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Si conclude nella maestosa cornice del Teatro Petruzzelli il Bifest del 2021. Alla presenza dei protagonisti Miriam Leone e Stefano Accorsi, del regista Simone Godano, del produttore Matteo Rovere per Groenlandia e del distributore Luigi Lonigro per 01 Distribution, gli spettatori della serata conclusiva si immergono nel bizzarro mondo di Clara e Diego, protagonisti dell’anteprima mondiale di “MariIyn ha gli occhi neri”.
I due sono uno l’immagine speculare dell’altro.
Clara è un dinamico vulcano di idee, una donna con diversi problemi con la legge e brava a mentire quanto ad autoconvincersi che la realtà che la circonda possa essere distorta.
Diego è un uomo sensibile quanto disturbato. Timido, impacciato, prostrato da tic nervosi permanenti, scatti d’ira e balbuzie, alle prese con un matrimonio fallito e con una bambina a cui non sembra in grado di badare.
Nel cerchio concentrico di una sessione di confronto in un Centro Diurno di recupero, la regia di Godano ci trasporta in un mondo grigio, fatto da bizzarrie e difficoltà.
Un mondo opprimente e dimenticato in cui come affermato nel film “la sofferenza altrui fa paura”.
È in questo contesto alienato e disturbato che lo spettatore fa la conoscenza degli altri “pazienti” del centro empatizzando con le rispettive e difformi personalità ed i relativi dissidi interiori.
“Sosia”, un uomo paffuto e tormentato da teorie complottiste che assimilerebbero gli esseri umani a dei gusci vuoti in attesa di essere liberati per ricongiungersi con le proprie anime nella remota Papua Nuova Guinea, Susanna e la sua sindrome di Tourette, la taciturna Gina ed il tormentato Chip.
Riscoprendo una passione comune e seguendo un’intuizione di Clara, il gruppo saprà riscoprire la forza dell’unità, reinventandosi ed evolvendosi in un luogo cupo quanto inadatto a poter porre basi per offrire una seconda possibilità a chi fallisce, chi erra o semplicemente chi nasce apparentemente diverso.
È da questa alchimia che nasce il “Monroe”, un vero e proprio ristorante del Centro Diurno (e le peripezie che ne deriveranno sapranno tenere alta l’attenzione dello spettatore fin dal principio).
Il significato più intimo di una commedia che mette in mostra con ottimi risultati le sue sfumature drammatiche (un plauso per la recitazione e l’eccellente chimica ed affiatamento del duo Leone-Accorsi) sta proprio nella diretta citazione al colore degli occhi di Marilyn Monroe, madrina di quello che, per i personaggi del film, è sinonimo di rinascita.
Chiari o scuri? Un’icona può essere osservata da diverse prospettive ma i primi sguardi possono ingannare o confondere. È la profondità dell’anima umana a dover essere osservata con attenzione.
“La sofferenza altrui fa paura, allontanandola pare non ci riguardi”- afferma Clara in una delle più intense sequenze narrative del film. Un racconto che si propone di analizzare il riscatto sociale di un gruppo di personaggi a cui probabilmente nessuno avrebbe potuto (o voluto) dare una seconda chance, dalla società fino ai vertici del centro di riabilitazione che si ritrovano catapultati in una realtà in cui metaforicamente e cinematograficamente parlando “i Freaks prendono il controllo del circo”.
I due protagonisti sono l’epicentro di una forma di follia diversa, analizzata con cura nelle relative eterogenee ramificazioni, ma capace di trasformarsi ed evolversi in sregolatezza e genialità nello stesso momento, quello del bisogno.
Una commedia drammatica, umana, capace di far riflettere gli spettatori riguardo i problemi sociali del presente.
“Marilyn ha gli occhi neri” è una perla della cinematografia italiana, capace di trattare in maniera concreta tematiche profondamente drammatiche. Nelle sale farà il suo ingresso il 14 ottobre 2021.
Attraverso le parole, gli sguardi e le azioni di Clara e Diego ci si trova catapultati in una labirintica e bizzarra narrazione, specchio di una realtà a lungo dimenticata quanto volutamente ignorata.
Alarico Lazzaro