso per poter essere competitiva in una terra ancora oggi a trazione berlusconiana.
A Trieste sarà ballottaggio dopo il risultato del primo turno.
Dipiazza 46.9%
Russo 31.65%
A Siena Letta ottiene il suo seggio alla Camera
I sondaggi a cui si fa riferimento nell’articolo sono consultabili sui siti YouTrend, Bidimedia oltre che sui principali siti web delle testate giornalistiche menzionate.
A cura di Alarico Lazzaro